I rapporti tra i Radicali e il PD

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Mario STADERINI
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Il Comitato di Radicali, riunito a Roma dal 1 al 3 ottobre, ha dibattuto a lungo del rapporto tra Radicali e Partito Democratico.

L'esito di quel dibattito è riportato in questo passo della Mozione generale approvata:

"Il Comitato, preso atto del lungo elenco di azioni e pratiche anti-radicali da parte del Partito democratico, da ultimo l'avvio di trattative per la controriforma elettorale senza alcuna interlocuzione con i Radicali o il sabotaggio di ogni provvedimento in grado di diminuire il criminale sovraffollamento delle carceri, incarica gli organi dirigenti di inviare il documento allegato alla mozione a tutti i parlamentari e dirigenti del Pd, sollecitando da parte loro una valutazione su quanto è accaduto e accade; li incarica altresì di pubblicarne una versione aggiornata sul sito del Movimento per ospitare il dibattito precongressuale sul rapporto con il Partito democratico.
Nel caso in cui - anche in occasione del rinnovo degli incarichi del gruppo parlamentare del Pd dal quale i parlamentari radicali sono da mesi autosospesi - si dovessero verificare, confermare e aggravare ulteriormente i documentati riflessi e comportamenti chiaramente anti-radicali, espressione di mancanza di rispetto reciproco, il Comitato ritiene che essi potranno costituire serio motivo di rottura con il Partito democratico e i suoi gruppi parlamentari."

Nei giorni scorsi abbiamo inviato al Segretario Bersani e ai parlamentari del PD una lettera che aveva come allegato il documento indicato dal Comitato, lo posto qui per il dibattito precongressuale.

La lettera:

BREVE STORIA DI PRATICA “DEMOCRATICA” ANTI-RADICALI

1999 un antefatto: Emma Bonino è il candidato di gran lunga più popolare per la Presidenza della Repubblica secondo tutti i sondaggi, che la danno fino al 70% delle preferenze popolari e la danno preferita in confronto diretto con qualsiasi altro leader. In Parlamento riceve una decina di voti. Alle Europee del 13 giugno, la Lista Bonino prende l’8.5% dei voti. A luglio, Massimo D’Alema, in oggettivo accordo con Silvio Berlusconi e Romano Prodi, decide di non rinnovare il mandato di Commissaria europea a Emma Bonino. La Commissione Prodi sarà poi sostenuta anche da Forza italia al PE. 

Il veto al nome di Coscioni:
regionali 2005: I Radicali chiedono ospitalità per le liste “Radicali/Coscioni”. Alla vigilia del voto sul referendum sulla legge 40, nella riunione (presenti tra gli altri Fassino, Marini, Parisi, D’Alema collegato telefonicamente) spunta il veto sul nome di Luca Coscioni nel simbolo. Dario Franceschini esorta a «far scendere al più presto il sipario” (Repubblica). Il veto non è accettato dai Radicali: centinaia di scienziati firmano un appello ai vertici della coalizione di sinistra, ma senza ottenere ascolto. E’ anche troppo tardi per presentare liste autonome: i Radicali restano fuori da tutti i Consigli regionali.

Lo SDI va bene, finché non si mette coi Radicali:
Dall’inizio della formazione della Rosa nel Pugno (giugno 2005) i vertici DS e Margherita, in ogni dichiarazione privata e pubblica rivolgono il loro appello ai Socialisti Democratici Italiani per un’alleanza elettorale anche nella prospettiva di una fusione nel futuro Partito democratico. I Radicali non sono mai menzionati. E' Piero Fassino, allora Segretario dei DS, a più riprese a prefigurare un rilancio dell'Unione richiamando lo SDI, le altre componenti ambientaliste e i Repubblicani europei. Un richiamo diretto allo Sdi c'è in un suo intervento su Rainews 24 e nel discorso di apertura del Consiglio nazionale dei Ds del 15 luglio. Sempre Fassino, intervenendo alla convezione della Rosa Nel Pugno a Fiuggi a fine settembre,  approvò la nascita nel nuovo soggetto “soprattutto – disse - al proposito, piu' volte annunciato da Enrico Boselli, di una cresciuta convergenza tra la nuova aggregazione socialista che nascera' e i Democratici di Sinistra”.  "I nostri partiti - continuava - in particolare i Ds e lo Sdi, non devono considerare l' obiettivo di una guida riformista forte per il centrosinistra come terminato”. Il 29 ottobre Giuliano Amato accusò i socialisti di autoisolamento rispetto al processo verso il partito democratico, per la loro scelta di accordo con i Radicali. Il Congresso di Radicali italiani di pochi giorni dopo, che sancì il posizionamento a favore della coalizione di centro sinistra, fu disertato dai vertici dell'Unione. Sia Fassino che Prodi non risposero all’invito.

