Ben Brandzel, la voce del presidente Obama su internet

BenBrandzel«Ho passato un anno seguendo ogni cosa che Obama dicesse sulla riforma sanitaria, perché ero la  voce del presidente online, per cui ogni qualvolta Barack Obama scriveva un'email io scrivevo quell'email, scrivevo i suoi tweet, scrivevo i suoi interventi su Facebook».

Ben Brandzel svolge un mestiere pressoché sconosciuto in Italia. L'organizzatore di campagne su internet. Ha lavorato come direttore di mobilitazione di MoveOn.org (5,6 milioni di soci in tutti gli USA), è un membro fondatore di Avaaz.org (con oltre 6,5 milioni di soci in oltre 192 paesi) e più recentemente di Degrees.org.uk. Durante l'anno in cui ha diretto il fund raising e le campagne di mobilitazione su internet dell'organizzazione creata da Obama per sostenere la sua agenda di riforme, Organizing for America, ha gestito 22 milioni di contatti email, l'organizzazione di 33.000 eventi locali da parte dei sostenitori, promosso 2 milioni di telefonate dirette ai parlamentari da parte di attivisti a sostegno della riforma della sanità.


In Italia su invito di Radio Radicale, ha prima partecipato al dibattito su “Nuovi media e attivismo” organizzato presso il Festival internazionale di giornalismo di Perugia, poi a un seminario presso il Partito Radicale, infine alla conferenza su “La politica della trasparenza e dei dati aperti” presso la Camera dei deputati.

Leggi il primo piano sul convegno "La politica della trasparenza e dei dati aperti"
«Il mio lavoro – racconta nel corso del seminario – si è mosso lungo tre direttrici principali: la lotta globale alla povertà; le campagne elettorali, che mi hanno portato a lavorare per 3 candidati presidenziali; le campagne progressiste indipendenti come quelle di MoveOn e Avaaz». Il primo lavoro è stato per Oxfam, dieci anni fa, quando era ancora uno studente. L'ultimo è un progetto ambizioso per provare a creare in India un'organizzazione per la mobilitazione attraverso internet simile al modello di MoveOn.

Le campagne presidenziali

Brandzel ha lavorato alla prima campagna in cui internet ha fatto la differenza, quella di Howard Dean  nel 2004. Per il governatore del Vermont che tentò senza successo di vincere le primarie democratiche, ma che riuscì a rinnovare le strategie di campagna grazie a un uso molto innovativo di internet, Brandzel svolse “lavoro sul campo”: «Esperienza molto formativa per me perché credo che il modo migliore di iniziare a organizzare in rete è organizzare fuori della rete, perché è lì che si realizza l'impatto vero. Quando fai le cose online devi avere un forte intuito su quello che avviene offline, su come le persone prendono le decisioni e come pensano, e questo lo apprendi faccia a faccia, non online».
Successivamente ha lavorato per la campagna di John Edward e poi per Obama, una volta vinta la nomination democratica. Dapprima direttore della campagna nel Nord Carolina, poi, eletto Obama presidente, per Organizing for America. «Avevamo 20 milioni di persone connesse a noi dalla campagna elettorale e la sfida era come trasformare quell'energia e infrastruttura in un gruppo di pressione che potesse fare campagne, in particolare in sostegno dell'approvazione della riforma sanitaria. Abbiamo avuto 2 milioni e 100 mila persone che sono state coinvolte da Organizing for America grazie alla campagna per la riforma sanitaria».

Dai momenti esplosivi ai movimenti

Ma le campagne progressiste indipendenti sono le cause per la quali «il mio cuore batte». La leva maggiore da dove può venire il cambiamento. Brandzel ha diretto le campagne di MoveOn, la più grande organizzazione indipendente di mobilitazione su internet.
La sfida principale a cui ci si trova davanti come organizzatore online la descrive così: «come trasformare i momenti esplosivi – quando c'è molto energia, molta passione, le persone in strada, le cose che si leggono sui titoli di giornale, discussioni che si fanno al tavolo della colazione – in movimenti».

Ben racconta di aver collaudato nella sua esperienza un modello per far questo: «Prendere momenti esplosivi, trasformarli in movimenti, dare a grandi numeri di popolazione strumenti facili e accessibili per iniziare ad essere coinvolti e poi estendere queste opportunità lungo la scala della partecipazione, dandogli cose più difficili, più intense e più sostanziose da fare man mano, passando dalle petizioni, a scrivere lettere ai membri del Parlamento, ai giornali, ospitare riunioni nel salone di casa, formare comitati, usare questi comitati per uscire e organizzare eventi glocali, passare sulla stampa, a volte venire arrestati».

