Abusi, il Papa occultò

Padre Lawrence Murphy, insegnante in una scuola per sordomuti non lontana dal lago Michigan, era un prete pedofilo. Papa Joseph Ratzinger, da capo della Congregazione per la dottrina della fede, fermò un processo canonico contro di lui, insabbiando il caso. La clamorosa storia raccontata dalle vittime e dalle lettere riservate, complessa e dolorosa, è stata pubblicata ieri, in prima pagina, sul New York Times.
Gli allievi di padre Murphy ricordano di quando lui abbassava i loro pantaloni per toccarli, per frustrarla con la cintura, per parlare di sesso. Accadeva in ufficio, in macchina, nella casa della madre del religioso, in campagna. Nei viaggi scolastici. Nei dormitori. «Era davvero cattivo, volevo stargli lontano», ricorda Arthur Budzinsld, abusato per la prima volta durante una confessione nel 1960, quando aveva 12 anni. Il giovane, come decine di altre vittime, è sordomuto. Il prete sapeva parlare con l’alfabeto per i non udenti. «Era così amichevole, - continua Budzinski parlando al quotidiano americano sapevo che sbagliava, ma non volevo crederci».
Chi è stato abusato da padre Murphy ha chiesto giustizia per oltre trent’anni. In molti modi, magari con volantini distribuiti fuori dalla cattedrale di Milwaukee, poco più a nord della scuola per bambini sordi dedicata a St. John, dove il sacerdote insegnava.
Nel 1974 il prete fu spostato alla diocesi di Superior, cittadina sul confine settentrionale dello stato del Wisconsin, bagnata dall’omonimo lago Superiore. Lì padre Murphy passò quasi un quarto di secolo, tra parrocchie, scuole, e un centro di detenzione giovanile. Non furono registrate nuove denunce. Soltanto nel 1993, quando Murphy era ben lontano, l’arcivescovo di Milwaukee, monsignor RembertWeakland,
chiamò un operatore sociale per fare luce sulle tante accuse che continuavano ad affiorare dal passato. Il sacerdote confessò: aveva abusato di circa duecento bimbi, «senza rimorsi». Nel 1996 monsignor Weakland decise di portare il caso all’attenzione della Congregazione per la dottrina della fede, al tempo retta dal cardinale tedesco che ora è papa. É necessario disinnescare la rabbia tra le vittime, e riportare fiducia nella Chiesa. Questo il senso della missiva dell’arcivescovo di Milwaukee a Ralzinger. Dal Vaticano non arrivò risposta. Dal Wisconsin partì un’altra lettera. Dopo otto mesi, un segnale dal numero due della Congregazione, Tarcisio Bertone, ora segretario di stato vaticano: si doveva iniziare un processo canonico in segreto, per valutare le colpe di padre Murphy. La sentenza non arrivò mai, proprio perché il cardinale tedesco chiese di bloccare dopo aver ricevuto una lettera dal sacerdote americano.
I motivi dello stop? Il pentimento del prete del Wisconsin, il suo stato di salute, i limiti delle norme della Chiesa. Padre Murphy aveva chiesto al futuro papa «gentile assistenza» per «vivere ciò che mi rimane nella dignità, da prete». Tre arcivescovi che si avvicendarono a Milwaukee, pur sapendo, non agirono contro il sacerdote. Nulla nemmeno dalla polizia o dalla magistratura americana, che pure avevano ricevuto le denunce di alcune vittime. Il prete del Wisconsin morì nel 1998.
Il New York Times ha ottenuto le lettere tra il Wisconsin e il Vaticano grazie a due avvocati, Jeff Anderson e Mike Finnegan, rappresentanti di cinque uomini che hanno fatto causa contro l’arcidiocesi di Milwaukee. L’esperta di religioni Laurie Goodstein, autrice dell’articolo sul quotidiano newyorchese, sostiene che «anche se in una recente lettera ai cattolici d’Irlanda lo stesso papa ha sottolineato la necessità di cooperare con la giustizia civile nei casi di abuso, la corrispondenza vaticana sembra indicare l’insistenza della Santa Sede verso la segretezza, che ha spesso impedito di aiutare la giustizia civile».
Non solo. «La riluttanza a dimettere dallo stato clericale i responsabili di abuso mostra che, a livello dottrinale, il Vaticano tende a vedere la faccenda in termini di peccato e pentimento più che di delitto e castigo», continua la giornalista.
II New York Times, attraverso la corrispondente da Roma Rachel Donadio, ha mostrato il carteggio riservato al portavoce vaticano, Federico Lombardi, chiedendo una reazione. Il portavoce ha risposto che padre Murphy ha certamente abusato di bambini, ma allo stesso tempo sottolinea che i documenti arrivarono alla Santa Sede nel 1996, quando le autorità civili avevano già aperto (e chiuso) indagini che non avevano portato a niente. Il sacerdote del Wisconsin non fu punito perché «il codice di diritto canonico non prevede punizioni automatiche», perché era ormai anziano, e per diverse altre ragioni. La stampa vaticana reagisce all’unisono. Per l’Osservatore romano, il quotidiano della Santa Sede, «non ci fu nessun insabbiamento» ed è invece «evidente ed ignobile l’intento (del New York Times) di arrivare a colpire Benedetto XVI e i suoi più stretti collaboratori». Dello stesso parere l’Avvenire.
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