Ahmadinejad definisce "crimini" gli insulti alla Bruni e nega la condanna alla lapidazione di Sakineh

Dalla Rassegna stampa

 
A New York Mahmoud Ahmadinejad si rivela difensore delle donne e contrario alle lapidazioni. Arrivato negli Stati Uniti per l'Assemblea generale dell'Onu, il presidente iraniano ha concesso alcune interviste ai network americani e ha avuto parole di fuoco per chi ha «offeso Carla Bruni», oltre ad affermare che Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna accusata di adulterio per la quale si è mobilitata l'opinione pubblica internazionale, «non è mai stata condannata alla lapidazione». Carla Bruni, moglie del presidente francese Nicolas Sarkozy, era stata tra le prime a far sentire la sua influenza per fermare l'esecuzione di Sakineh ed era stata etichettata come «prostituta» dal quotidiano oltranzista Kayhan, il cui direttore è nominato dalla Guida Suprema, Ali Khamenei.
Ieri, Ahmadinejad ha definito l'insulto un «crimine contro l'Islam, peggiore di un comune crimine». «Che genere di Islam permette ciò?», ha esclamato il presidente iraniano, «se vi è davvero giustizia, chi ha perpetrato il crimine sarà punito». In un'altra intervista Ahmadinejad ha poi sostenuto che Sakineh «non è mai stata condannata alla lapidazione», e che la notizia di una imminente esecuzione «è una notizia artefatta, creata dai media Usa». Il leader iraniano si è poi spinto a definire la lapidazione «un sistema punitivo antico che va cambiato», e ha precisato che quella di Sakineh «è una vicenda all'esame di un tribunale» che «non ha mai emesso una sentenza di lapidazione».

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