Gli "affari" dell'esecutivo

Dalla Rassegna stampa

Si può cominciare con la nota diffusa dall'agenzia "ANSA" e che conteneva il succo dell'intervento di Marco Pannella nel corso della trasmissione "Radio Carcere" a "Radio Radicale" un paio di giorni fa. In quell'intervento Pannella prendeva atto che la "prepotente urgenza" denunciata dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il 28 luglio scorso, giorno dopo giorno ha finito con il perdere ogni suo connotato di urgenza, diventato una questione ogni tanto da agitare, e comunque da trattare con burocratica amministrazione. Per questo Pannella annunciava la ripresa della lotta nonviolenta, sua e di tutta quella comunità carceraria e non che si era mobilitata in passato.

"Ritengo, dopo le dichiarazioni del Ministro della giustizia di ieri, che occorre riprendere l'agitazione. Armi della nonviolenza, dunque. Entro due giorni tornerò ad uno sciopero della fame". Lo ha detto Marco Pannella, ospite di Radio Radicale. "Sono passati oltre 4 mesi da quando e' stata proclamata dal massimo livello della nostra Costituzione repubblicana la "prepotente urgenza" di alcuni problemi e della necessità di una risposta di fronte alla denuncia di una flagrante condizione strutturale del nostro Stato, in condizioni, tecnicamente e senza alcun dubbio, di illegalità.

La prepotente urgenza e' diventata invece un affare da trattare come ordinaria amministrazione", ha detto Pannella. "Noi riteniamo che abbiano avuto ragione tutti coloro che il 28 luglio - proprio a partire dal Capo dello Stato - hanno denunciato senza nessun dubbio questa condizione criminale di questa nostra Repubblica, del nostro regime repellente nei confronti dei diritti umani.

Il problema di interrompere questa flagranza (che non riguarda solo le carceri, riguarda la giustizia) è il problema che continuiamo a porre", ha concluso Pannella". Il neo-ministro della Giustizia Paola Severino ha espresso chiaramente la sua opinione in materia: non ritiene che la strada dell'amnistia sia quella percorribile; non chiude completamente la porta, lascia uno spiraglio sostenendo che non è affare del Governo ma - semmai - del Parlamento; e nel frattempo studia delle "aspirine" per decongestionare la situazione nelle carceri. Stanno tutti giocando col fuoco dentro una polveriera. Perché sono anni che tutti riconoscono essere esplosiva e al collasso la situazione delle carceri; e tuttavia tutti, da Angelino Alfano a Nitto Palma fino a Paola Severino, come possibili rimedi offrono quelli che si suol definire "pannicelli caldi".

Il sospetto è che siano o incapaci di intendere, o - al contrario - lo siano benissimo: perché quella comunità carceraria, finora e da anni, come reazione, oltre alle manifestazioni di lotta nonviolenta, hanno praticato violenza "solo" su se stessi, togliendosi la vita o con atroci auto-mutilazioni (occorrerebbe fare un rapporto sulla quantità di automutilazioni negli ultimi anni, in che cosa sono consistite; e che cosa le ha motivate); ma cosa si aspetta?

Che le carceri esplodano, per poter magari sostenere che altra misura che straordinaria e massiccia reazione di contro-violenza è l'unica possibile? Ma al di là della situazione delle carceri, il problema vero è costituito dallo sfacelo in cui versa la giustizia in Italia, la sua non amministrazione. Si tralasci di mettere in fila le relazioni dei procuratori generali della Corte di Cassazione degli ultimi dieci anni, che fotografano una situazione che può essere definita solo come terrificante. Limitiamoci a pochi, essenziali dati.

Ci si dice che in un grande distretto come quello di Bari il giudizio di primo grado ha una durata "media" di 1.346 giorni. A Reggio Calabria la regola (non l'eccezione) è un'attesa di 2.056 giorni per un verdetto d'appello. L'inefficienza della giustizia civile colpisce i diritti di milioni di italiani: genitori e figli, imprese e lavoratori, creditori, pensionati, invalidi, consumatori e danneggiati. La Banca d'Italia stima una perdita di più di un punto di Pil: come buttare dalla finestra 20 miliardi all'anno. Il presidente della Cassazione, Ernesto Lupo, ha aperto l'anno giudiziario 2011 parlando di "giustizia negata" e "Stato di diritto a rischio".