Il movimento contro la guerra in Iraq, ad esempio. Ha rappresentato uno dei questi momenti esplosivi in grado di mobilitare moltissime persone. Il lavoro fatto negli Usa, al contrario di quanto è avvenuto in Gran Bretagna, è stato quello di trasformarlo in un movimento sfaccettato, multifocale, mobilitato su varie istanze, pronto a ridirigere la propria attenzione sulle elezioni, il budget, i servizi sociali, i diritti dei gay.
Da qualche anno però Ben si dice sempre più appassionato alle applicazioni e alle possibilità internazionali di questo modello. «Sto lavorando a un gruppo chiamato Citizen Engagement Lab che vuole essere un incubatore per nuove iniziative simili. Il mio prossimo lavoro sarà in India».

Le 5 risorse delle campagne di mobilitazione

Certo, le differenze con il sistema politica americano sono molto grandi. Per esempio in Gran Bretagna la Camera dei Lord ha un rapporto con i cittadini che è molto diverso da quella che hanno i senatori negli Stati Uniti. Non esiste “accountability” in senso tradizionale, essendo nominati a vita, e ancora meno esiste in Italia, dove neanche c'è una parola in grado di tradurre esattamente il concetto di “accountability”. «Ma se estrapoli gli elementi di base del modello, si tratta di capire come consentire alle persone di utilizzare le loro risorse, che tendo a identificare in 5 aree: 1)opinione; 2)relazione; 3)voto; 4)creatività; 5)e soldi».

Come le converti in modo che facciano pressione sui bottoni rilevanti che i decisori hanno in mano? Puoi riapplicarle in situazioni che sono molto diverse l'una dall'altra. «Per la Camera dei Lord una delle cose che abbiamo fatto di recente è uno strumento che un gruppo open source ha creato che ti consente di mappare la rete sociale personale dei lord. Quali club frequentano, dove vanno a scuola, di quali associazioni fanno parte, e vedere dove tu e qualsiasi membro della Camera dei Lord avete qualcosa in comune. In questo modo puoi ridefinire il concetto di colleggio elettorale in una forma di affinità o relazione che ti consente di creare una forma di “accountability” basata sugli ambienti che frequentano e a cui tengono».

In SudAfrica come in Italia non c'è il sistema uninominale, ma liste di candidati. La cosa di cui il partito al potere è preoccupato è che i media possano rivelare informazioni che gli facciano perdere consenso. La campagna a favore della “corrective rape law”, una legge che rendeva più punitiva la pena per lo stupro effettuato ai danni di lesbiche, per contrastare l'idea diffusa dello “stupro correttivo” che legittimerebbe la violenza ai danni di lesbiche allo scopo di “curarle”, è stata fatta attraverso soprattutto storie di vittime che venivano pubblicate a pagamento sui giornali attraverso una raccolta fondi. Ben ha lavorato all'organizzazione della campagna. La legge è poi passata.

La centralità dell'informazione

Una delle campagne che Ben si è trovato a dirigere a MoveOn è stato quella contro la concentrazione mediatica. I repubblicani avevano tentato di aumentare fino al 50% la percentuale di mercato dei media che un singolo editore poteva detenere in una data area.
Si trattava di un provvedimento nascosto nelle pieghe di un disegno di legge, approvato senza troppa discussione nelle commissioni parlamentari. Il compito di MoveOn è stato duplice: sollevare il problema all'attenzione dell'opinione pubblica e creare una mobilitazione tale da vincere la battaglia.
Ecco la strategia usata. La Federal Communication Commission (l'equivalente della nostra Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) ha lanciato un periodo di consultazione pubblica richiedendo commenti sul provvedimento. «Abbiamo lanciato una campagna affinché i gruppi locali di attivisti sommergessero di commenti gli uffici locali della FCC. 800.000 persone hanno firmato una petizione e abbiamo dato accesso ai nomi e i commenti dei firmatari di ciascuna area geografica affinché gli attivisti li potessero portare alla FCC. La stampa locale dava copertura a queste iniziative facendo alzare il livello di consapevolezza».

