“Agnelli e la Fiat forze motrici del Paese”

Dalla Rassegna stampa

La mia presenza qui a Torino ha voluto esprimere non solo una sentita partecipazione personale - nel ricordo di un rapporto di reciproca attenzione e stima che iniziò nel lontano 1978 -, ma l’omaggio dell’istituzione da me rappresentata, che fu da Giovanni Agnelli sempre grandemente rispettata e da cui gli venne, con la nomina a senatore a vita da parte di Francesco Cossiga, un riconoscimento che egli mostrò di intendere pienamente nel suo significato e nel suo valore.

 

Operare nel cuore della società, in posizione di alta responsabilità, e dare prova nello stesso tempo di un forte senso delle istituzioni e degli equilibri democratici, fu ciò che contraddistinse il Presidente della Fiat quale oggi lo ricordiamo; che lo contraddistinse facendone un protagonista della nostra vita pubblica oltre che una figura centrale del mondo economico.

 

È di qui che viene ancor oggi una suggestione, un insegnamento, da richiamare in una realtà pure mutata e diversa rispetto all’epoca in cui si dispiegò l’esperienza di Agnelli. Perché avremmo ancor oggi bisogno, in Italia, di distinzione e reciproco rispetto tra sfere d’impegno, e quindi tra ruoli, egualmente essenziali; e di misura e attenzione per non lasciar travolgere da logiche di contrapposizione sbrigative e meschine una visione di più ampio respiro del nostro comune destino come nazione e come democrazia.

 

La sfida non risolta nel passato e ancor più scottante nel tempo presente è per noi quella di riformare il paese tenendolo unito. Come intendere e come perseguire obbiettivi di rinnovamento dello Stato e della società, resta materia di confronto e di competizione: ma nello spirito di un attaccamento all’Italia, di un idem sentire nazionale ed europeo, che solo può permetterci di reggere e progredire nel mondo globale.

 

È, potrei dire, il filo che abbiamo seguito nel celebrare il Centocinquantenario dell’Unità d’Italia: e non a caso in nessun altro luogo come a Torino si è trovata tanta rispondenza civile e partecipazione popolare, anche attraverso momenti assai belli di ricostruzione storica e di invenzione comunicativa, che ci hanno fatto ripercorrere l’esperienza dello sviluppo nazionale unitario sul piano della crescita economica, industriale, civile e sociale, dell’affermazione del genio d’impresa e della ascesa del mondo del lavoro. Le generazioni degli Agnelli che hanno guidato la Fiat, e dei dirigenti, dei tecnici e degli operai che ne hanno costruito le maggiori fortune, sono state tra le forze motrici di un cammino di trasformazione e avanzamento dell’Italia che dobbiamo saper riprendere.

 

È in questo spirito che colgo l’occasione delle cerimonie che ci hanno visto insieme per rendere ancora omaggio alla figura emblematica di Giovanni Agnelli e per rivolgere un riconoscente saluto - alla vigilia della conclusione del mio mandato - alla città di Torino, che mai come in questi sette anni ho sentito così vicina, cogliendone l’animo più profondo ed autentico.

 

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