La Commissione europea ha intimato una riforma che ora è nell'agenda del governo Monti: finora la classe politica aveva pensato quasi solo al penale, in particolare a frenare la punibilità dei reati. Ma è nei processi civili che si decide la vita quotidiana dei cittadini onesti. Messina è la città che ha il record di lentezza delle cause: in media 1.449 giorni in tribunale, 1.410 in appello, 614 perfino davanti ai giudici di pace.

Gli otto giudici civili hanno carichi di lavoro ingestibili: oltre 1.500 fascicoli ciascuno solo di arretrato. Quindi la situazione continua a peggiorare, moltiplicando casi come quello del signor Antonino Bilardo, che invocava dal 1970 la proprietà di quattromila metri di terreno e dopo nove verdetti favorevoli si è sentito dare torto dopo 37 anni. Tutto questo è o no, "affare" di Governo?

A Napoli la signora Nicolina Navarretta, 97 anni, da 20 in causa ereditaria, si è vista rinviare l'udienza d'appello al 2014. A 100 anni le mancherà ancora la Cassazione. A Bari la fabbrica Divania attende da sei anni un mega-risarcimento da una banca per una truffa finanziaria (derivati-bomba) confermata da un'inchiesta della procura. Il processo civile di primo grado è chiuso, manca solo la sentenza. Tutto questo è o no "affare" di Governo? Sul Sud pesa un arretrato di 3,3 milioni di cause, più di metà del totale nazionale. A Roma i processi civili durano un terzo in più che al Nord. Ma anche qui, accanto a buoni esempi come Torino e Trento, ci sono distretti allo sbando.

A Venezia si contano 1.481 cause di primo grado in corso da più di cinque anni. La Banca Mondiale, nel fresco rapporto "Doing Business 2012", colloca la nostra giustizia civile in fondo al pianeta: su 183 Stati, occupiamo il gradino 158.

Il metro è la sentenza-standard che punisce l'inadempimento di un contratto: in Italia arriva dopo 1.210 giorni, contro 394 in Germania, 389 in Gran Bretagna, 360 in Giappone, 331 in Francia, 300 negli Stati Uniti.

Ci battono alla grande anche Ghana (487), Gambia (434), Mongolia (314) e Vietnam (295). In compenso i costi legali da noi sono altissimi: il 29,9 per cento del valore della causa, contro il 14,4 della Germania e il 9,9 della Norvegia. Tutto questo è o no "affare" di Governo? Ogni anno, da dieci anni, per prescrizione vanno in fumo dai 170 ai 200mila processi.

A questo serve l'amnistia: ad azzerare questo sfacelo, questo disastro e consentire ai magistrati di ricominciare e potersi finalmente occupare delle questioni urgenti e serie. Non come ad Agrigento, dove sono intasati, i pochi magistrati, da decine di processi a extracomunitari clandestini e i processi di mafia vanno alla malora. Tutto questo è o no "affare" di Governo? Più prosaicamente, si chiama: boccata d'ossigeno. Poi, certo: riforma (e abrogazione) di leggi criminogene; ridefinizioni di funzioni e quant'altro. Ma per fare tutto ciò, a meno che non si abbiano magiche bacchette (e non sembra), occorre tempo. E l'amnistia serve appunto per guadagnare questo tempo necessario. Allora, tutto questo non è "affare" di Governo?
 

© 2011 L'Opinione delle Libertà. Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK

Ti potrebbe interessare anche:

 Dichiarazione di Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani, e del tesoriere Michele Capano Salutiamo che per la prima volta un presidente del Consiglio parli di "referendum act", come ha fatto oggi Matteo Renzi: cioè di una proposta complessiva di riforma dell'istituto...
 Dichiarazione di Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani, e del tesoriere Michele Capano   Solo superando le norme "medievali" che ostacolano la raccolta delle firme, la riforma costituzionale amplierà la partecipazione popolare come afferma il presidente...
"Di fronte a un flusso di migranti ormai costante da oltre due anni, le istituzioni e il territorio milanesi hanno deciso di intervenire tempestivamente per assicurare un'accoglienza dignitosa a migliaia di persone e garantire al tempo stesso una gestione ordinata all'intera città" così il...