Cuori come oltre le sbarre - Ipotesi di associazione

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Dario Schonberg
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   Cuori come oltre le sbarre

   Ipotesi di associazione volta alla conoscenza reciproca.

   ATTENZIONE, non per detenuti carceri.

   Associazione per il superamento delle barriere o sbarre costituite da pregiudizi, interessi, culture, usi e costumi diversi.

   Spunto dal film israeliano “Oltre le sbarre” 1984, presenta alla Mostra Cinematografica.

   Considerato che il dialogo e la conoscenza non sarebbero stimolo sufficiente, sulla distanza, e non granché come attività, al piacere s’aggiunge il dovere: la difesa delle etnie, fedi e culture di minoranze etniche, più o meno o molto oppresse (però mi chiedo, che cazzo centra la Padania?)

 

                         Cuori come oltre le sbarre

 

Associazione di dialogo interumanogenere/ senza pregiudizi, limiti o confini

                                                          e senza sbarre di sorta

 

               Nei fini e nei sensi, ATTO di COSTITUZIONE

 

Associazione di dialogo, alla reciproca conoscenza volta, d’affinità ricerca,

d’approfondimento e sì possibile amicizia (ne l’uomo, quale la sua accanita fazione). 

I cuori di libero e responsabile agone, addentro la quotidianità degli uomini tutti.

L’autore scostante assai e tuttavia consapevole che solo nel ridurre le distanze

                                                          o l’abbattere i pregiudizi che sempre...

Così solamente, a curare il problema posto dal fattore umano in suo perenne umore.

                                                          Nella filosofia della non-conoscenza.

                                                          E siamo tutti tanti granelli di sabbia.

 

   Oltre le sbarre! sbarre (come fossero infinite) di esigenze, di condizioni e di ragioni al mondo ed all’uomo come oltraggiose ed ufficiali, noi in quanto ragionevole follia e d’acceso ardore volti a l’impossibile possibile (sottinteso) ne l’infinito del tuo cuore, come d’ogni altro cuore, cuori in attesa di... cuori come se...

                                                                                Noi, il cuore come oltre le sbarre.

   In conclamata condizione poetica (rigorosamente lo siamo e l’Ideale... pura poesia?), ne la licenza poetica offertaci nell’indicibile (a volte) dono dell’ispirazione, severamente, tenacemente, ostinatamente avversi a pregiudizi, schemi mentali, necessità, orgogli ed interessi che armano le nostre abitudini e pigrizie mentali e l’un l’altro contro... ci muovono e, così, ci disperano, di disperazione sì vissuti, ma a noi come reciprocamente sconosciuti dentro, noi qui d’inquieta ed esposta speranza nel fare, comunque fare! purché fare sia.

   Noi il cuore (come oltre le sbarre, ora) a te a porgerci ne l’anelito ch’è nostro e proporci d’innanzi, di umile prepotenza urgente la presa? sul tuo infinito cuore.

   Infinito come se fosse, infinito in verità essendo, al tuo sguardo l’indagare e constatare.

   Perché, oltre quello che di te ti raccontano e ti mostrano, di te... chi tu sei, dentro di te?

                                                                                Un cuore dietro le sbarre?

   Pure tu, le sbarre della vita?, per indurite e crescenti ragioni (non sempre confessabili) e come infitte tra etnie, idee, religioni ed altra tanta fazione.

   Noi vogliamo svellere quelle sbarre! quale che sia l’ambito loro, l’orgoglio che le trattiene come e dove sono o la loro consuetudine divenuta pensiero e vita d’ogni giorno e loro abitudine.

   Le sbarre di questo mondo, di questa società, di questo umano.

   Le sbarre dei nostri immediati interessi, le convenienze, gli egoismi sì che l’istinto, in noi, in prima battuta, sempre coltiva e la povertà di tempo, di spazi e di più assennate parole dalla riflessione prodotte, la mancanza di tempo e di spazi ecco che tanto favorisce. 

