La procura archivia il caso Eluana

Eluana Englaro è morta a Udine il 9 febbraio 2009
Crolla l'accusa di omicidio volontario
«Ero sicuro, sono stato trasparente»
UDINE
Eluana Englaro non è stata uccisa. Il Gip di Udine ha archiviato il provvedimento contro il padre Beppino Englaro e altre 13 persone dopo la morte della donna avvenuta il 9 febbraio 2009. Le accuse erano di omicidio volontario per Beppino Englaro e concorso in omicidio per gli altri indagati.
«L’epilogo della vicenda - ha detto il papà Beppino - non poteva che essere questo. Tutti noi eravamo tranquilli dall’inizio. Del resto, che cosa può attendersi un cittadino dalla magistratura quando ha agito nella trasparenza e nella legalità». L’inchiesta, ricorda il padre di Eluana, «era un atto dovuto».
«È ovvio che i magistrati - aggiunge Beppino Englaro - dovevano verificare tutto quanto. Io sono rimasto tranquillo e mi aspettavo questa conclusione in termini quasi assoluti. Se un cittadino ha agito rispettando la legge che cosa vuole che lo turbi?».
Il caso giudiziario Englaro giunge quindi oggi al suo epilogo: il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Udine, Paolo Milocco ha emesso il decreto di archiviazione che vedeva coinvolto Beppino Englaro, padre di Eluana e altre 13 persone, accusate di omicidio volontario nei confronti della donna in coma vegetativo dal 1992 in seguito a un incidente d’auto in cui riportò gravi danni cerebrali.
Il Gip di Udine ha accolto l’istanza di archiviazione presentata lo scorso novembre dalla Procura di Udine dopo un anno di indagini. La richiesta è stata motivata dalla perizia eseguita sull’encefalo di Eluana Englaro dai neurologi Fabrizio Tagliavini di Milano e Raffaele De Caro di Padova.
Eluana Englaro morì il febbraio 2009 presso la Clinica "La Quiete" di Udine dopo 17 anni di coma. La donna fu ricoverata nella struttura sanitaria in cui avvenne l’interruzione della nutrizione e dell’idratazione secondo quanto previsto dal protocollo definito sulla base del decreto della Corte d’Appello di Milano. A capo dell’equipe che eseguì il protocollo medico c’era il primario anestesista Amato De Monte, sottoposto anch’egli a indagini insieme a Beppino Englaro e a un’altra decina di assistenti.
Per Eluana Englaro, dopo la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione, «la morte è sopraggiunta improvvisamente, senza una compiuta progressione sintomatologica legata alla disidratazione» si legge nelle carte del gip. «I consulenti - scrive Milocco - hanno potuto escludere cause di morte di natura traumatica e tossica» e «hanno attentamente analizzato le condizioni cliniche di Eluana Englaro al momento in cui la sospensione dell’apporto idrico ha operato, per giungere alla conclusione che tale sospensione ha innescato una serie di complicazioni a carico dell’apparato cadiovascolare fino al definitivo arresto cardiaco».
«Sia la tetraplegia che la patologia polmonare da cui la paziente era affetta - è la conclusione - l’ avevano resa, infatti, particolarmente vulnerabile sotto tale aspetto».
Fonte: http://www.radicalinovara.org/2010/01/la-procura-archivia-il-caso-eluana.html