Accordo con l'Udc, presto gli assessori: Ciocchetti e Forte pronti a entrare in giunta

Si sono seduti vicini vicini. «L’unione fa la forza», sorride il sempre prudentissimo Francesco Battistoni, Pdl ex Forza Italia, assessore all’Agricoltura, viterbese. Vicino a lui c’è Antonio Cicchetti, Pdl ex Ari, assessore alla Cultura, reatino. Sono i maggiori indiziati per il grande sacrificio: dimettersi per fare posto a due uomini dell’Udc.
Ha del comico e anche del sadico: ieri la Polverini li ha presentati in consiglio, oggi o domani potrebbe dire loro "scusate, ci siamo sbagliati, potete svuotare i cassetti?". A Viterbo si è già scatenata la rivolta preventiva, con tanto di lettera del presidente della Provincia, Marcello Meroi, che rischia di infiammare gli animi dopo la rivolta di Frosinone.
Scusi, Battistoni, ma è vero la sua avventura come assessore sta per finire? «A me non mi hanno detto niente». E lei, assessore Cicchetti? «A me non mi hanno detto niente». Il giallo s’infittisce, mentre nell’Udc si stanno scaldando Aldo Forte e Luciano Ciocchetti che, in quanto uomini, devono attendere le dimissioni di altri due uomini. Renata Polverini è ermetica: «L’accordo con l’Udc c’è, presto annunceremo i nuovi assessori». Vabbè, ma chi va a casa?
Altre piste. Stefano Zappalà, da Latina, assessore al Turismo, secondo alcuni - forzista da sempre - Berlusconi potrebbe chiedergli un sacrificio. Ancora; Berlusconi, Fini, guerra... va a casa un finiano, no? I finiani a Roma si chiamano augelliani e di assessori con quelle caratteristiche ce n’è solo uno, Luca Malcotti, a cui hanno dato fra l’altro una delega bella pesante, i Lavori pubblici. Malcotti a proposito... «A me non mi hanno detto niente». Appunto. In questo complesso rompicapo c’è anche chi ipotizza un cambio in corsa con il Campidoglio: Malcotti in Comune, Sveva Belviso, in quanto donna, alla Regione.
A proposito di Campidoglio. Il primo a essere respinto ieri è stato proprio il sindaco Gianni Alemanno. Cosa è successo? Premessa: c’è una sollevazione in corso delle province, arrabbiate per lo strapotere di Roma. Bene, in tutto questo ieri si è presentato proprio il sindaco di Roma a benedire il consiglio regionale del Lazio, con il presidente dell’assemblea pro tempore, Claudio Fazzone, che ha avuto la brillante - e inusuale - idea di chiedergli di intervenire in aula. Immaginatevi la scena: Alemanno che esce dall’area del pubblico e, si appresta a scendere le scale sorridente, Francesco Storace - fino a prova contraria un alleato - che sbotta e sbuffa: «Alemanno farebbe bene a frequentare di più il consiglio comunale che pretendere di parlare in Regione». Dall’Italia dei Valori Giulia Rodano ricorda: «Questa è la Regione Lazio, non è un protettorato di Roma». Fazzone barcolla, scala rapidamente uno specchio, balbetta al microfono: «Vabbè. non vedo Alemanno, andiamo avanti...». Il sindaco di Roma, che tutti in realtà vedono mentre si appresta a scendere le scale, a quel punto si limita a un sorriso e a un saluto con le mani, Ciao ciao. Isabella Rauti, consigliere regionale del Pdl e anche protettiva moglie del sindaco, analizza: «Sono polemiche un po’ pretestuose, il sindaco non è intervenuto in aula, era presente, è stato salutato». Anche Alemanno fa sapere: «Non avevo intenzione di intervenire». Altri fuori programma: la mamma della presidente che assiste alla seduta; una signora che scatta fotografe, inciampa, si fa male e viene soccorsa da un consigliere medico, Brozzi. Fino all’ex assessore Pd, Claudio Mancini, che durante i conteggi dei voti per presidenza e vicepresidenza si piazza alle spalle di Fazzone, verifica il conteggio
e scopre l’errore della votazione con troppe schede.