   Sbarre dure da estirpare a noi dentro, come radicate dalla quotidianità e dalla pigrizia incline nell’opinione al conoscere altro dire e, così, al non progredire?

   Il mondo come in prigione, il suo futuro, il genere umano?

   La nostra grande anima.

   I nostri slanci più imposti ed altrimenti interessati che sempre vorremmo! e vorremmo... ma ecco che la nostra convenienza, ne le circostanze insorta o da altri stimoli sollecitata, la convenienza i nostri protesi li sospinge via, sbattendoci in faccia gli altri e consueti e più facili modi di essere?

   Umori non analizzati a fondo, stati d’animo arenatisi alle prime spiagge della vita, pregiudizi.

   E convenienze, interessi e mani! che stanno come se si dessero la mano, ma per tenersi lontane, a distanza dalla possibile visione di come siamo simili, anche se non eguali.

   Diverso il parlare, gli usi ed i costumi, diversa la mente?

   Simile il cuore ed analoghi, in noi, i problemi come le loro possibili soluzioni.

   E le sbarre, di questo mondo e di questa società, svellere dal loro perno ( che umore fa) lo dobbiamo, a vederci come potremmo essere! se solo avessimo sguardo e cruccio diverso.

   Nemici cuori sempre? Non a chi contro di noi si volge, quale che sia il suo ostile intento.

   Noi, avversi all’indifferenza, al protrarsi dei problemi, agli interessi contrapposti e come coalizzati nel mantenere lo stato delle cose, a danno dei tutti come d’ogni ingenuo sognatore.

   Noi vogliamo cambiare il mondo! anche per mutare noi stessi nello sforzo sì intenso e darci possibilità e vita e futuro e significato e senso diverso.

   Noi siamo l’uomo, il fratello, il discusso sognatore a tutte le ore.

   Noi siamo come vorremmo essere! lo siamo? disperatamente sognando.

   Noi che non siamo come ci vorrebbero ridurre le fazioni, le rivalità, le azioni ed i loro pregiudizi che ancora e sempre esistono e resistono, ad onta di ogni buonsenso e d’altro interesse, interesse a dirsi nel suo vero.

   Consistenze che tanto tengono duro, finché più dura ostinazione non muoverà loro contro?

   Noi siamo come vorremmo essere! e, testardi, tali ci insistiamo e ci diciamo e dichiariamo al mondo.

   Ne lo spirito di fratellanza, di pace, di concordia universale.

   Noi siamo per tutte le armonie!

   No macerie, orrore e sangue.

   Le guerre ( e tutte le guerre) un inutile osceno ( ridicolo, se non fosse tragico) e problematico lo spreco di risorse e di energie, di vite.

   Noi, d’opposizione a tutte le ragioni della guerra.

   La guerra in guerra! sì, ma d’ogni uomo contro a quell’infelice se stesso, addentro il proprio difetto, l’unica battaglia degna di considerazione e di notevole azione.

   Noi siamo per tutte le armonie, ricordate?

   E come pretesto, l’Uri Barbash di feroce occasione, punto di partenza, avvio, stimolo e spinta... ecco: il nodo mediorientale, senza la di cui soluzione il mondo mai è che si potrà dire in pace?

   Qui, pretesto ed origine, il Medio Oriente, cruccio del mondo che si duole, luogo che distoglie d’altri fronti o così impegna ed argomenta le nostre vite. Le vostre... le vostre come?

   Il Medio Oriente, sfida cruciale del genere umano.

   Irrisolto intruglio di spezie non garantite.

   E quando mai districato sarà se non sappiamo guardare oltre le sbarre della comune ed avvilente costanza, al mondo, al genere umano tutto, se non sappiamo cogliere il nerbo delle ragioni che ci rendono come forti dentro, apparentemente, quando invece ci dicono, all’evidenza, deboli e come esangui in molte delle umane prove?

   Il soggettivamente contrario, nel suo manifestarsi, lo stato dell’uomo oggi qui a contraddire?

