Ai compagni la tv fa male

Il continuo e confuso evolversi della situazione in Libia sta mettendo letteralmente in crisi la matematica elementare delle tante anime belle del nostro Paese. Soprattutto dalle parti della sinistra, almeno prima del caotico intervento armato dell'Occidente, le diverse anime culturali di tale schieramento si erano bevute all'unisono l'evidente balla di un popolo buono che, dopo quarant'anni, osava ribellarsi al regime del cattivo Gheddafi. Persino una persona moderata come Emma Bonino ha sostenuto più volte la delirante tesi secondo la quale l'inizio della presunta rivolta democratica sarebbe scaturita dalla fine in Libia del monopolio televisivo del vecchio regime. In sostanza, come ha ribadito a "L'infedele" la prestigiosa esponente radicale, la presenza nel Paese nordafricano di emittenti come Al Jazeera e Al Arabiya avrebbe permesso alla gioventù libica di formarsi in breve una coscienza democratica, facendo loro maturare il presupposto per una aperta ribellione. Comunque a credere ed a propagandare una sorta di iconografica, sullo stile del celebre Quarto stato, marcia libica del popolo buono è stata l'intera sinistra italiana. Per questo, avendo sposato anche per ragioni di politica interna la ingenua favoletta, pur col mal di pancia dei dipietristi la stessa sinistra ha appoggiato in Parlamento l'intervento armato, salvo poi fare ieri marcia indietro. Evidentemente si sperava di ottenere in tempi rapidissimi, attraverso la risoluzione Onu, la liquidazione dell'osso duro Gheddafi, così da stabilizzare sotto una parvenza democratica l'evidente guerra per bande in atto nella nostra antica quarta sponda.
Solo che, preso da un vero e proprio rigurgito ideologico, anche il sinistro fronte delle anime belle si è spaccato non appena i bombardieri alleati hanno cominciato a martellare il territorio libico. La componente più vicina al mai rinnegato marxismo-leninismo, pur attratta dai vaneggiamenti giovanilisti della sua propaganda, si è ricordata di quanto ancora forti siano i retaggi antioccidentali ed anticapitalistici della propria base di consenso. Una avversione che ha sempre trovato negli Usa il suo bersaglio principale. Dunque, nella confusione generale, essendo di fatto il comando americano a condurre le "danze" sopra il cielo della Libia, le componenti più radicali della sinistra italiana non potevano restare con le mani in mano. Tant'è che il suo principale leader, il governatore della Puglia Nicola Vendola detto Nichi, ha immediatamente preso le distanze dall'intervento armato, trincerandosi dietro il pilatesco "nè con le bombe nè con Gheddafi". Ciò ha mandato su tutte le furie il presidente dei verdi europei Daniel Cohn-Bendit. Quest'ultimo, malgrado un passato da sessantottino, non l'ha certo mandata a dire all'ambizioso politico pugliese. In una intervista a "La Repubblica" lo ha addirittura accusato di essere preda "di una ossessione assoluta ed accecante della mitica lotta contro l'imperialismo americano".
Se così stanno le cose, e tutto porta a crederlo, sarà molto dura per il Pd di Bersani (che nel frattempo, per non sapere né leggere né scrivere insegue Vendola) reimbarcare al prossimo giro elettorale quella folta componente di anime belle che, soprattutto in politica estera, ancora guarda il mondo con gli occhi del Peppone di Guareschi.
© 2011 L'Opinione delle Libertà. Tutti i diritti riservati
SEGUICI
SU
FACEBOOK
SU