Dai vertici dell’Unione al Partito democratico, una costante: no ai Radicali, sì allo SDI se si separa dai radicali:
Dopo la costituzione formale della Rosa nel Pugno, Pannella e Bonino non vengono invitati per 4 mesi alle riunioni dei vertici dell'Unione convocate sempre con all'ordine del giorno anche l'allargamento alla componente radicale. Prodi pone prima il problema dell'unanimità della decisione poi nel secondo vertice convocato il 23 settembre 2005 dichiara che per i nuovi arrivi esiste anche ''il purgatorio...''. La questione è continuamente rinviata fino a gennaio.
Quando diventa chiaro che il tentativo di separare SDI e Radicali non va per il momento in porto, anche gli esponenti dello SDI sono colpiti dalla stessa censura. L'ostracismo verso la componente socialista finisce di fatto il 29 giugno del 2006 quando Roberto Villetti si dimette da capogruppo alla Camera dei deputati della RnP e inizia la crisi del soggetto. Il 4 luglio Fassino spiega al Forum sul Partito democratico che “il nuovo soggetto dovrà essere aperto anche ai socialisti dello Sdi e all'Italia dei valori''. Identico invito rivolto il 14 luglio intervenendo alla presentazione del nuovo numero della rivista bimestrale 'Italianieuropei' ed in un articolo pubblicato su L'Unità. 
Il 9 gennaio del 2007 quando la Direzione Nazionale della RnP sancisce l’indisponibilità dello SDI a proseguire nel progetto. E' sempre Fassino il 16 gennaio che per primo richiama in causa le forze socialiste e repubblicane come componenti essenziali del processo di allargamento del PD
Concetto ampiamente argomentato nella sua mozione congressuale presentata per l'ultimo congresso dei DS. Nella mozione resa pubblica il 2 febbraio 2007 si legge: “Unire il riformismo italiano significa coinvolgerne tutte le espressioni politiche e culturali: socialiste, cattoliche, repubblicane, laiche e ambientaliste”.
In questo periodo sono innumerevoli gli inviti dei leader di Margherita e Ds nei riguardi della componente socialista a prendere parte alla costituente del Partito Democratico. Nessuno invito arriva da loro ai radicali.

Arriva il “Porcellum”: solo la Rosa nel Pugno deve raccogliere le firme:
Nonostante la mobilitazione parlamentare dello SDI e nonviolenta di Pannella, la Rosa nel Pugno è lasciata solo a battersi contro il dispositivo della legge elettorale che obbliga a raccogliere le firme per la presentazione delle Liste solo la...RNP. Il nuovo soggetto politico deve raccogliere 180.000 firme ed è costretto a chiudere le liste 10 giorni prima degli altri. E’ così impedito l’apporto di candidature nuove che stavano arrivando giorno dopo giorno anche dal mondo non socialista e non radicale, dopo che gli ex DS Turci e Buglio, i “candidati d’onore” come De Giovanni, Rondolino, e i numerosi scienziati e altre personalità hanno accettato di candidarsi. 

Elezioni 2006: Rosa nel Pugno determinante per la sconfitta di Berlusconi
L’Ulivo vince per 25.000 voti. La Rosa nel pugno ottiene 991.000 voti. Di questi certamente una buona parte sono i voti di elettori non scontatamente schierati a sinistra, in particolare quelli di provenienza  radicale. L’apporto è determinante per la sconfitta di Berlusconi e la formazione del Governo Prodi. Questa semplice constatazione non sarà mai esplicitamente pubblicamente riconosciuta da alcun leader del centrosinistra.