   E chi non è o pro Israele o pro Palestina?

   Noi che siamo a favore d’entrambi o, ad entrambi, come idealmente contro.

   Noi, siamo per risolvere il problema, ne la soddisfazione generale, come pure possibile se solo noi si sapesse scrutare nel mistero che ci percuote la coscienza, a guardarlo da un punto di vista più elevato.

   Lo sguardo del Titano! Titano nel dirsi dello sguardo, invece che l’occhio come accecato dalle proprie proterve ragioni, la vista del dentro-nano come se non si sapesse alzare più di tanto nella sua statura.

   Interessi, convenienze, pregiudizi.

   Ragioni che turbano e deturpano una vista più razionale e volta lontano lontano: al domani possibile del genere umano?

   Il Medio Oriente come spunto, sentimento e come pretesto per il volgersi al mondo.

   Il Medio Oriente, dunque, come slancio ed ambizione di risoluzione verso il cuore dei conflitti tutti che vivono il mondo e l’uomo di questo tempo, il senso di grandi possibilità non colte ancora o, d’alternativo, a suggerire un come di catastrofe sicura?

   Ogni problema o conflitto, se risolto, quale possibile opportunità di pace e di fratellanza d’ambito più generale? Se altri cuori come oltre le sbarre... ne convenite?

   Su, dite! Coraggio, il vostro cuore oltre le sbarre! voi a vostro parere.

   Noi, il Medio Oriente come centrale nel nostro essere, noi volti al mondo, a conflitti altri tentare di dipanare e risolvere, a battersi per entrambe le parti, le loro ragioni viste e filtrate dalla nostra prospettiva che tanto sa di luna, se non di autore, noi nella dignità umana, la verità che qui ci dice, nel protrarsi del protrarsi nel giorno del mondo.

   E noi protesi cuori... il Medio Oriente perché... sì, l’ispirazione grata all’immaginazione accesa, folgorata e sedimentata, da quegli aitanti di Zadok e Bakri che il loro seme lo condussero, nella soggettiva visione del poeta, là dove tanto fertile seme attendeva il come deperito cuore, cuore giacente in anelo di nuove aurore.

   Noi, a batterci per ogni parte che meriti di essere sostenuta nel suo travaglio di vita e, idealmente, per tutte le parti bisognose di altro ed ulteriore sincero punto di vista, oltre le proprie sbarre.

   Noi, tutti i Problemi per l’Uno e, l’Uno, per tutti i Problemi del Mondo.

   Noi che, così facendo, per il nostro mondo interiore lavoriamo e lo sappiamo, certo.

   Non come va il mondo, ma come si dovrebbe! e, lottando strenuamente, come tutti potremmo dirci se fossimo più onesti e sinceri con noi stessi.

   Tutti i Problemi per l’Uno e, l’Uno, per tutti i Problemi Altri.

   In uno spirito autentico di fratellanza, di pace, di concordia universale, sempre vivo e sempre presente lo spirito sia pure tra le lacerazioni del mondo.

   E finché la fiammella permarrà accesa...

   Noi, autorizzati a sperare poiché come schierati idealmente al favore dei tutti ed a tutti contro, noi come protesi ad un mondo migliore.

   Autorizzati a sperare? Perché, il fare, il semplicemente fare, lo sperare ci consente (con nostra intima dignità), senza quelle indecenti ed a noi inconcepibili ipocrisie.

   Lo sperare, possibile se altri possibili animi a noi verranno incontro e ci reggeranno la mano e lo spirito quando, nella lotta ideale, sia pure senza sangue o violenza e non altro sopruso, l’animo tenderà a cedere o al lasciarsi andare.

   Oh tu, dammi forza e vigore e incitamento.

   Oh tu, schiaffeggiami il volto se un attimo di pausa coglierà la mia attenzione, onde riportarmi alla realtà ed al cimento.

   Oh tu, sii nostro critico e nostro stimolo, nostro pungolo ulteriore in una sfida a questo mondo dilaniato come dilaniato.