Piccoli imprevisti. Per molti è stato un appuntamento inatteso, a partire da chi nella Lista Polverini forse non si aspettava questa opportunità prima del famoso "scandalo del panino" per la mancata presentazione della lista del Pdl a Roma. Uno che sulle spalle ha l’esperienza dei corridoi del Parlamento europeo, Carlo De Romanis, trentenne del Pdl, invita alla tolleranza: «In fondo, per tutti, è il primo giorno di scuola».
Ha del comico e anche del sadico: ieri la Polverini li ha presentati in consiglio, oggi o domani potrebbe dire loro "scusate, ci siamo sbagliati, potete svuotare i cassetti?". A Viterbo si è già scatenata la rivolta preventiva, con tanto di lettera del presidente della Provincia, Marcello Meroi, che rischia di infiammare gli animi dopo la rivolta di Frosinone.
Scusi, Battistoni, ma è vero la sua avventura come assessore sta per finire? «A me non mi hanno detto niente». E lei, assessore Cicchetti? «A me non mi hanno detto niente». Il giallo s’infittisce, mentre nell’Udc si stanno scaldando Aldo Forte e Luciano Ciocchetti che, in quanto uomini, devono attendere le dimissioni di altri due uomini. Renata Polverini è ermetica: «L’accordo con l’Udc c’è, presto annunceremo i nuovi assessori». Vabbè, ma chi va a casa?
Altre piste. Stefano Zappalà, da Latina, assessore al Turismo, secondo alcuni - forzista da sempre - Berlusconi potrebbe chiedergli un sacrificio. Ancora; Berlusconi, Fini, guerra... va a casa un finiano, no? I finiani a Roma si chiamano augelliani e di assessori con quelle caratteristiche ce n’è solo uno, Luca Malcotti, a cui hanno dato fra l’altro una delega bella pesante, i Lavori pubblici. Malcotti a proposito... «A me non mi hanno detto niente». Appunto. In questo complesso rompicapo c’è anche chi ipotizza un cambio in corsa con il Campidoglio: Malcotti in Comune, Sveva Belviso, in quanto donna, alla Regione.
A proposito di Campidoglio. Il primo a essere respinto ieri è stato proprio il sindaco Gianni Alemanno. Cosa è successo? Premessa: c’è una sollevazione in corso delle province, arrabbiate per lo strapotere di Roma. Bene, in tutto questo ieri si è presentato proprio il sindaco di Roma a benedire il consiglio regionale del Lazio, con il presidente dell’assemblea pro tempore, Claudio Fazzone, che ha avuto la brillante - e inusuale - idea di chiedergli di intervenire in aula. Immaginatevi la scena: Alemanno che esce dall’area del pubblico e, si appresta a scendere le scale sorridente, Francesco Storace - fino a prova contraria un alleato - che sbotta e sbuffa: «Alemanno farebbe bene a frequentare di più il consiglio comunale che pretendere di parlare in Regione». Dall’Italia dei Valori Giulia Rodano ricorda: «Questa è la Regione Lazio, non è un protettorato di Roma». Fazzone barcolla, scala rapidamente uno specchio, balbetta al microfono: «Vabbè. non vedo Alemanno, andiamo avanti...». Il sindaco di Roma, che tutti in realtà vedono mentre si appresta a scendere le scale, a quel punto si limita a un sorriso e a un saluto con le mani, Ciao ciao. Isabella Rauti, consigliere regionale del Pdl e anche protettiva moglie del sindaco, analizza: «Sono polemiche un po’ pretestuose, il sindaco non è intervenuto in aula, era presente, è stato salutato». Anche Alemanno fa sapere: «Non avevo intenzione di intervenire». Altri fuori programma: la mamma della presidente che assiste alla seduta; una signora che scatta fotografe, inciampa, si fa male e viene soccorsa da un consigliere medico, Brozzi. Fino all’ex assessore Pd, Claudio Mancini, che durante i conteggi dei voti per presidenza e vicepresidenza si piazza alle spalle di Fazzone, verifica il conteggio
e scopre l’errore della votazione con troppe schede.
Piccoli imprevisti. Per molti è stato un appuntamento inatteso, a partire da chi nella Lista Polverini forse non si aspettava questa opportunità prima del famoso "scandalo del panino" per la mancata presentazione della lista del Pdl a Roma. Uno che sulle spalle ha l’esperienza dei corridoi del Parlamento europeo, Carlo De Romanis, trentenne del Pdl, invita alla tolleranza: «In fondo, per tutti, è il primo giorno di scuola».
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