Napoli, oltre 1,5 milioni di rimborsi per consiglieri comunali: aperta inchiesta

di Luigi Roano da ilmattino.it

NAPOLI (28 ottobre) – Boom di richieste di rimborso per i datori di lavoro dei consiglieri: nella sostanza alla voce «spese per la politica» si registra quella che è una anomalia sulla quale da tempo – per altro – hanno acceso i riflettori anche i magistrati. Il dato, almeno per ora, va letto per quello che è, ovvero un numero: nella prima consiliatura del sindaco Rosa Iervolino la richiesta di rimborso dei consiglieri comunali per i loro datori di lavoro è stata di 2 milioni e 550mila euro.

Nel corso del quinquennio a beneficiare di quello che è – bisogna ben puntualizzarlo – un diritto sancito dalla legge sono stati in 31 di tutti i colori politici. Nel secondo quinquennio, a otto mesi dalla fine della consiliatura, siamo a un milione e 650mila euro con il non trascurabile particolare che nel 2009 e nel 2010 ad avere fatto richiesta del rimborso sono stati complessivamente in 11 e la media ponderata fa sì che a maggio 2011 la cifra sborsata da Palazzo San Giacomo sarà più o meno la stessa, 2,5 milioni con però 20 consiglieri in meno ad avere chiesto il rimborso.

Il dato è tanto significativo che ha spinto Ciro Signoriello, il vicecapogruppo del Pdl in Consiglio comunale, a scendere in campo in una sorta di denuncia. «Le spese che incidono in maniera consistente sui costi della politica sono i rimborsi ai datori di lavoro per l’espletamento, da parte dei loro dipendenti, del ruolo di consiglieri». Cosa vuole dire Signoriello? Appunto che chi viene eletto e ha un lavoro viene rimborsato dello stipendio che aveva da lavoratore per espletare al meglio il mandato del popolo. Ma Signoriello va oltre: «È la norma che va cambiata. Occorre scongiurare il meccanismo che spesso vede coincidere le assunzioni e la fine del rapporto lavorativo dei consiglieri con l’inizio e la fine di ogni consiliatura. Magari si può immaginare che il rimborso possa avvenire solo in presenza di almeno 2 anni di lavoro pregresso nell’azienda presso cui il rappresentante istituzionale è in servizio e il problema riguarda anche i consiglieri delle municipalità».

Signoriello ha scoperchiato il pentolone di una inchiesta che troppo lentamente va avanti dal 2002 e che vede impegnata la Procura e anche l’Inps. Nella sostanza c’è una bizzarria: ci sono molti eletti che prima di ricoprire l’incarico istituzionale erano disoccupati. Ma appena divenuti consiglieri hanno la fortuna di trovare lavoro con stipendi di considerevole altezza. Così oltre a prendere il rimborso per il mandato elettorale c’è quello del datore di lavoro, spesso con cifre che vanno oltre i 70mila euro all’anno. «Un altro strumento per controllare tale fenomeno deve essere – sottolinea Signoriello – quello che l’amministrazione erogante i rimborsi, intensifichi i controlli sulle aziende e società che ricevono i rimborsi, in particolare sul versamento dei contributi previdenziali. Modifica della norma e intensificazione dei controlli sono necessari per fare chiarezza e trasparenza. Ci sono alcuni consiglieri che hanno lo stesso stipendio di un magistrato e si sa che il rimborso per gli eletti è di 800-100 euro al mese».

Palazzo San Giacomo già al centro di numerose inchieste in queste ore trema. Si narra di una vera e propria black list con nomi e cognomi e soprattutto cifre e aziende dove sono stati assunti consiglieri comunali e municipali. C’è che chi si sarebbe fatto assumere da conoscenti chi da un’azienda di sua proprietà intestando la stessa momentaneamente a persone fidate. La singolarità che personaggi disoccupati fino alla data delle elezioni si siano ritrovati eletti e la «coincidenza» che un minuto dopo la loro elezione siano stati assunti è troppo evidente per non far scattare accertamenti.

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Fonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=2790

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