Alla fine vince anche la Chiesa. I governatori ringraziano i vescovi

Dalla Rassegna stampa

Alla fine hanno vinto anche loro, il presidente della Cei Angelo Bagnasco e il suo predecessore Camillo Ruini. Il primo aveva chiesto un voto contro l’aborto, e le sue indicazioni erano state interpretate come un no a Bonino e Bresso. Il secondo si è molto speso in una campagna elettorale "sotterranea" a favore della candidata del Pdl nel Lazio. Bonino e Bresso hanno perso. Tra gli elementi in ballo in questa tornata elettorale c’era anche il ruolo giocato dalla Chiesa, anche a pochi giorni dall’apertura delle urne.
Le affermazioni di Bagnasco avevano suscitato un dibattito acceso nell’opinione pubblica e anche all’interno dello stesso episcopato italiano. I vertici della Chiesa italiana infatti, fino a pochi giorni prima, avevano tenuto una linea di equidistanza fra i due schieramenti. Così i risultati della consultazione sono oggi valutati con un occhio particolare anche Oltretevere dove l’uscita del presidente della Cei è sembrato un passo fin troppo azzardato. Eppure le parole di Bagnasco, per quanto rischiose, fanno sapere alla Cei, avevano un significato preciso: la questione sanitaria è infatti il principale tema d’intervento delle amministrazioni regionali, da qui due aspetti che non potevano essere lasciati da parte: quello finanziario legato alla sussistenza delle strutture sanitarie cattoliche, e poi, naturalmente, tutto il capitolo legato a temi come l’interruzione di gravidanza, l’applicazione della 194, le modalità di diffusione della Ru486, le questioni legate alla fine della vita.
Così dopo il pronunciamento dell’arcivescovo di Genova, immediatamente l’attenzione degli osservatori è andata su due regioni in particolare: il Lazio e il Piemonte dove candidate del centrosinistra erano due esponenti - Emma Bonino e Mercedes Bresso - il cui non allineamento con la dottrina della Chiesa su molte di queste tematiche è noto.
A partire da questo scenario Bagnasco ha giocato le sue carte smentendo di fatto quella che era stata la linea ufficiale della Chiesa fino a quel momento, con la speranza che, Roberto Cota da una parte e Renata Polverini dall’altra, avessero la meglio. E in effetti in Piemonte le gerarchie ecclesiastiche avevano contestato all’Udc l’appoggio dato alla Bresso proprio per la sua dissonanza rispetto alle posizioni della Chiesa in campo bioetico. E tuttavia su un piano più generale, il trionfo leghista nel nord Italia non è una buona notizia per la Chiesa: su questioni come immigrazione, integrazione europea, solidarietà, unità nazionale, l’episcopato esprime un pensiero radicalmente diverso. Eppure esiste un cattolicesimo leghista, a livello di base, del quale l’episcopato non può non tenere conto.
Nel Lazio il problema Bonino ha connotati diversi. Qui, non c’era infatti in campo una forza temibile come la Lega nord, mentre la storia personale della Bonino sembrava in rotta di collisione anche con quel progetto del Pd di portare a sintesi il cattolicesimo di sinistra e la tradizione del socialismo riformista.
D’altro canto la governatrice del Lazio sarà quella che avrà in alcune occasioni rapporti diretti con il Papa: feste religiose come l’Immacolata, incontri in Vaticano faccia a faccia con il Pontefice con tanto di discorsi pubblici. E certo l’idea che addirittura una radicale potesse andare a parlare di fronte al Papa in veste ufficiale, ha fatto correre i brividi lungo la schiena a più di un porporato.

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