Alfano ci riprova, la Lega gli dice no

Dalla Rassegna stampa

In attesa che le previsioni vengano smentite, e che l’Italia sopravviva allo spread, i partiti si regolano «come se» la prossima campagna elettorale non fosse diversa da quelle passate. Per cui si impegnano a delimitare aree, a marcare territori, a gettare le fondamenta di edifici politici vecchi e nuovi. Alfano, per esempio, rimane convinto che sia possibile rimettere in piedi una casa comune con la Lega, nonostante tutto quello è successo dalla caduta di Berlusconi in poi, oltre a quanto potrà accadere in autunno. «Crediamo», scommette il segretario Pdl, «che ci siano le condizioni per un’alleanza» nel 2013. Il Carroccio non la pensa esattamente allo stesso modo; o perlomeno, la sua base non sembra particolarmente entusiasta (se si dà retta al segretario della Lega lombarda Salvini), di ritrovarsi per l’ennesima volta sotto l’egida di Berlusconi candidato. «Abbiamo già dato», è la risposta gelida che si riceve a ogni livello, dal più basso al più elevato. Difficile che se ne faccia qualcosa, «nove su dieci andremo per conto nostro», scuote la testa Salvini. Tra l’altro la legge elettorale in gestazione non sembra favorire la riconciliazione tra i vecchi soci politici. Per cui Alfano già lascia intravedere quale sarebbe il pungiglione polemico con cui punire la Lega, casomai rifiutasse di stare al gioco: «Guai se una divisione tra noi avesse l’effetto di consegnare il Nord alla sinistra», Maroni se ne assumerebbe intera la responsabilità.

Sul fronte centrista, invece, Alfano non ci prova nemmeno. Dà Casini ormai per perso alla causa Pdl e, pure in questo caso, offre un assaggio di quello che potrà essere il tono della campagna elettorale: «Avremmo voluto organizzare un’area moderata, ma Casini ha scelto di allearsi con Bersani e si fa dettare la linea dalla Cgil...». Piccata la risposta del leader Udc su Facebook: «Nell’area moderata io c’ero prima di Alfano e ci rimarrò dopo. Mi dispiace piuttosto», annota Pier con qualche perfidia, «che dopo tanti buoni propositi loro abbiano deciso di tornare a Berlusconi», ne sa personalmente qualcosa Angelino. Il quale in verità nutre dei dubbi sulle reali intenzioni del Capo, Silvio «non ha ancora sciolto la riserva». Né pare che Berlusconi sia stato più chiaro, circa le proprie mosse future, nella lunga intervista che dovrebbe uscire domani sul quotidiano della «gauche» francese, «Libération».

Che davvero i centristi scivolino a sinistra, anche questo è tutto in divenire. Per il momento c’è grande animazione intorno alla «Cosa Bianca», cioè al progetto salito in auge dopo un colloquio giorni fa tra Casini, Fini e l’ex ministro Pisanu. Non è la fotocopia del Terzo Polo recentemente abortito, ma di qualcosa che comunque un po’ gli somiglia, se non altro perché i promotori alla fine sono sempre gli stessi: Udc, Fli, eventuali transfughi dal Pdl. La differenza sta nel fatto che, stavolta, si tenderebbe ad allargare e di molto il «parterre», a coinvolgere di più la cosiddetta società civile, a trascinare dentro con maggiore convinzione personaggi di statura tale da rendere credibile il progetto: dalla Marcegaglia, già presidente di Confindustria, a Bonanni, attuale segretario generale Cisl, dal ministro Passera ai suoi colleghi di governo Severino, Riccardi, Ornaghi... Nomi in parte già contattati, alcuni destinati a sfilarsi, altri a garantire un sostegno morale ma nulla più, e comunque più avanti perché adesso si va sotto l’ombrellone. Il finiano Della Vedova considera «la rotta ormai tracciata» e immagina una «NewCo», una ditta nuova di zecca con Casini nel ruolo di federatore (ma Pier di sciogliere l’Udc non ci pensa nemmeno lontanamente). Profumo di nuovo ma anche di antico, se un cossighiano come Naccarato scorge in questo fermento un progetto di cui il vecchio Presidente sarebbe stato fiero.

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