Ablyazov, Alfano si difende «Governo tenuto all'oscuro»

«Sono qui, a riferire di una vicenda di cui io e nessun altro ministro del governo è stato informato». Ecco la difesa di Angelino Alfano. La illustra prima in Senato, poi alla Camera. In un clima teso, specialmente nei banchi del Pd, dove mai i parlamentari applaudono il ministro dell’Interno - e vice di Letta a Palazzo Chigi - e sembrano molto in difficoltà di fronte al rischio di venire presi d’assalto dal popolo di sinistra se nel voto di venerdì salvano l’alleato Alfano. Dal quale infatti - ecco il mantra degli oratori democrat nelle due Camere - chiedono ancora «chiarimenti», «chiarimenti», «chiarimenti». Il voto contrario del Pd alla mozione di sfiducia contro Alfano presentato da grillini e vendoliani dovrebbe essere scontato ma non lo è del tutto perchè la situazione è in fieri e oggi si terrà l’assemblea dei senatori insieme al segretario Epifani. Il quale è su questa linea: «Occorre leggere ancora bene le carte. Se Alfano sapeva e non è intervenuto, va da sè... Se tutto è avvenuto a sua insaputa la vicenda diventa ancora più inquietante e non lo dico per assolvere Alfano». Il Pdl, dai falchi alle colombe, fa invece muro a difesa di Angelino. Il quale, per dare una rappresentazione plastica del non isolamento da parte degli altri membri del governo, si presenta in aula al Senato spalleggiato da una folta rappresentanza di ministri, anche del Pd come Franceschini. Per non dire della Kyenge, che non trova posto nel tavolo del governo stracolmo e in attesa che mettano una sedia in più, deve subire il baciamano da parte di Calderoli. Ma ecco la narrazione di Alfano sul rimpatrio in Kazakhistan di Alma Shalabayeva e di sua figlia. Di cui «non ero stato informato e una vicenda del genere non deve mai più accadere». Siccome è accaduta, a pagarne le conseguenze è stato ieri il capo di gabinetto di Alfano, Giuseppe Procaccini, «di cui ho accettato le dimissioni». La prima testa caduta.
Il ministro ha anche annunciato di aver chiesto l’avvicendamento del capo della segreteria del Dipartimento di pubblica sicurezza, Alessandro Valeri. Mentre Emma Bonino ha convocherà a breve l’ambasciatore lcazako. Nei confronti del quale Pier Ferdinando Casini, ieri, ha chiesto un intervento drastico: «Il governo - ha detto il leader centrista - valuti l’espulsione dell’ambasciatore lcazako». Riecco Alfano, nel suo discorso più rivolto alla sinistra dell’emiciclo che alla destra da cui nulla teme: «Questo tipo di operazioni non hanno l’obbligo di essere segnalate al ministro e il flusso informativo si è bloccato a livello territoriale. E comunque, «risulta grave la mancata informativa al governo su una vicenda così importante». Perciò ha chiesto la riorganizzazione» del sistema di sicurezza. Ma «ribadisco ai 100.000 poliziotti che lavorano mattina e sera la ferma vicinanza del governo». Il Pdl e la Lega diranno tutto ok, quando si tratterà dopodomani di votare questa difesa di Alfano. Mentre i democrat, riservatamente, ascoltando il discorso del vendoliano De Cristofaro a favore delle dimissioni di Alfano («Se sapeva deve lasciare, se non sapeva deve lasciare) dicono: «Ha ragione». Come se ne esce? I parlamentari del Pd vorrebbero che Letta convinca Alfano a rinunciare alla deleghe dell’Interno e a tenersi la vice-presidenza del consiglio. «Serve un intervento di Letta», spiega un giovane senatore, Verducci. Proprio un attimo prima che Renzi dica la stessa cosa rivolto al premier. Il clima è questo. Alfano racconta del volo per Astana e del perchè si è scelto un aereo privato. Ma ormai la partita si gioca venerdì. Il voto sarà a scrutinio palese altrimenti - come si scherza a Montecitorio - «lo spettro dei 101» che impallinarono Prodi si sarebbe potuto ripetere su Alfano. Ma i tre giorni di fuoco sono cominciati. Non si sa come finiranno.
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