   Tu, nostra coscienza ulteriore come fossi, tu non silente, né inerte o altrimenti affaccendata coscienza, a Questi Noi di sprone?

   E se, con o senza il nostro apporto, un conflitto dei tanti che governano il conflittuale mondo, un problema si dichiarerà risolto, tu nel tuo, come vittorioso ed appagato? non rinchiuderti in te stesso, nella tua vita, la tua speranza avendo il suo parziale esito ottenuto?

   Non sederti nella tua coscienza! perché, se la tua vita è dura, complessa e già intensa da vivere, sia pure in Quello Spazio risolto, il resto del mondo come disperato belligerante più disperato ancora vive.

   Il tuo affanno sia per ogni problema, come se ogni problema fosse il tuo personale affanno.

   Ogni Problema per l’Uno e, l’Uno, per tutti gli Altri Problemi.

   Perché solo così, l’uomo potrà dirsi e sentirsi vivo, quale che sia l’esito d’ogni insanabile sanabile.

   Il mondo che non sarà l’ideale, ma migliore sì, più sopportabile da vivere? questo fottuto disperato meraviglioso mondo.

   Un tempo in cui ci sia ancora posto e ragione di vita per la speranza.

   E spera e dispera! ma spera.

   E ancora dispera! ma sempre spera che disperando forse... oltre le proprie sbarre?

   Non c’è soluzione durevole priva di un profondo senso di giustizia da le parti condiviso.

   E ancora ed ancora... se tu avrai dato, il diritto morale avrai: di poter sperare.

   Sì, il fare, fare qualcosa, qualsiasi cosa! ma che fare sia al cuore del mondo e non solo per il battito del tuo cuore soltanto.

   Qui, a ripeterci: il conflitto che male ti viveva... risolto?

   Non sentirti appagato, non fermarti, non chiudere gli occhi, non metterti a dormire.

   E il resto del mondo alla malora?

   Noi ad insistere: vivi come vivi! e, da vivo, guarda oltre il limite del tuo orizzonte, là dove il mondo come in attesa di uno sguardo più elevato, sguardo da Titano.

   Lo sguardo volto al mondo, più che al tuo interesse immediato.

   Come se, contribuendo alla soluzione dei problemi che percorrono il mondo, noi alternativi alle belve d’umore pazze che dentro di noi sempre, in tale fatica, sì noi d’audacia e d’ardore che se oltre le sbarre... la parte di noi stessi, nel profondo a risolvere, là dove più è arduo e l’anelo di ogni sognante solutore nonostante tutto sopravvive...

   In noi, se vive un limite, un ostacolo ad un passo ulteriore, oh uomo! sali di un gradino il tuo punto di vista: è la scala dell’evoluzione.

   Oltre le sbarre di questa vita.

   E la pagina della vita si potrebbe anche dire come infinita?

   Noi siamo e saremo per tutte le armonie.

   Conflitti, travagli, affanni che il mondo lo ammazzano?

   Quale la tua interpretazione dell’autentico spirito del mondo?

   Noi siamo il problema! noi stessi in noi e non altri ad esserlo.

   E se noi siamo il problema, in noi giace anche la possibile soluzione.

 

   Oltre le sbarre dell’umana condizione umana.

   Oltre le sbarre che la nostra anima, sia pure sovrana, a come reclusa le sbarre la riducono?

   E tu, che vuoi fare per le nostre parole, i nostri intenti, i nostri sentimenti a sostenere e condurre ai confini della ragione o della follia, sia come sia e... cos’è ragione e cosa follia?

   Tu puoi, se vuoi. Vuoi?

   Noi ti vogliamo ( è un bel modo per sentirsi vivi, vivi dentro, vero?) e in te crediamo.

   Siamo di vitale pensiero vitale.

   Aspettiamo le tue risorse, risorse a noi.

