Articolo pubblicato il 16/12/2010 nella sezione Associazioni
di Leonardo Facco
Uno dei punti messi sotto accusa durante il dibattito alla Camera sulla fiducia a Berlusconi, riguarda la bontà, o meno, del bipolarismo affermatosi dall'entrata in politica del tycoon di Arcore, avvenuta nel lontano 1994. E' soprattutto Casini, o l'accozzaglia ex-democristiana che si riconosce in un fantomatico “terzo polo”, che ha esortato alla fine della spaccatura in due della politica italiana.
La domanda che anche noi libertari ci poniamo è dunque la seguente: “Esiste o no una contrapposizione bipolare in Italia”?
La risposta ci viene naturale: sì, esiste! Ma non si tratta di quella frammentazione trita e ritrita che tanto piace alla stampa dell'attuale regime – la quale insiste nel parlare di destre e sinistre e centri – bensì di ben altre contrapposizioni.
In primis, esiste la contrapposizione fra Nord e Sud della penisola. E' dal lontano 1861, ovvero dal maldestro tentativo di unificare lo stivale da parte di una patetica famiglia di regnanti, che Settentrione e Meridione si sono trasformati in due poli contrapposti, incapaci di attrarsi e interconnettersi. L'integrazione forzata (che è tutt'altro che integrazione) ha trasformato il Mezzogiorno in una vasta area geografica assistita, il cui “Prodotto Interno Lordo” è quasi totalmente costituito da stipendi pubblici, assistenzialismo perverso, familismo amorale.
La diversità di cui sopra, però, trova sublimazione in ben altro bipolarismo, ovvero quello che contrappone chi pensa di vivere usando sani e legittimi “mezzi economici”, in contrapposizione a chi – al contrario – punta a vivere usando, o forse sarebbe meglio dire, sfruttando i più biechi ed immorali “mezzi politici”, che in ultima istanza si riverberano economicamente sulla spesa pubblica.
Una distinzione questa, lasciataci in eredità da Oppenheimer e ripresa da diversi studiosi coerentemente liberali. Una dicotomia, quella di cui sopra, che coinvolge pure il senso ultimo della lotta di classe, che diversamente da quando ha teorizzato Marx (fonte degli scontri sociali più criminali della storia) va intesa in questi termini: “La vera lotta di classe non è capitale-lavoro, ma produttori (Nord)-parassiti(Sud), mercato (Nord)-Stato (Sud). Tutta la storia è la storia di questa lotta di classe. In questo, l’economista de Molinari anticipa (in quel meraviglioso libro che è “Le Serate di Rue Saint Lazare, Liberilibri”) i fiumi di sangue del Novecento, intuendo che nello Stato di per sé si nasconde la larva del totalitarismo. Sappiano, i compassati difensori dello status quo, che “Il socialismo – scriveva de Molinari – non è che un’esagerazione radicale, ma perfettamente logica, delle vostre leggi e dei vostri ragionamenti”.
Max Nordau ha rimarcato questo stesso concetto in un bellissimo libro curato da Alessandro Vitale ed intitolato “Burocrati e parassiti”, che possiamo riassumere così: “La burocratizzazione della vita civile, il parlamentarismo moderno e il parassitismo politico sono strettamente collegati e interdipendenti. Nei Paesi “democratici” questi gravi problemi vengono occultati da finzioni e da formule di legittimazione del potere che impediscono di intravederne la realtà. Si tratta invece di fenomeni esasperati dall’evoluzione stessa dello Stato moderno e che possono dare origine, nei casi più degenerativi di quella che Tocqueville definiva un’autentica malattia, a forme impressionanti di distruzione di risorse e di ricchezze prodotte, all’asservimento di intere popolazioni, al collasso di grandi aggregazioni politiche e di intere civiltà. Il parassitismo in particolare, oggetto di studio espulso dalle scienze sociali e politiche per molto tempo, per Max Nordau era invece addirittura il “fenomeno-chiave” in grado di spiegare la storia universale. Nello Stato contemporaneo e nelle sue forme welfariste e “sociali” esso trova la sua massima sistematizzazione e organizzazione, con punte allarmanti come nel caso italiano. Di qui l’interesse di un’opera come quella di Nordau, che su questi temi presenta, oltre a un’evidente capacità di vedere oltre la sua epoca, convergenze interessanti con analisi di studiosi di tendenze culturali, scientifiche e di epoche molto diverse da quella nella quale è vissuto”.
Di tutto questo tipo di bipolarimo, ahinoi, i parassiti che dibattono se dare la fiducia o meno a Berlusconi non parlano quasi mai. E se lo fanno è solo per evitare che il mercato li spazzi via una volta per tutte. Non hanno capito, però, che rimarranno sotto le macerie di questo instabile paese, i cui scricchiolii riecheggiano in tutta Europa.
Fonte: http://www.radicalicaserta.com/index.php?option=com_content&view=article&id=182:italia-ecco-lunico-vero-bipolarismo&catid=35:aasociazione-luca-coscioni-caserta&Itemid=74