Altrettanto interessante e sentire parlare Ben dell'importanza strategica della battaglia sull'informazione:    
«Quando pensi a come funziona il nostro modello di attivismo, dipende moltissimo dal modo in cui le persone reagiscono all'ambiente informativo: quello che vedono, leggono, sentono è quello che li energizza. Non è usuale per un'email essere la prima cosa che ottiene un impatto su una persona che allo stesso tempo deve essere coinvolta e motivata ad agire. Da una parte perché c'è molto lavoro celebrale: essere informato di qualcosa, credere che sia vera, pensare alle sue implicazioni, divenire preoccupato. A volte puoi colpire un nervo preesistente, ma più spesso senza informazione non è possibile. L'informazione è sia una questione politica, ma anche un punto di sopravvivenza fondamentale per questo modello di attivismo».

Spingere la storia fuori dallo script: l'esempio della guerra in Iraq

«L'attivismo ha successo quando spinge la storia fuori dallo script». I politici infatti, spiega Ben, hanno uno script e un piano ben precisi su come le cose devono andare. Quando fanno cose non popolari possono prevedere di poterlo fare in modo che nessuno se ne accorga, attraverso regolamenti burocratici nascosti nelle pieghe di un disegno di legge poco controverso. In altri casi sanno che non potranno nascondere, che ci sarà opposizione popolare, e si organizzano allora per vincere la battaglia per il consenso. Quando Bush è andato in guerra in Iraq sapeva che ci sarebbero state grandi manifestazioni, ma aveva anche pianificato la sua strategia del consenso: la mobilitazione di piazza faceva parte dello script. Sapevano che ci sarebbero state, ma «saremo salutati come liberatori, tutti quegli hippies per le strade saranno visti come i folli che sono mentre la democrazia fiorirà in Iraq e nel resto del mondo e tutti ci ameranno, alla fine dimostreremo che quelli che protestavano avevano torto. In più è la guerra, e abbiamo Fox news, e agli americani piace la guerra, avremo più consenso che opposizione e vinceremo».
E' molto difficile cambiare questo script, ed è molto difficile che si riesca con la protesta. Negli Stati Uniti non ci si è riusciti davvero fino al 2006, tre anni dopo la guerra. Tanto che nel 2004 Bush ha rivinto le elezioni.

Solo nel 2006 le tattiche del movimento contro la guerra sono cambiate, e uno dei movimenti chiave è stato il caso di Cindy Sheehan il cui figlio, Casey, è morto durante la guerra in Iraq. Cindy, una madre in lutto, ha aiutato a cambiare lo script del confronto perché ha campeggiato fuori del ranch di Bush in Texas quando il presidente era in vacanza lì. La sua richiesta non era di porre fine alla guerra, ma solo di avere una conversazione con il presidente, per sapere perché suo figlio era morto dal momento che a quel punto era ormai chiaro che non c'erano armi di distruzione di massa in Iraq né relazioni con Al Quaeda. «Mettendo la questione nel contesto di una conversazione tra una madre in lutto e il presidente, e facendo pressione per questo piuttosto che per il più grande obiettivo della fine della guerra, siamo riusciti a dare alle persone una storia emotiva, umana, drammatica a cui attaccarsi e a rienergizzare in modo fantastico il movimento contro la guerra. 250.000 persone hanno partecipato a veglie di solidarietà per Cindy Sheehan nell'estate del 2005. E il messaggio è cambiato dal “fermate la guerra” a “Io con Cindy”, e Bush asserragliato dentro il suo ranch di Crawford, rifiutando di incontrare questa madre in lutto che campeggiava fuori, non era più l'eroe conquistatore della missione compiuta, ma una persona che aveva paura di una semplice conversazione. La psicologia politica americana è complicata, e se amiamo molto i nostri cowboy, allo stesso tempo non vogliamo che il nostro presidente si creda al di sopra della gente comune, e quindi perché non incontra questa madre che campeggia fuori del suo ranch?».
Anche se non ha avuto successo nel fermare la guerra, l'aver mantenuto in piedi una rete nazionale di attivismo ha consentito al momento dell'apparizione di Cindy Sheehan, che era soltanto una madre sola, di creare una grande storia nazionale.

