Accuse a Israele: «Nelle colonie 600 nuovi cantieri»

«Io ci credo ancora», dice Hillary Clinton: «Non posso promettere che arriveremo presto alla pace, ma posso giurare che abbiamo un'occasione e che vogliamo, dobbiamo coglierla. L'amministrazione Obama non volterà le spalle né al popolo palestinese, né a quello israeliano». Ci crederà e non girerà lo sguardo altrove, la segretaria di Stato americana, ma un po' di realismo e d'attenzione non guasterebbero: mai tante case, e mai così velocemente, sono state costruite nelle colonie come nelle ultime tre settimane, ovvero da quando è finito il congelamento dei progetti edilizi.
Lo dicono un'inchiesta di Peace Now e dell'Ap: quasi seicento nuove abitazioni, come minimo, dal 26 settembre a oggi. Betoniere e gru in funzione giorno e notte, fondamenta scavate e terreni livellati, un ritmo quattro volte superiore a quello di qualunque giorno degli ultimi due anni. «È un dato allarmante - commentano dall'Autorità palestinese -, la prova che Israele non è serio quando parla di processo di pace». «Queste nuove case - minimizza il premier Bibi Netanyahu - non avranno alcun effetto sulla mappa che uscirà da un possibile accordo di pace».
Quale accordo sia possibile, è un mistero. Un sondaggio dimostra che solo il 5-6 per cento dei palestinesi e degl'israeliani ci crede, anche se il 78 degl'israeliani (e il 30 dei palestinesi) lo sogna. Le nuove tensioni a Gerusalemme Est, le polemiche sul giuramento di fedeltà allo Stato ebraico, la rottura totale fra Hamas e Fatah hanno tolto ogni fiducia, dice la ricerca. E provocano scintille a ogni incontro ufficiale: le ultime ieri, quando il presidente della Knesset ha ricevuto l'ex presidente americano Jimmy Carter e alla contestazione («è scioccante come trattate gli arabi di Gerusalemme») ha risposto duro che «Carter è un noto amico di Hamas».
Il clima di sfiducia dà voce ai radicali: i siriani che Hillary Clinton: «Non voltiamo le spalle né agli israeliani né ai palestinesi Credo ancora nella pace» all'ultima riunione della Lega araba hanno «umiliato» l'Anp (parole di Abu Mazen); rabbini estremisti come Yitzhak Shapira che possono perfino invitare i soldati israeliani a usare scudi umani palestinesi. Una risposta indiretta gliel'ha data l'esercito che, proprio ieri, ha annunciato l'introduzione di nuovi check-point senza soldati: prenderanno le impronte ai 25mila palestinesi che ogni giorno arrivano dai Territori ed eviteranno, s'assicura, «i troppi abusi».
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