9 febbraio 2009: la data che la destra vorrebbe oscurare

Dalla Rassegna stampa

Alla ricorrenza del secondo anniversario della morte di Eluana Englaro mi viene spontanea una riflessione su come e in quale ottica vengano trattati e commentati in pubblico dei casi limite che accadono nella vita dei cittadini. Se è vero che l’ordinamento giuridico italiano è retto dalla Costituzione che in primo piano tutela e promuove i diritti fondamentali della persona, la sua dignità e identità (art. 2), la libertà personale (art. 13) e il diritto alla salute (art. 32), sembrerebbe tanto semplice risolvere certe problematiche per cui non dovrebbe essere necessario appellarsi allo Stato per reclamare il proprio diritto alla libertà personale. E se lo Stato siamo noi che dovremmo conoscere le sue Regole, affermate nella nostra Carta Costituzionale ma le interpretiamo a nostro piacimento, per un interesse politico, perché vorremmo che i nostri orientamenti etici e morali valgano per tutti, capita quello che è successo a Eluana Englaro: un percorso di vita biologica imposta contro la propria volontà.
Se Eluana avesse lasciato scritto di non voler essere mantenuta in stato vegetativo, la vicenda giudiziaria, così dolorosa per la sua famiglia che ha voluto dare corso in modo legale alla volontà di Eluana, non si sarebbe protratta per 15 anni. La strumentalizzazione dell’opinione pubblica è ancora viva come la brace sotto la cenere. Biasimare le vittime, tutti coloro che condividono la sofferenza della famiglia, è un modo per considerare il mondo un luogo dove tutto si controlla e noi stessi sembriamo buoni e meritevoli.
 
L’anniversario della morte di Eluana, oggi 9 febbraio, è per me una giornata di riflessione e ricordo. Oggi alla Camera dei Deputati nella Sala del Mappamondo verrà presentato il libro di Amato De Monte e Cinzia Gori, Gli ultimi giorni di Eluana. Sarà un momento di informazione e di conoscenza accanto alle persone che hanno accompagnato Eluana con affetto e professionalità al suo traguardo desiderato. La politica rifletta come essere vicina alle famiglie in gravi difficoltà a causa di malattia, di grave disabilità o in stato vegetativo di uno dei loro cari.
 
Molti cittadini chiedono una legge che regolamenti le loro disposizioni anticipate sui trattamenti sanitari. La proposta di legge 2350, che sarà prossimamente discussa e votata alla Camera dei Deputati non tutela i nostri diritti fondamentali, la dignità e libertà di scelta personale delle terapie. Chi ci rappresenta alla Camera abbia senso laico per darci una legge adatta a una società pluralista e multiculturale. Altrimenti avremo la scelta di smontare una cattiva legge con un referendum e appellarci alla Corte Costituzionale. Sarà la migliore memoria che possiamo riservare a Eluana Englaro, prima cittadina riconosciuta pubblicamente di aver espresso le sue disposizioni anticipate sui trattamenti sanitari anche se solo in voce.

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