«Le storie individuali sono momenti focalizzanti che esemplificano la storia più ampia che stai cercando di comunicare, e consentono di mutare la strategia di azione, perché non potevamo fare pressione su Bush per fermare la guerra, ma cambiando la richiesta con Cindy Sheehan abbiamo potuto far leva su tutto lo scenario politico e spingerlo in un'altra direzione. I democratici si sono espressi contro la guerra, le persone hanno iniziato a arruolarsi per la campagna di medio termine del 2006 perché è divenuta chiaramente un referendum sulla guerra, abbiamo avuto una enorme programma volontario per la partecipazione al voto, 6 milioni di telefonate di membri di MoveOn a elettori indecisi nei collegi a rischio in tutto il paese, e siamo tornati ad essere maggioranza in Parlamento, per la prima volta dopo un decennio».

Quindi, riassume Ben, una delle cose importanti è identificare lo script, quello che il potere prevede che avvenga, e cercare di cambiarlo a proprio vantaggio.

Il fund raising politico fuori dagli Stati Uniti

Sì, Ben conferma quello che tutti sappiamo, la propensione a donare è molto dipendete dalla cultura del paese. «In America non hai bisogno di fare molto lavoro per spiegare alle persone perché dovrebbero donare. C'è qualcosa nella cultura americana a un livello profondo che connette il denaro con le opinioni, il denaro con la voce, il denaro con l'identità. Ed è anche molto fluttuante. Sia in Australia che in Gran Bretagna l'iscrizione ai partiti politici è determinata da un contributo mensile: sei membro se lo fai, non lo sei se non lo fai. E' una decisione che fai una volta sola rispetto alla tua identità quando ti collochi sulla mappa politica, e non ti arrivano altre sollecitazioni per versamenti di denaro, una volta fatta».
La prima campagna di fund raising di MoveOn in America fu fatta per acquistare una pagina sul New York Times per mostrare il consenso sulla petizione contro l'impeachment a Bill Clinton. Costava 20.000 dollari e MoveOn chiede ai firmatari della petizione di fare un versamento per la pubblicazione. Non avevano idea di quanto avrebbero raccolto. Ottennero 150.000 dollari.

L'email per il fund raising più efficace nella storia della politica è stata inviata dal quartier generale della campagna Obama la sera della convention repubblicana, quando Sarah Palin fece il suo discorso di accettazione della candidatura alla vicepresidenza, facendosi gioco di Obama e dei suoi supporter, mostrandosi estremista nei suoi giudizi, e infuriando la base elettorale di Obama. L'email inviata quella notte non faceva altro che riportare citazioni di Sara Palin e produsse 11 milioni di dollari con una sola email!

«C'è una connessione emozionale e una cultura politica propensa ad associare la donazione alla promozione delle idee. Se questi ingredienti non ce l'hai li devi costruire. Ed è quello che abbiamo fatto in Australia, per la prima campagna elettorale di un gruppo politico indipendente dai maggiori partiti, Getup, nel 2007. In Australia i partiti sono finanziati pubblicamente, il voto è obbligatorio, per cui la situazione è molto differente».
Non ci siamo limitati ad aspettare un momento di esplosione emotiva, ma abbiamo costruito una strategia, spiegato l'importanza di avere una fonte di finanziamento indipendente per una campagna elettorale. E più specifici si riusciva ad essere, maggiore era il successo. Una delle campagne di Getup era quella affinché il primo ministro fornisse delle scuse ufficiali nei confronti di membri delle tribù aborigene per gli omicidi dei loro bambini e mogli avvenute fino agli anni '70. Hanno vinto e il primo ministro ha invitato tutti coloro che avevano avuto vittime nella propria famiglia a ricevere di persona le scuse ufficiali assistendo alla seduta del Parlamento. Ma non tutti poteva permettersi il viaggio fino a Canberra, così Getup ha promosso un fondo a cui le vittime potessero attingere denaro per essere presenti di persone al momento delle scuse ufficiali. L'ammontare di fondi raccolti fu molto grande, e consentì a Getup di finanziare le sue campagne a favore degli aborigeni per un intero anno.
Nei paesi in cui non esiste una tradizione di donazioni, occorre cercare «quei momenti in cui c'è qualcosa di avvero specifico e potente in cui le persone possono davvero sentire la connessione, e che spesso avvengono al di fuori del sistema politico, in particolare là dove c'è molto cinismo rispetto alla classe politica».

