Nessuno Tocchi Caino: il rapporto 2010 sulla pena di morte nel mondo
Il 31 luglio 2010 è stato presentato a Roma il Rapporto 2010 sulla pena di morte nel mondo,.
Durante la conferenza stampa è stato consegnato il premio "Abolizionista dell'anno 2010" a Jean Ping, Presidente della Commissione dell'Unione Africana.
Hanno partecipato Emma Bonino, Vice Presidente del Senato; Gianni Letta, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio; Vincenzo Scotti, Sottosegretario agli Esteri; Marco Pannella, Presidente di Nessuno tocchi Caino; Aldo Ajello, Presidente d’onore di Nessuno tocchi Caino; Sergio D’Elia, Segretario di Nessuno tocchi Caino ed Elisabetta Zamparutti. Erano inoltre presenti ambasciatori e rappresentanti di numerose ambasciate straniere.
Il Rapporto 2010 di Nessuno tocchi Caino, curato anche quest’anno da Elisabetta Zamparutti ed edito da Reality Book, da conto dei fatti più importanti relativi alla pratica della pena di morte nel 2009 e nei primi sei mesi del 2010. I dati confermano l’evoluzione positiva verso l’abolizione della pena di morte, mentre, sul fronte opposto, Cina, Iran e Iraq sono risultati essere nel 2009 i primi tre Paesi-boia del mondo.
Rapporto 2010 sulla pena di morte nel mondo
Il Premio Abolizionista dell'anno a Jean Ping
Prima di essere eletto Presidente della Commissione dell’Unione Africana nel febbraio 2008, Jean Ping è stato Ministro degli esteri del Gabon. Durante il suo mandato, il Governo del Gabon ha approvato e presentato in Parlamento la proposta di abolizione della pena capitale nel Paese e si è distinto tra i cosponsor e protagonisti della battaglia al Palazzo di Vetro che ha portato nel dicembre del 2007 al successo della Risoluzione sulla Moratoria universale delle esecuzioni capitali.
Da allora i passi più significativi verso l’abolizione della pena di morte sono stati compiuti proprio in Africa e, in particolare, in Paesi che sono stati un banco di prova del martirio di questo continente, ma anche della sua volontà di sanare i conflitti, approdare alla democrazia e lanciare messaggi di nonviolenza e di tolleranza.
Negli ultimi due anni, hanno cancellato la pena capitale Ruanda, Burundi e Togo, ma è soprattutto nei primi due Paesi che l’abolizione ha avuto uno straordinario valore simbolico oltre che giuridico e politico, essendo terre dove la catena perpetua della vendetta e la eterna vicenda di Caino e Abele hanno avuto forse la rappresentazione più tragica e attuale. Le foto della premiazione
Risultati raggiunti e obiettivi futuri: la Prefazione al Rapporto 2010 di Sergio D'Elia
Il testo integrale della Prefazione al Rapporto 2010
"Dal punto di vista politico, intanto, va considerato un fatto, che da solo è valso la decisione di fondare Nessuno tocchi Caino. Negli anni 90, per i media e gli abolizionisti di tutto il mondo, sembrava che la pena di morte esistesse solo negli Stati Uniti e i condannati a morte fossero solo americani. Le campagne abolizioniste e le “azioni urgenti” per tentare di salvarne uno erano rivolte quasi tutte a quella realtà, anche se essa costituiva un’infima, seppur grave, parte del problema. Nulla, invece, per gli assassini – ma anche, spesso, condannati per fatti non violenti, per reati politici o di coscienza – detenuti nei bracci della morte cinesi, iraniani, nord-coreani, vietnamiti.
Uno dei meriti di Nessuno tocchi Caino è stato certamente quello di aver illuminato anche l’altra faccia della pena capitale, quella praticata in Paesi autoritari di cui nessuno sapeva o voleva occuparsi, anche se rappresentava la quasi totalità del problema della pena di morte nel mondo. E lo rappresenta ancora oggi, se consideriamo i dati di questo Rapporto da cui emerge che dei 43 mantenitori della pena capitale 36 sono Paesi illiberali e in 18 di questi, nel 2009, sono state compiute almeno 5.619 esecuzioni, circa il 99 per cento del totale mondiale.