Elezioni 2006: Gli Otto senatori eletti e non proclamati: DS e Margherita rinunciano alla maggioranza pur di non far entrare la Rosa nel Pugno al Senato
Lo sbarramento elettorale viene illegalmente applicato dalla Cassazione in base all’interpretazione del Ministero degli interni anche in quelle regione dove non andrebbe applicato (in base al premio di maggioranza). In questo modo, otto senatori eletti, tra i quali Pannella, Bernardini, Intini e un quarto eletto della Rosa nel Pugno, non vengono proclamati. Al posto loro, vengono nominati senatori otto candidati che non-eletti, tra i quali Turigliatto. Dopo quasi due anni di audizioni, con il Presidente emerito Vassalli pienamente a sostegno della tesi radicale e il parere contrario del giurista poi Senatore PD Ceccanti, il 21 gennaio 2008 la Giunta delle elezioni del Senato, nella più totale intesa tra DS, Margherita, Forza Italia e AN, conferma la proclamazione degli otto non eletti. Tre giorni dopo il Governo Prodi perde per 5 voti la mozione di fiducia al Senato.

Formazione del Governo
Emma Bonino è la persona indicata dalla Rosa nel Pugno per far parte del Governo Prodi. La RnP chiede il Ministero della Difesa, voluto anche da Clemente Mastella. Risultato: Mastella ottiene la giustizia, Parisi va alla Difesa, Bonino agli Affari europei e al Commercio internazionale.

Insieme in marcia per l’amnistia, poi arriva l’indultino, e in TV va Di Pietro!
Dopo l’appello di Giovanni Paolo II al Parlamento e la marcia di Natale 2005 per una grande amnistia promossa dalla Rosa nel Pugno- alla quale partecipano anche Francesco Cossiga, Giorgio Napolitano, Massimo D’Alema- la convocazione straordinaria delle Camere, andata poi semideserta anche da parte degli eletti DS e Margherita, Romano Prodi si schiera per l’”indulto graduato” e le Camere approvano l’indultino. I leader del Governo di centrosinistra non vanno in televisione a difendere il provvedimento e lasciano spopolare nei telegiornali Antonio Di Pietro, che attacca l’indulto insieme a Bossi e la maggioranza di AN. Nessun accesso alla televisione per Pannella, che aveva lanciato e voluto il provvedimento.

Chiusura del centro d’ascolto, Format diritti umani, Invito di Pannella da Fazio: 3 NO dal Governo
Dal 2007 i Radicali pongono il problema dell’informazione sui diritti umani. Nonostante il contratto nazionale di servizio tra il Ministero delle comunicazioni e la Rai-tv per il 2007-2009 affermi chiaramente che l'offerta delle emittenti pubbliche deve essere caratterizzata da una vasta gamma di argomenti che include anche i diritti umani, e malgrado le sollecitazioni provenienti dalla Tavola della Pace, dal Presidente della Federazione Nazionale della Stampa, dall'associazione Articolo 21 e dai Radicali, la Rai espelle quotidianamente l’attualità delle violazioni dei diritti umani nel mondo tanto dai notiziari quanto dalle trasmissioni di approfondimento. L'Onorevole Giulietti individua nel giornalista RAI Valter Vecellio, da trent'anni militante radicale, la persona giusta per gestire un vero e proprio format sui diritti umani. La questione è sollevata dai Radicali in tutti le (pochissime) occasioni di incontro, con Prodi prima e Veltroni poi.

Oltre al Format diritti umani, i Radicali pongono il problema del Centro d’Ascolto per l’informazione radiotelevisiva, che ha creato e realizzato per vent’anni il monitoraggio più completo delle televisioni italiane, e che va incontro alla chiusura per la perdita dei contratti con la RAI e con l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Durante il Governo Prodi, i Radicali uniscono alla richiesta sul format diritti umani e sul Centro d’ascolto, la richiesta di consentire a Pannella di andare almeno una volta in televisione in un programma di prima serata (Pannella indica il programma di Fabio Fazio).

