Afaf, donna e giornalista globale

Dalla Rassegna stampa

Afaf Konja, nata a Baghdad, di famiglia cristiana, è cresciuta in California nella fede e tradizione cattolica. È la corrispondente dalle Nazioni Unite per Press Tv, la stazione televisiva internazionale dell’Iran... Il suo sogno? Lavorare per i media del Vaticano

Non poteva accadere che al Palazzo di Vetro dell’Onu di scovare, tra i giornalisti accreditati, quello del futuro, il giornalista globale. In questo caso, si tratta di una donna!
Afaf Konja, corrispondente per Press Tv, la più grande televisione internazionale iraniana con base a Teheran, non è persiana, anzi: “Sono nata a Baghdad da una famiglia irachena cristiana. Sono americana e cattolica”. Così ci risponde durante un ricevimento all’Onu. A quel punto l’abbiamo bombardata di domande, lei non si è tirata indietro: “Sono arrivata negli Usa da bambina, prima in Michigan, poi in California, a San Diego, dove sono cresciuta e mi sono laureata in giornalismo. All’Onu lavoro per Press Tv, la televisione dell’Iran che si vede in tutto il mondo in inglese”.
“Afaf, you are a big story!” esclamiamo. Ma quanti hanno scritto già su di te? “Veramente nessuno” mi risponde. “Quando dico a qualche collega che sono nata a Baghdad e sono cristiana e lavoro per una tv di Teheran, ridono e finisce lì”.
Invece ne siamo stupefatti, vogliamo che ci racconti la sua storia, ci appare incredibile, ma non vorremmo metterla nei guai. “E perché, certo che mi piacerebbe un articolo su di me su America Oggi. Il mio grande desiderio è poter lavorare un giorno come giornalista per un media del Vaticano...”.
Eccovi la storia di Afaf Konja, cristiana caldeana di Baghdad, cresciuta in California, che dall’Onu fa la corrispondente per uno dei più importanti media dell’Iran.
“Ero piccola quando mio padre decise di portarci tutti negli Stati Uniti. Negli anni settanta non ci sentivamo in pericolo a Baghdad, i miei fratelli e le mie sorelle più grandi potevano andare regolarmente in chiesa, la vita per noi cristiani non era certo quella dopo l’invasione del 2003. Eppure mio padre, che aveva parenti in Michigan, voleva creare più opportunità per la sua famiglia e così agli inizi degli anni Ottanta siamo emigrati negli Usa”.
 
