100 di questi giorni

Dalla Rassegna stampa

 

Qualcuno ieri ha persino ironizzato sul fatto che Marco Pannella abbia celebrato i propri primi 80 anni visitando i detenuti dei carcere di Bolzano insieme a Rita Bernardini, invece che preparare una bella orgia di potere a casa propria così come erano soliti fare i politici della prima repubblica.
E qualcun altro ha fatto l’esempio dell’ottantesimo compleanno di Ciriaco de Mita o del novantesimo di Giulio Andreotti. Come pietra di paragone per i fasti.
Per chi scrive Marco Pannella è una specie di padre spirituale e politico, anche se di militanza vera e propria io ne ho fatta pochina con i radicali. Qualche breve intervallo da tavolinaro nel 1996, una presentazione alle politiche deil2001 dove presi circa tremila voti non facendo eleggere il "pinguino" cioè Domenico Gramazio, e una comparsata nel comitato radicale ai "bei tempi" in cui Capezzone era se stesso e non il portavoce di qualcun altro. Recentemente con Marco ci siamo telefonati e per me ricevere una sua telefonata il giorno del mio compleanno è stato un po’ un tuffo al cuore, come quello che ti da’ la telefonata di una fidanzata di tanti anni fa, mai veramente smessa di amare.
Pannella fa bene al cuore perché la sua politica non fa schifo a qualche altro organo posto più in basso nel corpo umano. In Italia, paese che vive allegramente da decenni nella propria "peste di illegalità", ormai diffusa un po’ in tutta l’Europa, quando un uomo come Marco Pannella entra in una patria galera a compiere quei doveri che nove cristiani su dieci si dimenticano di rispettare, ad esempio visitare i carcerati e i malati, viene ormai accolto dagli applausi delle guardie di custodia ancora prima che dei detenuti.
Un politico che a Natale, Ferragosto, Pasqua e nelle feste comandate e anche in quelle personali, compie questo sacrificio umano e politico con il sorriso sulle labbra e la gioia nel cuore, solo un popolo cinico come quello italiano riesce a non votarlo con cifre a due zeri. Ora quelli di "libertiamo” chiedono a Napolitano di farlo senatore a vita e la proposta in sé sarebbe giusta, anche se lui probabilmente rifiuterà sdegnosamente. Meglio sarebbe che, come per la sua sorella politica minore Emma Bonino, la gente lo amasse un po’ meno e lo votasse un po’ di più. Meglio sarebbe che le persone finanziassero il partito radicale se volessero veramente fargli un degno regalo di compleanno.
Quest’uomo anziano ma giovane nell’animo, in un paese dove la prima vecchiaia è quella dell’egoismo interiore della collettività, striminzita in un immaginario che sa di sacrestia, l’unica cosa che meriterebbe, e non riesce ad ottenere rappresentando la classica perla in mezzo ai porci della politica, è un maggiore consenso.
Tutte le sue idee sono vincenti ovunque in Europa. Il divorzio e la regolamentazione dell’aborto, erano solo le premesse per declericalizzare l’Italia del dopoguerra. Adesso le nuove battaglie sono contro tutti i proibizionismi e i perbenismi. Un paese che vieta tutto, ma dove i potenti coltivano di nascosto i propri inconfessabili vizi, con una morale da franchismo così come dipinto nei film di Bunuel e Berlanga, ha per unico possibile educatore un politico che rischia la vita per sconfiggere la morte civile che tutti noi ci portiamo appresso.
A Pannella l’Italia deve Sciascia in Parlamento ed Enzo Tortora, ma anche le profezie di Pasolini e il traghettamento fuori dall’emergenza indotta del terrorismo brigatista. Oggi che altri autoritarismi si affacciano all’orizzonte, che altre illegalità funestano il nostro paese e il nostro continente, Marco con i suoi 80 anni è ancora una volta solo contro tutti. Un conformismocloroformizzante sembra essere sceso sul Paese dopo la pseudo rivoluzione di "mani pulite". Lui difendeva irriso il Parlamento degli inquisiti, quando gli allora missini dei nuovo pseudo profeta della libertà Gianfranco Fini, circondavano il Parlamento e tiravano mo- netine contro Craxi davanti al Raphael.
Da anni si sentono gaglioffi dire: "io sono come Tortora". Ma qui, tra noi che lo abbiamo amato e lo amiamo veramente, di Pannella ce n’è uno solo. Per cui ancora una volta Marco Pannella, buon compleanno. E se i tuoi tempi sono stati avari di citazioni in cronaca della tua lotta politica, sarà la storiografia tra due secoli a studiarti, mentre di questi meschini partitocrati che hanno funestato la tua come la nostra esistenza non rimarrà neanche il più vago ricordo.

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