L'intervista al consigliere Agcom "dissidente". Tra diritto d'autore e regolamentazione delle web radio e tv

Nelle scorse settimane Agorà Digitale ha lanciato una iniziativa di disobbedienza civile contro i nuovi regolamenti su Web TV e diritto d'autore dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. Puoi dare sostegno all'iniziativa andando a questo link. Ora in una intervista rilasciata a Vittorio Zambardino di Repubblica Nicola D'Angelo, consigliere Agcom parla dei problemi derivanti dall’attuazione del decreto Romani ribadendo quanto già aveva affermato in occasione dell'evento "Digitale è politico", durante il quale fu lanciata l'idea della web tv "disobbediente":

Venerdì 17 il Consiglio si riunirà. Varerete un’altra bozza di regolamento. Non c’è molta chiarezza, sia nella rete che nei media, di ciò che effettivamente si discute. Il regolamento di cui si è discusso nelle settimane passate riguardava le web radio e la web tv e trattava dei servizi televisivi cosiddetti lineari e non lineari. Su quello schema io mi ero dimesso da relatore, perché ritenevo non accettabili i contenuti inseriti nella bozza. All’atto della pubblicazione del regolamento, vedremo esattamente la portata del testo. Venerdì prossimo invece si parla della normativa sul diritto d’autore. Il testo che sarà approvato dopodomani andrà poi in consultazione. Ma nella bozza che circola ci sono elementi sui quali sono molto critico che spero possano cambiare.

"Può specificare il suo dissenso? Credo sia inutile premettere che il diritto d’autore vada tutelato. E’ giusto, ma bisogna trovare forme di tutela che devono tuttavia essere adeguate alle forme tecnologiche che la rete ha dato alla diffusione dei contenuti. Dove comincia il dissenso è che, con l’intento di tutelare il diritto d’autore, si arrivi a pensare che l’autorità debba ricevere dai fornitori di accesso tutti i dati di traffico degli utenti. La stessa autorità dovrebbe poi capire se siano ravvisabili in quei dati degli usi illeciti.

Si sta parlando delle forme non legali di peer to peer? Si parla anche di peer to peer. E non si capisce come si potrà mai discriminare quello legale da quello illegale, questo è un altro punto di grandissima ambiguità. Il problema è tecnologico ma è anche giuridico.

Però, se mi permette, il tema centrale di questa discussione è la “forma” con la quale si va a realizzare l’intervento: noi saremo l’unico paese che delega la materia della regolazione, oltreché della vigilanza, ad una autorità amministrativa. Negli altri paesi sono stati i parlamenti a discutere, si è intervenuti con lo strumento legislativo. E in generale ci si è mossi tenendo, come modelli di intervento, due possibili modalità: la regolazione per via legislativa oppure l’autoregolamentazione dei soggetti coinvolti.

Insisto molto sulla forma che assumeranno queste regole, perché quando parliamo di queste materie, entrano in gioco diritti di rilievo costituzionale. Quali la libertà di comunicazione, la segretezza delle comunicazioni, la libertà di espressione, la libertà di iniziativa economica. Ed entra nel discorso anche la privacy e il diritto di accesso ad Internet che l’Unione europea ha recentemente qualificato come diritto costituzionale del cittadino europeo.

La discussione di carattere legislativo sarebbe più idonea a trattare questi aspetti, mentre qui da noi vengono deferiti ad un organo di tipo amministrativo che ha forme di responsabilità più blande. Questo è il vero tema di dubbio di tutta questa vicenda. Che non sarebbe esistito se si fosse scelta una delle due strade, quella della legge o quella dell’autoregolamentazione (come è successo in Gran Bretagna). Da ultimo la peculiare situazione dell’informazione in Italia ci espone al rischio che vengano definite regole per la rete assolutamente improprie."

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Fonte: http://www.agoradigitale.org/lintervista-al-consigliere-agcom-dissidente-tra-diritto-dautore-e-regolamentazione-delle-web-radio-e

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