In tanti anni, nessuna risposta o impegno concreto né dal Governo Prodi, né da DS e Margherita prima e PD dopo. I diritti umani continuano a non esistere in TV. Il Centro d’ascolto ha chiuso i battenti per mesi e ripreso l’attività solo dopo una pesantissima ristrutturazione. Pannella andrà in prima serata due anni dopo, al quinto giorno di sciopero della sete in occasione delle Europee 2009.

L’esclusione arbitraria di Pannella candidato alle primarie PD
Nel 1993, i Radicali promossero la Convenzione del Movimento Pannella "per il Partito Democratico". anche sulla scorta di questo precedente, il 21 luglio 2007 di Marco Pannella avanza la propria candidatura alle primarie per la segreteria del PD, presentate come primarie aperte per un soggetto che deve andare oltre le storie di DS e Margherita. Tre giorni dopo i componenti dell’Ufficio di Presidenza del costituendo PD respingono la candidatura di Pannella, con la seguente motivazione: «La costituente prevede una adesione seria, duratura e motivata al partito. Pannella invece, è un autorevole esponente dei radicali e della Rosa nel pugno, [che] ha una posizione e un progetto politico diversi». Secondo L’Ufficio Tecnico Amministrativo Pannella è leader riconosciuto di una forza politica nazionale della quale «non ha dichiarato lo scioglimento in modo esplicito ed impegnativo» (da notare che un anno dopo i DS, teoricamente disciolti, firmavano il manifesto dei Socialisti europei). Il 12 agosto 2007 il leader radicale afferma in un comunicato: «Come di già per le elezioni politiche, occorre assolutamente difendere da limiti, errori e metodi letteralmente suicidi per coloro che stanno manifestamente riducendo il LORO Partito Democratico ad un simulacro, ad una sostanzialmente disperata manovra di Potere, che produce solamente scissioni, amputazioni ideali e politiche, mera fusione di apparati, residuati di drammatici errori storici». 

Politiche 2008: i patti traditi

1) Veto al simbolo Radicale, al nome di Pannella, D’Elia e Viale

In nome del “partito a vocazione maggioritaria”, il PD pone ai Radicali la seguente condizione: accettiamo Emma Bonino con una squadra di candidati radicali nelle liste del PD, ma no al collegamento di un simbolo radicale autonomo a sostegno del candidato Veltroni. Al tempo stesso, sì al collegamento del simbolo dell’Italia dei Valori, motivando la diversità di trattamento per il fatto che Di Pietro ha promesso di sciogliersi nel Gruppo e nel partito.

Nel merito delle candidature, sono garantiti 9 eletti radicali (che Goffredo Bettini assicura saranno candidati nella prima metà degli eleggibili). C’è il veto alle candidature di Marco Pannella, Sergio D’Elia e Silvio Viale. “Marco lo facciamo eleggere alle Europee con 200.000 preferenze”, assicura per due volte alla delegazione radicale il negoziatore Goffredo Bettini.

Quando spuntano le liste di scopre che i candidati radicali sono quasi tutti nella seconda metà degli eleggibili, ma almeno 4 di loro sono a rischio e almeno tre quasi certamente non-eletti. Pannella entra in sciopero della sete per il rispetto dei patti. Il PD replica che le liste sono immodificabili. Poche ore dopo, le Liste sono modificate, ma per far entrare l’escluso Ceccanti.

Solo un aspetto del tutto imprevedibile (e imprevisto) del risultato elettorale, cioè il mancato raggiungimento del quorum da parte della Sinistra arcobaleno, consente l’ingresso in Parlamento anche di quei candidati radicali che altrimenti sarebbero rimasti fuori.

I Radicali rispettano i patti e entrano nel gruppo PD. Ma non è il gruppo che era stato preannunciato. L’Italia dei valori infatti, con il consenso dei vertici PD,  decide di non entrare né nel partito né nel gruppo parlamentare.

