Non siamo disarmati – L’arsenale del nonviolento
Di Marco Pannella
(…) Chi pensa che i nonviolenti siano degli inerti e dei disarmati, sbaglia. C’è una cosa, almeno, che unisce profondamente nonviolenti e violenti politici: gli uni e gli altri giudicano che la situazione storica e sociale nella quale vivono esiga da loro di dare – letteralmente – “corpo” alle loro speranze e ai loro ideali, di ritenere comunque in causa la loro esistenza e di trarne le conseguenze.
C’è una sorta di integrità che li unisce. Ma gli uni ritengono che i mezzi prefigurano e determinano i fini; ed essendo dei libertari e dei socialisti, la vita è per loro sacra, innan tutto quella dei loro nemici; gli altri credono che i fini giustifichino i mezzi, e scendono sullo stesso campo dell’avversario, alzano anch’essi il vessillo dell’assassinio e della guerra giusti e sacri.
L’ideologia stessa che presiede alla vita del nostro Stato, retto con leggi fasciste e incostituzionali per volontà degli antifascisti al potere da trent’anni, fa scegliere “il partito armato”, il terrorismo, come interlocutore privilegiato. La stampa e la RAI-TV fanno di costoro gli antagonisti politici e i protagonisti della cronaca politica. Censurano invece, soffocano, deturpano ferocemente i nonviolenti, referendari, costituzionali, che si muovono fra la gente e ne rappresentano le aggregazioni maggioritarie.
Come nonviolenti, denunciamo ogni giorno la violenza assassina di un potere che ha al suo attivo la strategia delle stragi e la strage di legalità.
(Marzo 1978)
L’arsenale del nonviolento
(…) Perché mai lo sciopero del lavoro del lavoratore dovrebbe essere arma democratica, lecita ed efficace, e non esserlo invece lo sciopero fiscale, del contribuente, lo sciopero degli acquisti del consumatore, lo sciopero da pagamento dei servizi pubblici o privati resi inaccessibili o non forniti, lo sciopero elettorale del cittadino, lo sciopero generale di una comunità aggredita nella sua indipendenza e nella sua esistenza?
Non pagare l’intera tariffa del biglietto di trasporto, l’intero affitto di casa, le tasse comunali perché la “Città” non fornisce servizi essenziali, le imposte corrispondenti al bilancio della cosiddetta “difesa nazionale” che serve per essere spiati, discriminati, assassinati, tutto questo è reato? E’ probabile. Ci si processi, allora, uno per uno. Malgrado la giustizia di regime sarà un’occasione di ricerca della verità, della responsabilità di queste situazioni.
L’arsenale nonviolento di lotte è appena esplorato. L’uso scientifico della legalità borghese ne fa esplodere la contraddizione fondamentale, quella fra idealità che solo, ormai, il nuovo “terzo stato” proletario o proletarizzato può raccogliere e affermare, e il potere che i partiti borghesi interclassisti esercitano da rinnegati, nella direzione opposta, per serbarlo.
Disobbedire agli ordini ingiusti, violare provocatoriamente la legge incostituzionale, elevare obiezioni di coscienza contro pretese di comportamenti moralmente intollerabile, autogestire liberamente e responsabilmente i perimetri sociali, economici e politici nei quali viviamo, prefigurare una società nonviolenta, laica, libertaria, socialista anche nei metodi, nei mezzi, sono stati finora le armi di difesa e di attacco delle minoranze radicali.
(Settembre 1974)
CondividiFonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=3219
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