Alfano al Pdl: garantisti su Papa

Dalla Rassegna stampa

Prendere tempo. È la parola d'ordine del Pdl in vista del voto - prima in giunta e poi in aula sulla richiesta di arresto di Alfonso Papa, l'ex magistrato, ex capo di gabinetto del ministero della Giustizia e ora deputato pidiellino, accusato dalla Procura di Napoli di favoreggiamento, concussione e rivelazione del segreto d'ufficio. Prendere tempo per allontanare la conta in un, partito diviso tra chi è favorevole al carcere ma teme «si crei un precedente» e chi è contrario «purché Papa si dimetta da parlamentare» o, almeno, «dal gruppo».

Prendere tempo per dare a Umberto Bossi la possibilità di rimangiarsi la minaccia di «scaricare» Papa e di «salvarlo» dopo averne ascoltato l'autodifesa, condensata in dieci cartelle che oggi lui stesso depositerà alla Giunta per le autorizzazioni a procedere, illustrandola personalmente con tali e tanti dettagli che una seduta non basterà e ce ne vorrà almeno un'altra, forse domani o la prossima settimana. E poi chissà: il presidente della Camera dice che entro il 15 la giunta deve chiudere? Il termine non è perentorio, replicano i berlusconiani pro Papa, decisi a dare battaglia pur di guadagnare tempo e allontanare il momento del voto, soprattutto in aula. Voto segreto, cominciano a pensare nel Pdl, nella speranza di trovare, nel segreto dell'urna, qualche deputato del centrosinistra disposto a «salvare» l'avversario in nome del «garantismo», bandiera impuganata ieri anche dal neosegretario Angelino Alfano, che ha invitato il gruppo a decidere dopo aver ascoltato le ragioni di Papa e quelle dei suoi avvocati-deputati, condividendo la linea del capogruppo Fabrizio Cicchitto: «Noi non dobbiamo comminare né condanne né assoluzioni».

Alfano ha partecipato, in serata, alla riunione del Pdl a Montecitorio, convocata apposta da Cicchitto per cercare una linea comune sul caso Papa. C'era anche Niccolò Ghedini mentre Silvio Berlusconi «ha marcato visita», notava con sarcasmo uno dei partecipanti. Travolto dal ciclone della norma-Mondadori, il premier ha preferito non esporsi. Non ora, almeno. Assente pure Papa («Parlerò soltanto in giunta» andava ripetendo ieri in Transatlantico), a cui più di un collega aveva consigliato di non condizionare il dibattito con la sua presenza, per dare a tutti la possibilità di «esprimersi liberamente». Peraltro, gli invitati sono stati stupiti da «effetti speciali»: megaschermo, filmati, foto (tra cui quella di Papa, con il viso oscurato, pedinato durante l'indagine P4). Poi i suoi difensori d'ufficio: Francesco Paolo Sisto, relatore in giunta, e Maurizio Paniz, sponsor convinto del no all'arresto, sia pure «per ragioni esclusivamente giuridiche». Entrambi avevano già letto la memoria di Papa, in cui si sottolinea l'«astio» dei Pm napoletani nei suoi confronti, risalente nel tempo, quando era pm a Napoli e veniva «attaccato» dagli stessi che ora lo accusano pur essendo «privi della competenza a indagare», poiché i fatti contestatigli sarebbero stati commessi a Roma. Papa dice anche di avere le prove «documentali» per smentire una serie di accuse, in particolare pagamenti fatti da altri per suo conto.

A parlare per primi, nella riunione di gruppo, sono Cicchitto e Alfano. « È corretto aspettare di sentire cosa dirà Papa in Giunta», dice il capogruppo. «E comunque io non voterò mai per l'arresto di alcuno», aggiunge, chiedendo ai deputati di confermare la «tradizione garantista» del Pdl. Sulla stessa linea Alfano. Atteso l'intervento del neosegretario, dopo le sue parole sul «partito degli onesti»: attento a non sbilanciarsi troppo, Alfano invita il gruppo ad ascoltare ciò che diranno in giunta Papa, Paniz e Sisto.

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