Gli orchi verdi e il dibattito sugli organismi geneticamente modificati
“Gli orchi sono verdi perché hanno mangiato verdure geneticamente modificate che dentro di loro hanno iniziato a produrre clorofilla”. Favola naturalmente, ma per la maggioranza dell’opinione pubblica, stando ai dati dell’Eurobarometro, la realtà non è tanto differente.
I primi esperimenti di OGM risalgono al 1986 circa e solo dieci anni dopo abbiamo una loro prima coltivazione. Quanti anni sono passati? Sì, quasi un quarto di secolo e gli studi che sono stati fatti sopra questi organismi sono innumerevoli. Dall’Unione Europea alla FAO, passando per la Coalizione Italia Europa Libera da OGM, si giunge ad una sola risposta:gli OGM non presentano rischi per la salute umana e tantomeno per l’ambiente.
Partendo da qui, seriamente, si dovrebbe oggi aprire un vero dibattito cosciente e responsabile sull’introduzione anche nel nostro Paese di queste colture. Cosciente e responsabile, serio: questi aggettivi non sono stati usati a caso, ma per il fatto che un discorso di tale portata, che potrebbe anche risollevare la sorte di tanti agricoltori italiani, nonché di parte dell’economia nazionale, non si può basare su vecchi miti e leggende ma si deve basare sulla bibliografia esistente e sugli studi portati avanti in questi anni.
Ed allora iniziamo questa opera di “verità alternativa” – che non definiamo in assoluto per il solo fatto di credere alle verità e non alla Verità, la quale storicamente ha fornito più negatività che positività. Per costruire questa verità ci dobbiamo forzosamente basare su tesi scientifiche e non dogmatiche, tesi razionali e documentabili che non si fondino sulle sole paure di chi dice “No gli OGM”.
Ma come fare questo se Alfonso Pecoraro Scanio, allora Ministro per l’Agricoltura, nel 2000 ha bloccato perfino la ricerca su questi organismi? Il campo internazionale, con la globalizzazione dell’informazione, ci viene in aiuto ma già questo è un primo gradino di arretramento che l’Italia fa nei confronti dell’Europa. E pensare che fino a dieci anni fa il nostro Paese era tra i leader della ricerca nel campo degli OGM anche se già non si potevano coltivare.
Si sono succeduti Governi e Ministri di tanti schieramenti ma la ricerca è rimasta bloccata.
Da qui la prima – come chiamarla? – barzelletta all’italiana: si richiede più ricerca pubblica per fare informazione ma nei fatti la si blocca per il semplice fatto che i risultati della ricerca contrasterebbero le tesi degli anti OGM.
Nel resto del mondo la ricerca pubblica è molto attiva: Cuba e Brasile hanno sviluppato la canna da zucchero trasgenica, la Cina il cotone OGM. I brevetti vengono venduti od utilizzati dalle aziende e gli introiti sono tutta aria pura per le loro finanziarie.
Nel frattempo l’Italia blocca la ricerca: in effetti il nostro debito pubblico non è disastroso, non preoccupiamoci!
Matteo Mainardi(Presidente dell’Associazione Radicali Marche)
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