Aborto, il Senato blocca la vendita della Ru486

Dalla Rassegna stampa

Stop all’immissione sul mercato della pillola abortiva Ru486 da parte della Commissione Sanità del Senato. Il blocco arriva con un voto favorevole di Pd1 e Lega e il no del Pd. E si scatena la polemica. «È una svolta antiabortista, un passo indietro», insorge l’opposizione. In sostanza il voto di ieri ha sospeso la procedura di immissione in commercio in Italia della pillola abortiva Ru486 in attesa di un parere tecnico del ministero della Salute circa la compatibilità tra la legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza e la pillola stessa. La richiesta di sospensione era contenuta nel documento finale, approvato ieri. In commissione Sanità di Palazzo Madama i voti favorevoli sono stati 13 (Pdl e Lega), i contrari gli 8 del Pd. La parola, ora, passa quindi al governo. Sulla immissione in commercio della Ru486 «la procedura corretta è evidente: richiede preventiva- mente il parere del governo e dopo una nuova delibera dell’Alfa», è il giudizio del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi. Secondo l’esecutivo non si tratterebbe comunque di uno «stop» alla procedura di immissione in commercio, poiché una volta espresso il parere - nel giro di 24 ore, secondo quanto annunciato dal sottosegretario a1 Welfare Eugenia Roccella - ci sarà un nuovo Cda della Agenzia italiana del farmaco, e probabilmente una nuova delibera, e si potrà quindi procedere alla pubblicazione in Gazzetta del provvedimento di «via libera» alla pillola abortiva. Il parere del governo «farà chiarezza», sostiene Roccella, innanzitutto su un punto fondamentale: per l’aborto farmacologico con la Ru486 sarà necessario il ricovero ospedaliero, anche se, naturalmente, non sarà coatto. Si ribadirà, dunque, il «no» al regime di day hospital per questo tipo di intervento. «Abbiamo voluto ed ottenuto che sulla Ru486 si facesse chiarezza», ha commentato il presidente dei senatori del PdL, Maurizio Gasparri, esprimendo soddisfazione. Duri i commenti dell’opposizione. La conclusione dell’indagine conoscitiva, è la denuncia, rappresenta una posizione di «oscurantismo». La capogruppo Pd al Senato, Anna Finocchiaro, ha sottolineato che «il ministro Sacconi non ha il coraggio di dire che non vuole la commercializzazione della pillola», e per Livia Turco si è di fronte alla «furia oscurantista della maggioranza». Duro il giudizio, in tema di laicità, anche da parte della presidente del Pd, Rosy Bindi: «Oggi al Senato non c’è stata una prova di laicità perchè registrare un farmaco non spetta al parlamento ma agli organi tecnico-scientifici», Critiche anche dall’Idv: è un «colpo di mano». E «la maggioranza ha oggi confermato l’uso improprio delle istituzioni piegando le stesse alle priorità politiche e ai richiami delle gerarchie cattoliche», secondo la senatrice Donatella Poretti (Radicali-Pd), Ma mentre il Partito Democratico sembra mostrare compattezza, è nelle file del Pdl che si registrano dei distinguo. Non solo da parte dei «finiani», come Benedetto Della Vedova, secondo il quale «è pericolosa l’idea che sui farmaci decida il Parlamento», ma anche da parte del capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto: «Francamente - ha spiegato - non condivido il blocco della commissione Sanità nei confronti della pillola RU486, che l’agenzia italiana del farmaco, del tutto tecnica e neutrale, ha ammesso all’uso con vincoli assai rigorosi».

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