Afaf è la più piccola di otto fratelli, potenzialmente più esposta a diventare la più “americana”, ma invece la sua cultura, le sue tradizioni e soprattutto la sua fede restano intatte: “Anche se crescevo a San Diego, la mia famiglia era rigida, attaccata agli antichi costumi, insomma molto protettiva. Attorno a noi vivevano altri cristiani caldeani dell’Iraq. Crescendo, ricordo le riunioni di famiglia allargate, i matrimoni e i funerali, e ovviamente la messa ogni domenica. Sono cresciuta in una cultura che ha conservato le sue tradizioni e anche i suoi antichi taboo, come ‘l’occhio’ che può proteggerti dalla gelosia e da chi ti vuol male...”.
Afaf si laurea in giornalismo alla California State University di San Diego, e inizia nelle televisioni dirette alla comunità araba e del Medio Oriente residenti negli Usa. Oltre all’inglese, Afaf parla perfettamente aramaico, conosce bene l’arabo e il francese. Nel luglio dell’anno scorso arriva l’offerta di Press Tv, la tv iraniana diretta nel mondo, ne diventa la corrispondente dall’Onu. Possibile? Cattolica irachena- americana, voce di un media iraniano? “Molti giornalisti che lavorano per Press tv sono internazionali, lavoriamo in inglese. Siamo professionisti. Certo, mi viene anche chiesto di mettere il velo quando la telecamera mi inquadra”.
Andate sul sito www.presstv.ir, vedrete i servizi di Afaf dall’Onu. Fatti e notizie al ritmo delle immagini e poi ecco la chiusura, con la telecamera che la inquadra al Palazzo di Vetro, con quel velo che non nasconde però gli occhi da mille e una notte.
“Ovviamente la maggior parte dei miei servizi si occupano di politica, tengo il più distante possibile le mie opinioni, deve venir fuori un servizio coeso e oggettivo”. Ma la censura a Teheran? “Non ho problemi, qualche editing in più lo noto solo quando il servizio riguarda direttamente l’Iran, non con gli altri paesi”.
Abbiamo visto recenti servizi di Afaf su Press Tv, ottimi e completi. Ma adesso si avvicina la “madre di tutte le notizie” per i corrispondenti dall’Onu, il nuovo round al Consiglio di Sicurezza sulle sanzioni all’Iran. Proprio questa settimana Obama ha messo a punto la strategia con il presidente francese Sarkozy... Come farà Afaf a districarsi? “Certamente qui il mio reporting diventa più difficile, una sfida. Dato che lavoro per una tv del governo iraniano, devo stare attenta ai fatti, non posso certo urtare la loro sensibilità su come l’Iran verrà percepito. La migliore strategia sarà nel focalizzarmi su tutto ciò che dichiara l’IAEA e il Segretario Generale dell’Onu, mentre riporterò lo sviluppo delle notizie provenienti dal P5+1 (membri permanenti del Consiglio di Sicurezza + la Germania)”.
Afaf confessa che non sono le notizie di natura politica e strategica la sua passione: “Come giornalista cattolica irachena, sono molto più attratta e vorrei scrivere di più di questioni umanitarie, di come ognuno possa arricchirsi nell’illuminismo spirituale. Per me è molto più gratificante concentrarsi su ciò che il mondo e l’umanità hanno più bisogno che su cosa distrugge e uccide migliaia di vite, magari nel nome dell’anti-terrorismo o di un qualsiasi movimento popolare in favore della guerra. Sappiamo che le guerre sono motivate dalle solite ragioni: potere, soldi, petrolio e controllo geopolitico”.
Poi esclama: “I would love to work for the Vatican Press!”. “Quando crediamo in qualcosa di più grande di noi stessi, per me Dio, in quel caso non sarebbe neanche più un lavoro, ma essere al servizio dell’umanità, per le generazioni future, sarebbe una vocazione”. “Bisogna anche stare attenti” aggiunge subito dopo, “ci sono gruppi che in nome della religione seguono un’agenda politica. Come l’agenda politica islamica che vuole sfondare in occidente e nel mondo. Specifico politica, perché in realtà l’Islam è una bella religione come lo è quella cristiana, l’ebraica, buddista etc. La preoccupazione è per la religione, la fede usata per altri fini...”
Chiediamo ad Afaf cosa ne pensi delle polemiche tra il Vaticano e il “New York Times”, sulle accuse dirette a Benedetto XVI riguardo allo scandalo dei preti pedofili. Corretto giornalismo d’inchiesta, o c’è una manovra nascosta?
“Leggendo l’articolo sul “NYT”, mi è sembrato che abbiano usato informazioni documentate, lettere su casi che risalivano indietro fino agli anni cinquanta... Fornivano fatti e informazioni credibili. Però c’è qualcosa che vorrei sottolineare, che dal Vaticano l’unica informazione era un breve comunicato del portavoce Rev. Federico Lombardi che diceva che non poteva commentare perché non aveva abbastanza informazioni in merito. Ma se il “NYT” era stato in grado di collezionare così tante informazioni e documenti, avrebbe dovuto fare anche altrettanto con dichiarazioni provenienti direttamente dal Vaticano, per poter dare al lettore una informazione più ricca e che ci avrebbe fatto capire meglio la posizione da ambo le parti”.
Afaf non è sposata: “Quando incontrerò qualcuno veramente speciale mi sposerò e avrò figli. Anche una madre può continuare la carriera, soprattutto se ha la fortuna dell’aiuto dei familiari”.
Infine Afaf, giornalista globale, conclude con un altro desiderio: “Vorrei un giorno realizzare uno show in tv. Dove si intervista e si approfondiscono i temi di attualità, si fanno incontrare le diverse culture. Ma non solo news, anche spettacolo. Amo recitare e soprattutto ballare, anche la danza del ventre...”
 
 
 
 

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