Ruoli in Parlamento:

- I radicali chiedono che, invece del posto di Vice Presidente del Senato che il PD assicurava, un Segretario d’aula sia alla Camera che al Senato. Richiesta negata.
- IL PD assicura che Maurizio Turco avrebbe fatto parte dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d‘Europa. Successivamente spiegano che non si può in quanto ne avrebbero dovuto far parte Franceschini, Fassino e Rigoni. I Radicali chiedono che Turco faccia parte della Giunta delle elezioni, visto anche che è un membro uscente, ma Turco apprende in aula che avrebbe fatto parte della Giunta per le autorizzazioni.
- I Radicali chiedono che Emma Bonino faccia parte della Commissione attività produttive. E’ assegnata alla Commissione ambiente
- I Radicali chiedono che Marco Beltrandi faccia parte della Commissione cultura o, in alternativa, di quella Trasporti, di cui era vice presidente uscente; fu assegnato alla Difesa; 

- I Radicali chiedono l’accessibilità on line per tutti i deputati delle registrazioni delle riunioni del gruppo ad ogni livello, creando un archivio indicizzato: la proposta viene rifiutata

Commissione di vigilanza: meglio non farla funzionare

Per mesi la Commissione di vigilanza sui servizi parlamentari non ha il quorum necessario per eleggere il Presidente, anche a causa dell’insistenza del PD sul nome di Orlando. Quando Riccardo Villari viene eletto, il PD sceglie la linea del sabotaggio della Commissione, con l’invito (illegale) a disertarne i lavori. 

Quando i Presidenti delle Camere sciolgono d’imperio la Commissione dopo le dimissioni di buona parte dei Commissari, e la Commissione si ricostituisce eleggendo Presidente Sergio Zavoli, Marco Beltrandi, il deputato radicale protagonista insieme agli altri della battaglia nonviolenta per il rispetto della legge, viene “punito” con l’esclusione dall’Ufficio di Presidenza della Commissione.

Anagrafe degli eletti: l’adesione vuota

In una riunione con Veltroni, Franceschini Bettini (l’unica riunione concessa ai Radicali dal Partito democratico dalle elezioni politiche alle dimissioni di Veltroni), il PD si impegnò alla mobilitazione per l’istituzione di una anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati a ogni livello istituzionale. L’impegno non ebbe alcun seguito e il PD nazionale non intraprese alcuna iniziativa su quella campagna.

Vicenda Libia e respingimenti

Prima il PD sostengono l’ostruzionismo radicale, poi avviene il mutamento a 360 gradi di D'Alema, oltre ad episodi di contro-ostruzionismo parlamentare del gruppo, per finire con il via libera ai respingimenti da parte di Fassino.

Elezione giovani PD: una radicale è candidata...e ancora non sono usciti i risultati ufficiali

La Radicale Giulia Innocenzi è candidata all’elezione del segretario dei Giovani PD: assenza di regole, violazione delle regole esistenti, pubbliche denuncie di brogli...tutto è documentato in un dossier predisposto da Innocenzi. Embleamtico di tutta la vicenda è un fatto oggettivo: i risultati ufficiali non sono mai stati promulgati dal PD.

Divieto di doppia tessera: dalla teoria alla pratica

Mentre il Partito Comunista Italiano aveva ammesso la soppia tessera PCI-Partito radicale, il PD introduce nello Statuto il divieto di doppia tessera.

La norma non resta solo sulla carta, ma è applicata contro decine di Radicali che sostengono individualmente la candidatura di Ignazio Marino. Ad esempio a Lecco sono 8 gli iscritti Radicali espulsi dal PD.

Elezioni europee:

Il Partito democratico non cerca in alcun modo un accordo con i Radicali. L’impegno alla candidatura e all’elezione di Pannella è pubblicamente rimangiato da Goffredo Bettini. Il Segretario PD Franceschini parla pubblicamente di “divorzio consensuale”, ma i dirigenti radicali negano l’esistenza di un qualsiasi consenso. La Lista Bonino-Pannella prenderà oltre il 2,6%, cioè più delle Europee di 5 anni prima, più del risultato complessivo di Radicali e SDI con la Rosa nel Pugno. 

