La “peste italiana”. Capitolo 13: Il boicottaggio di “Iraq libero”, l’unica alternativa alla guerra

Ripubblichiamo dalla prima edizione del dossier “La peste italiana”, dal capitolo dedicato al mancato rispetto degli impegni internazionali dell’Italia, il punto sulla Guerra in Iraq.

Contro la prospettiva di una seconda guerra del Golfo per liberare l’Iraq dal dittatore Saddam Hussein, nel gennaio 2003, Marco Pannella lancia l’iniziativa “Iraq Libero”, rivolta al Parlamento italiano e alla comunità internazionale e incentrata sulla proposta di esilio di Saddam e, conseguentemente, di una amministrazione fiduciaria internazionale per la costruzione di uno Stato democratico da affidare a personaggi di altissimo livello nel quadro di quanto sancito dalla Carta delle Nazioni Unite.

In un mese, l’appello “Iraq Libero” è sottoscritto da 27.344 cittadini di 171 nazioni, da 46 membri del Parlamento europeo e in Italia da 501 parlamentari corrispondenti al 53,5% dei componenti le Camere.

Il 19 febbraio, col parere favorevole del Governo e con 345 sì, 38 no e 52 astenuti, il Parlamento italiano vota una risoluzione sulla proposta radicale che impegna il Governo a sostenere, presso tutti gli organismi internazionali e principalmente presso il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, l’ipotesi di un esilio del dittatore iracheno e di un Governo provvisorio controllato dall’Onu che ripristini a breve il pieno esercizio dei diritti e delle libertà fondamentali di tutti gli iracheni.

Nel dibattito parlamentare Berlusconi afferma che il Governo italiano “sta operando per questa soluzione nell’ambito di riservatezza che è d’obbligo e tiene costantemente informato il Governo americano e il Presidente del Consiglio dell’Ue dei progressi che si vanno registrando”. Ma l’Italia, non rispettando la delibera della Camera dei deputati, non si fa promotrice della proposta né presso l’Unione europea né presso l’Onu, assentirà silenziosamente a che la Libia di Gheddafi boicotti l’esilio del dittatore iracheno e sceglierà di far parte della “Coalizione dei Volenterosi” di intervento in Iraq. I costi del sabotaggio del progetto “Iraq libero” sono evidenti. Le stime sulle vittime civili e militari irachene della Seconda guerra del Golfo, che costa centinaia di miliardi di dollari, si aggirano sulle centinaia di migliaia, quelle sulle vittime internazionali intorno ai quattromila.

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Fonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=3209

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