L’immagine del paese
L’immagine del paese.
Il termine archetipo deriva dal greco antico e può essere tradotto con il significato di immagine. In Italia, da circa vent’anni, divide e domina l’immagine politica di Silvio Berlusconi. L’accostamento espressivo potrebbe apparire a primo acchito privo di senso, ma in realtà i concetti di archetipo e di divide et impera identificano e meglio rappresentano una situazione sempre più tipicamente nostrana.
L’espressione divide et impera (dividi e domina) origina infatti da una situazione tipizzante in cui per la risoluzione di un problema non basta un semplice o singolo gesto ma si rende piuttosto necessario che la questione, prima di trovare una soluzione, sia esaminata prima divisa per parti e quindi affrontata nella sua complessità. Da archetipo, e quindi immagine, l’espressione finisce quindi con il rappresentare anche e soprattutto un metodo della politica, e in particolare della politica italiana.
Questa mia riflessione prende forma rapidamente alla notizia che il primo ministro Berlusconi è indagato dalla procura di Milano per i reati di concussione e prostituzione minorile. Non sono trascorse ancora ventiquattrore dalla pronuncia della Corte Costituzionale sull’illegittimità, sia pure parziale, del cosiddetto lodo Alfano; e via, si riprende la danza. Il solito giro di valzer, ritmato da una giravolta di sinistra (e della nuova e incerta opposizione) che chiede le dimissioni e una giravolta di destra che se la prende con la magistratura (“di sinistra”).
Mentre a Mirafiori sono ancora in corso le operazioni di voto per il referendum sull’accordo sindacale in Fiat, gli italiani pare proprio che non possano fare a meno di evitare la prassi di un etrno ed estenuante giudizio sul capo del governo. Quousque tandem?, Fino a quando ancora?
Stanchi di questo refrain, vorremmo piuttosto che si riprendesse seriamente il dibattito che conta, prima che davvero sia, come si suol dire, troppo tardi. Leggendo le recenti statistiche internazionali del The Economist (2011), nonostante che alla fine del 2008 l’economia italiana sia stimata ancora la settima più forte al mondo con un PIL pari a circa 2.303 miliardi di dollari statunitensi; nel periodo 1998-2008, il nostro paese risulta cresciuto in media annuale rispetto al PIL reale soltanto dell’1,2%. Vale a dire, risulta il settimo paese al mondo con la crescita economica più debole nel decennio, dietro solo all’Eritrea, la Costa d’Avorio, il Gabon, Haiti, Dominica e la Repubblica Centrafricana. Ancora, secondo i dati: l’Italia è al 36° posto per il potere d’acquisto pro capite, in diminuzione; al 4° posto tra i paesi con il maggior saldo negativo della bilancia dei pagamenti, in cifra pari a – 78.144 milioni di dollari; al 2° posto, dopo il Giappone, per il maggior debito pubblico stimato in percentuale, al 2009, pari al 123,6% del PIL; e infine, rispetto alla situazione del commercio globale, soprattutto con un’economia di esportazione sostanzialmente in pareggio con quella d’importazione, ma, e questo mi sembra in prospettiva il dato più allarmante, rivolta quasi esclusivamente al mercato europeo – con la fortissima concorrenza della Germania e poi della Francia – e in minima parte a quello statunitense. Ovvero, rispetto al 100% del totale delle esportazioni: il 58,9% verso l’UE27, il 12,8% verso la Germania, l’11,2% verso la Francia, il 6,3% verso gli Stati Uniti e il 5,3%, ultimo dato significativo, verso il Regno Unito.
E’ forse anche superfluo concludere che è di questo piuttosto che si dovrebbe parlare, ma sono certo questi i problemi che viceversa occorrerebbe affrontare, prima che il destino (e l’immagine) globale del paese precipiti.
Angelo Giubileo
Fonte: http://www.radicalisalerno.it/?p=124
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