Alleanza fragile e correzioni tattiche

Dalla Rassegna stampa

Appena battezzata, l’alleanza di centrosinistra Pd-Sel aperta all’Udc già vacilla. Sommerso da un’ondata di dimensioni impreviste di attacchi su Internet, Vendola frena, definisce i centristi avversari, ed anche se è evidente che si tratta solo di un aggiustamento tattico, l’accelerata che aveva portato il leader della sinistra radicale ad aprire a Bersani e, quasi negli stessi termini, a Casini, s’è fermata di colpo.

In realtà non è solo la pressione della base a spingere Vendola a una correzione. La sola ipotesi di un’alleanza Pd-Sel definitivamente chiusa all’Idv ha infatti scatenato Di Pietro. Dopo la serie di attacchi a Bersani che gli aveva sollevato contro parecchie critiche interne nel suo partito, l’ex-pm di Mani Pulite sembra aver messo ormai in conto l’impossibilità di recuperare l’alleanza con il Pd e si prepara a una campagna durissima, nella convinzione che, anche senza accordi con Grillo, il centrosinistra di governo allargato all’Udc possa liberare spazio nell’area del voto di protesta, com’è già accaduto nelle ultime due tornate amministrative del 2011 e di quest’anno.

Anche di qui nasce la frenata di Vendola di ieri. La sensazione non è però quella di una rottura annunciata, piuttosto di un negoziato con Bersani destinato necessariamente ad allungarsi e a sfociare nelle primarie di coalizione, per consentire a Sel di far sentire la propria voce, e a Bersani - che ieri si è limitato a confermare la rottura con Di Pietro - di fare il pieno dei consensi del Pd a discapito di Renzi.

Ma una corsa con così tante tappe e con numerose occasioni di divisioni lungo il percorso, come s’è visto subito dopo gli annunci di due giorni fa, rischia di danneggiare l’immagine di coesione dell’alleanza su cui Bersani aveva tanto insistito: un centrosinistra che doveva far tesoro degli errori del passato, darsi anche una regola di maggioranza da far valere nei gruppi parlamentari, per evitare le sorprese che nelle precedenti esperienze avevano messo a terra i governi dell’Ulivo e dell’Unione. Aspirazioni legittime e giuste intenzioni che purtroppo, alla prima prova dei fatti, hanno già mostrato la corda.

Dallo stop and go di Bersani e Vendola si ricava inoltre che i leader dei partiti ragionano quasi esclusivamente in termini elettorali: affrettandosi quando sembra avvicinarsi il voto anticipato, e prendendo tempo quando invece sembra prevalere la scadenza naturale del 2013.

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