Alla fine è Polverini "Emma polverizzata"

E’ stata la campagna elettorale più difficile della mia vita», dice Claudio Velardi mentre piega mille volte
un foglietto destinato a diventare origami («ho insegnato io a D’Alema come si fanno»). Il sorriso è un
addio alla tensione: è tarda sera quando i dati finalmente sciolgono i nervi. «Una campagna elettorale è come un concerto, se ti strappano una pagina dello spartito il concerto va a farsi benedire», dice Velardi adesso che il concerto è riuscito lo stesso. Ora ì calcoli complicatissimi sono giunti a soluzione: il senatore Andrea Augello (nello staff lo canzonano: Wolf, quello che risolve i problemi, come in Pulp Fiction) esce dalle sue stanze col foglietto in mano.
Ha misurato quanto Renata Polverini perde in città e quanto guadagna nelle province: «La differenza è a vantaggio nostro», dice sorridendo. Presto, qui nel quartier generale romano del centrodestra, arriverà la Polverini: «Ha vinto. E’ il momento che venga».
Ora è notte è c’è entusiasmo. La stanchezza è ostentata nelle cravatte allentate e in qualche scientifica spettinatura. Si brinda con quel che resta ma all’alba del pomeriggio c’erano tensione e pessimismo. «I
sondaggi ci davano sotto di un punto e mezzo, fino all’ultimo», dice Beatrice Lorenzin, deputato del Pdl e signora delle periferie. Tanto è vero che quando intorno alle 16.30 è uscita la prima proiezione, e dava la perfetta parità, qui c’è stato il boato e poi l’applauso: come minimo si stava dando un senso alla giornata. Perché fin li la musica era tutt’altra. L’impegno massimo era trovare qualcosa da dire, dopo la sconfitta, che non suonasse imbecille. Qualcosa più che altro di minatorio verso Emma Bonino, che si portava a casa là Regione con la frode. Vincenzo Piso, coordinatore regionale del Pdl, stabiliva la tattica, ma poi i numeri hanno rigirato la frittata. «Noi, qui, oggi e in queste lunghe settimane, abbiamo fatto qualche cosa che in politologia non è previsto, perché la politologia prevede che si vince se si hanno un leader e un simbolo. Se viene a mancare il leader o se viene a mancare il simbolo, tutto crolla. A noi è venuto a mancare il simbolo ma abbiamo vinto lo stesso. Un capolavoro», dice ancora Augello.
Adesso il miracolo - come lo chiamano qui - ha riunito la squadretta. Mezzi abbracci, strette mano e sorrisi. Ma non è sempre filato tutto liscio. Velardi non lo ammetterà mai, ma il suo arrivo non fu un’epifania. Lo guardavano storto. C’era la questione del simbolo rosso, con Silvio Berlusconi che non ci poteva credere: «Rosso? Ma è roba di comunisti». E poi c’erano gli ex di Forza Italia che guardavano storto gli ex di An, ed erano ben ricambiati. E c’era la povera Polverini, pretesa da Gianfranco Fini e da Gianfranco Fini mollata dopo il tempo di un caffè. «Dobbiamo dire grazie anche a Berlusconi che ci ha messo la faccia», dice Augello, e lo dicono tutti, lo dice la Lorenzin, lo dice il deputato Melania Razzoli. Sembra un sfogo dopo tante ore di ansia. La stessa Rizzoli le aveva trascorse telefonando spesso alla Polverini. Lei, la candidata, camminava per Roma. «Sono ore che cammina», dice la Lorenzin. «Le ho detto che le leggevo in diretta la seconda proiezione, ma lei m’ha risposto: "nun la voglio sape’...», dice la Rizzoli.
E siccome si faceva tardi, e le proiezioni non si schiodavano dalla perfetta parità, qui si sono applicati al conteggio personalissimo, e saltava fuori che la Polverini avrebbe vinto, se avesse vinto, di circa ventimila voti. Ma non è che nella sede della Borino se ne stessero con le calcolatrici in tasca: là dicevano che la Bonino avrebbe vinto, se avesse vinto, di circa diecimila voti. «Ah, se non avessero cancellato la lista del Pdl sarebbe già finito tutto, e alla grande», dicevano tirati i portavoce, i funzionari, gli addetti. Ci si sfogava sul buffet - ricco, accidenti - per nervosismo o cupidigia. Finché non si è esultato sottovoce, in attesa dell’ufficializzazione, davanti ai numeri di Augello. La sede ormai scoppiava di gente. Dopo le 23 ci si è trasferiti in piazza del Popolo, fra cori da stadio, dove un palchetto era stato montato in fretta e furia a beneficio della Polverini, perché infine arrivasse con l’annuncio: «Si, li abbiamo polverizzati».
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