Nonostante questo risultato, i Radicali sono fuori dal Parlamento europeo. Nei commenti del dopo-voto, autorevoli esponenti PD per la prima volta riconoscono in televisione l’apporto dei Radicali alle elezioni politiche precedenti. Il riconoscimento è funzionale soltanto al tentativo di ridimensionare il calo elettorale del PD alle Europee.

Da un’analisi dell’istituto Cattaneo di confronto tra il voto delle politiche 2009 e quello delle Europee 2009 nelle principali città italiane emerge che il flusso di voti dal PdL alla lista Bonino-Pannella è l’unico flusso misurabile in uscita dal PdL che non sia verso l’astensione. Non solo: il flusso di voti dal PD alla Lista Bonino è superiore a quello dal PdL alla Lista Bonino è superiore soltanto in 3 città su 12. Dunque la Lista Bonino ha sottratto più voti nel campo del centrodestra.

Elezioni regionali 2010

Emma Bonino candidata della Lista Bonino Pannella a presidente della Regione Lazio, diviene dopo alcune settimane candidata anche del Pd e di tutto il centrosinistra. Dopo una lotta nonviolenta e di legalità sull’informazione e sulle firme, che porterà fra l’altro alla non ammissione della lista Pdl nella Provincia di Roma, le possibilità di una sua vittoria contro Renata Polverini divengono sempre più probabili. Nonostante questo l’investimento sulla candidatura alla Presidenza di Emma Bonino non risulta assolutamente adeguato, specie se confrontato con quello profuso in occasione della candidatura Marrazzo.

Presidenza Commissione sull’informazione alla Regione Lazio

Una volta costituito il Consiglio regionale, la composizione delle commissioni prevede che all’opposizione sia assegnata, fra le altre, la presidenza di quella “per il pluralismo e l’informazione”, una sorta di Commissione di vigilanza Rai regionale. Sulla scorta dell’esperienza e dell’azione svolta in questo settore, viene candidato dal gruppo radicale il consigliere Giuseppe Rossodivita. Una candidatura “aperta”, offerta a tutti i consiglieri di maggioranza e opposizione, pubblica sin dalla prima seduta. Dopo vari incontri con i vertici del Pd del Lazio, e dopo incontri a livello nazionale con Emma Bonino, dopo rassicurazioni di varia natura, il Pd decide alla fine di presentare un suo candidato. Al momento del voto, diversamente da tutti gli altri voti, per paura di voti “liberi” dei consiglieri di maggioranza, l’indicazione del Pdl è netta: no alla scheda bianca, e votare il candidato del Pd contro quello radicale. Sarà l’unica commissione ad avere un voto quasi unanime: dei 13 componenti. 11 votano il candidato del Pd, 2 il candidato radicale.

Le condizioni fuorilegge e disumane delle carceri

Quando -con il deposito da parte del Ministro Alfano di un disegno di legge che consentiva di poter scontare in modo automatico gli ultimi 12 mesi di detenzione ai domiciliari anziché nelle carceri sovraffollate e che introduceva il nuovo istituto della messa alla prova- si  è avuta la concreta  possibilità di cogliere un significativo successo nel contrasto delle disumane e illegali condizioni di detenzione italiane, il PD ha fatto di tutto per togliere al ddl ogni significato deflattivo, condividendo così l’impostazione di Lega e IDV di netta opposizione al provvedimento.

Questa presa di posizione del Ministro Alfano veniva dopo due lunghe iniziative nonviolente di Rita Bernardini e dei radicali durate ciascuna oltre tre settimane: la prima, nel dicembre del 2009, per la calendarizzazione e la votazione della mozione radicale sulle carceri (oltre 90 firme trasversali ai gruppi parlamentari, tranne la Lega); la seconda, per l’effettiva applicazione della mozione che si era riusciti a far approvare a gennaio 2010.

Il risultato finale è stato questo: via l’automatismo per la concessione della detenzione domiciliare; introduzione di nuovi reati che escludono l’accesso al beneficio; stralcio della messa alla prova.


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