Nonviolenza gandhiana nell'epoca di internet

«Prima di tutto ho la più profonda ammirazione per la scelta di questo partito di essersi basato sulla nonviolenza gandhiana e di impiegare le sue tecniche. E' semplicemente fantastico. Sono un profondo ammiratore di Gandhi, nel suo pensiero c'è talmente tanta saggezza per tutti noi».
L'organizzazione online è soltanto l'organizzazione nell'era di internet. «Se la rete fosse esistita quando Gandhi organizzò la marcia del sale avreste potuto scommettere che ne avrebbe parlato su Twitter mentre camminava verso il mare e ci sarebbe stata un'enorme quantità di sue foto su Flickr. L'organizzazione è sempre dipesa dagli strumenti che le persone hanno sottomano per diffondere informazioni, per invitare le persone ad unirsi a loro e partecipare, per agire collettivamente».

MoveOn ha organizzato per la prima volta nella sua storia uno sciopero della fame nazionale contro i tagli della spesa pubblica per gli aiuti alimentari ai più poveri. 30.000 persone hanno fatto lo sciopero della fame per protestare contro questi tagli.

In India nelle ultime 2 settimane Avaaz ha sostenuto un'attivista, Anna Hazare, che sta facendo uno sciopero della fame a favore di un provvedimento contro la corruzione endemica in India. Ha raccolta a sostegno di questa iniziativa oltre 600.000 adesioni.
«Al suo meglio l'organizzazione online continuerà a trovare modi per amplificare, facilitare, unire i praticanti della nonviolenza gandhiana, come quelli in questo partito».

Satyagraha significa umanizzare l'avversario, non raggiungere il consenso

Il messaggio di unità di Obama ha avuto impatto in un momento politico molto polarizzato dopo la presidenza Bush. Obama l'unificatore, la narrativa “Yes we can” era una storia che non identificava gli antagonisti, ma un'energia collettiva più che alcune specifiche battaglie. La differenza maggiore tra i tre principali candidati alle primarie del campo democratico era più che sui temi e le riforme proposte, sulla “teoria del cambiamento” che proponevano. Quella di John Edwards era più conflittuale e antagonistica, quella di Hillary Clinton era basata sulla sua solida esperienza, mentre quella di Obama su un messaggio di speranza e unità.

«Nel mio articolo sul satyagraha pubblicato dall'Huffington Post ho tentato di fare una distinzione tra consenso e il processo di umanizzazione che ho visto in due iniziative di Gandhi e Mandela. Il principio base del satyagraha è costringere il nemico a riconoscere umanità in te, e tu in lui, ed elevare in questo modo l'interazione».

Gandhi visitò i mulini nel nord dell'Inghilterra quando venne in Gran Bretagna per una conferenza organizzata dagli inglesi. La sua campagna per l'autosufficienza aveva messo sul lastrico l'industria tessile inglese perché prevedeva che gli indiani lavorassero il cotone e tessessero i propri vestiti da soli, in India. Tutti furono scioccati dalla sua decisione di prendere un treno per il Lancashire per incontrare i lavoratori tessili furiosi per il boicottaggio dei vestiti importati dall'Inghilterra. Gandhi parlò della condizione in cui erano i lavoratori, essendosi studiato le statistiche sulla disoccupazione nell'area, e si mostrò sinceramente dispiaciuto per quanto accadeva. Facendo questo mostrò ai lavoratori di riconoscerli come esseri umani, e allo stesso tempo fece in modo che gli altri lo vedessero come un essere umano. A quel punto iniziò a parlargli della condizione dell'India, facendone degli alleati nella sua battaglia.

«La differenza tra questa azione e il consenso è che Gandhi riuscì a fare questo senza compromettere neanche una virgola della sua posizione. C'è una differenza tra il riconoscere la verità nella storia del tuo nemico e compromettere la verità e la giustizia che vedi nella tua battaglia. Quello che è stato problematico nell'esperienza della presidenza Obama è che lui ha una tendenza  verso il consenso e la conciliazione. Non nominando mai contro cosa si batte fa qualcosa che a un livello superficiale può sembrare simile al satyagraha, ma persone come Gandhi e Mandela non erano grandi nel compromesso, erano grandi nel tener fede molto fermamente alle loro posizioni senza disumanizzare i loro oppositori e rifiutando di lasciarsi disumanizzare a loro volta. E' grazie alla forza delle loro ragioni che sono stati in grado di portare l'opinione pubblica dalla loro parte e costringere i loro nemici a dargli ragione».



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