Alla voglia d’impresa serve il business plan

I giovani non sono tutti bamboccioni. Per scelta o per necessità, con la disoccupazione che veleggia al 30%, la categoria degli under 30 è l’unica a rimpolpare la schiera delle imprese individuali. Sulle oltre 200mila ditte aperte nel 2010 una su quattro vede al timone un titolare giovane. L’età media si abbassa, forse per la maggiore consapevolezza che per fare l’imprenditore non sempre serve la laurea o addirittura un master. E un misto di convinzione, coraggio, incoscienza spinge sempre più giovani a mettersi in proprio. Uno scatto di intraprendenza, che risveglia l’orgoglio e li porta a scartare la strada più facile: meglio agire che restare a casa, coccolati da mamma e papà ad aspettare un posto fisso che non arriverà mai. Un segnale che va colto con ottimismo, anche se non basta aprire un’azienda per dimostrare maturità. Imprenditori non ci si improvvisa, come ben rappresentano le statistiche di lungo periodo: le imprese giovani sono le più dinamiche, ma anche quelle a maggior rischio di fallimento. Nel giro di cinque anni sono sparite 50mila aziende fondate da under 30. Ben venga dunque la vitalità, la voglia di fare impresa, ma - visti i tempi difficili e gli ostacoli cui si va incontro - prima di partire è d’obbligo studiare con attenzione il business plan.
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