“Lo Stato non può disporre della vita dei suoi cittadini”, è il principio liberale sul quale diciassette anni fa fondammo Nessuno tocchi Caino, e il significato politico, forse, più importante del voto al Palazzo di Vetro nel 2007 è stato di aver segnato un altro passo in avanti verso il superamento del principio ottocentesco della sovranità assoluta dello Stato. Tra il primato della persona, la sovranità dell’individuo su sé stesso, da un lato, e il primato dello Stato, la sovranità assoluta dello Stato sui propri cittadini, dall’altro, le Nazioni Unite con quella Risoluzione hanno scelto di affermare il primo e non il secondo: il primato della persona su quello dello Stato.
Ma non c’è stato solo il successo all’ONU sulla Moratoria, che è stato il momento conclusivo di tre lustri di impegno di Nessuno Tocchi Caino e del Partito Radicale che questo obiettivo hanno storicamente proposto in tutte le sedi internazionali. Dal 1993 a oggi, ben 55 Paesi hanno abbandonato la pratica della pena di morte, 17 dei quali lo hanno fatto negli ultimi tre anni e mezzo, cioè dopo il rilancio dell’iniziativa al Palazzo di Vetro. E i fatti più significativi, nel senso dell’abolizione, sono avvenuti proprio in luoghi del mondo apparentemente immutabili e inaccessibili.
[...]Questi fatti positivi non preludono certo all’abolizione immediata della pena di morte né a cambiamenti radicali in senso democratico in molti di questi Paesi, ma non sono dati irrilevanti in termini di vite umane, considerato che, ad esempio, in Pakistan e in Vietnam le esecuzioni fino a qualche anno fa erano centinaia e che in Cina, essendo ancora migliaia all’anno, una riduzione pur limitata può significare centinaia di giustiziati in meno.
RISORSE AUDIOVIDEO
24/2/2010 - L'Attualità in archivio, la rubrica di Aurelio Aversa su Radio Radicale
Le abolizioni e le moratorie, legali e di fatto, di questi ultimi diciassette anni equivalgono già a migliaia di fucilati, di impiccati, di avvelenati tramite iniezione letale in meno nel mondo. Si tratta ora di assecondare e accelerare questo processo e per Nessuno tocchi Caino sono due i fronti prioritari e gli obiettivi di iniziativa per dare attuazione alla richiesta delle Nazioni Unite: moratoria delle esecuzioni nella prospettiva dell’abolizione definitiva della pena di morte.
- Il primo è abolire i “segreti di Stato” sulla pena di morte, perché molti Paesi, per lo più autoritari, non forniscono informazioni sulla sua applicazione, e la mancanza di informazione dell’opinione pubblica è anche causa diretta di un maggior numero di esecuzioni. A tal fine, il Segretario Generale dell’ONU istituisca la figura di un Inviato Speciale che abbia il compito non solo di monitorare la situazione ed esigere una maggiore trasparenza nel sistema della pena capitale, ma anche di continuare a persuadere chi ancora la pratica ad adottare la linea stabilita dalle Nazioni Unite.
- Il secondo è diffondere la Risoluzione nel mondo e organizzare eventi politici, parlamentari e pubblici in Paesi che ancora praticano la pena di morte. Come Nessuno tocchi Caino siamo impegnati in progetti per l’attuazione della moratoria in diverse parti del mondo.
[...] Nel nostro Paese, è stata abolita la pena di morte ma vige ancora la pena fino alla morte. Non solo perché l’esecuzione della pena in carcere può accadere che si risolva in “esecuzione” tout court – tramite suicidio o presunto tale, veri e propri omicidi o cosiddette malattie e morti naturali (non c’è nulla di naturale in quel che avviene in carcere) –, ma anche perché in Italia vige ancora il “fine pena mai” dei condannati all’ergastolo vero e il “carcere a tempo indeterminato”, l’“ergastolo bianco” a cui rischiano di essere condannati gli “internati” sottoposti alle misure di sicurezza. [...]
L’abolizione dell’ergastolo in Italia, quello “legale” e quello “di fatto”, non è altro che la nuova frontiera, interna, della grande battaglia internazionale contro la pena di morte, per la quale tutti nel mondo riconoscono al nostro Paese la primogenitura storica e la leadership politica"
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