   Perché... cercasi cuori come oltre le sbarre, idealmente oltre ne lo slancio, dalle proprie celle esistenziali i possibili cuori di nuovi ardori, noi dovunque nel mondo a cercarli, ad interessarli e curarli prima nello sperabilmente, nel colmo dei problemi del mondo, da guerre, dissidi, lacerazioni, rancori, orgogli senza criterio e come privi di misura, il mondo sì provato e sì sfinito.

   Orgogli che non conoscono la propria altrui recensione?

   Cuori come oltre le sbarre! a questi cuori già, voi a tenere fiera compagnia.

   Cuori come oltre le sbarre! voi ad infonderci forza e vigore ulteriore e senso e vita e speranza sempre.

   Cuori come oltre le sbarre! voi al pessimismo nostro contrastare con il vostro benvenuto calore.

   Cuori come oltre le sbarre! che d’ottimismo sempre si dice il fare: per l’uomo, per il mondo, per la vita in ogni sua significante estensione.

   Dunque, siamo sul dialogo e volti alla reciproca conoscenza?

   Tuttavia, per fare carne e sostanza, un programma politico ci vuole e fatti e solidi intenti a consegnare slancio ulteriore al nostro raduno d’anime, vitalità e fermezza, comprensione e poesia e visibilità a noi attorno nel mondo, ma visibilità in coerenza e dignità e, su tutto, la verità dei nostri cuori, qui come oltre le sbarre.

   Il nostro programma politico si dice: il lottare per la difesa ed il riconoscimento di tutte le etnie, le culture, i costumi, le idee, i credi e gli aneliti di libertà, questo addentro il nostro intento di status quo dei territori nazionali (che non vogliamo dividere o smembrare, noi a pretendere solo dignità e diritti, rispetto e considerazione, libertà e verità per l’essere come uno dentro si sente).

   Quindi, là dove le anime diverse oppresse sono o avversate o solo e comunque ostacolate nelle loro diversità...

   Non l’indipendenza, il distacco o la guerra vera, strisciante o mascherata, noi mai a puntare a questo, a ricucire ed unire piuttosto... noi sulle autonomie per reali e sofferenti diversità, sempre soggettive e sempre relative e comunque sempre vive, a rendere l’uomo non il recalcitrante riottoso, se non il sofferente ostile perché angariato da soprusi ed ingiustizie, noi a chiedere considerazione e, così, a porre le basi, d’invece, per un uomo libero e responsabile e fiero e partecipe efficiente all’orgoglio nazionale, là dove l’uomo vive, se partecipe si sentirà l’uomo dentro e maggiori le possibilità nella riconosciuta libertà ed ottenuta dignità, nel rispetto d’ogni uomo sempre, quale che sia l’uomo ed il suo Inferno.

   Libero, libero, libero e partecipe e forse pure felice? Se riconosciuto per quello che è dentro, come l’uomo si sente, diverso dal modello dominante ed imposto invece che proposto nella non sempre libera competizione di modi di essere, di comunicare e di vivere la propria vita...

   Statusquante, per l’integrità dei territori nazionali, ma autonomie e libertà per le diversità tutte (quale che sia la diversità).

   E non per questi miseri noi stessi il verbo (prestigioso sempre) del fare che, se fai, sperare lo puoi sì, alla pura condizione del fare qualcosa che vera e sincera sia.

   Il nostro fare che, vero e sincero a dirsi ad ogni ragionevole deduzione, è per il cuore del mondo.

   Cuori, dove siete?

   Noi siamo qui e cuori siamo come oltre le sbarre, barriere consegnateci dal destino e, da noi, sbarre avversate, di slancio ideale superate e...

   Ehi, cuori come oltre le sbarre? Ci siete a loro oltre?

   Qui questo, il nostro gran malaffare si dice: d’impeti, di sensi e serissimi proclamati intenti.

   Noi siamo per tutte le armonie! e siate voi a scolpirlo indelebilmente nel nostro animo a caratteri di fuoco.

   Noi siamo per tutte le armonie e siamo in continuo divenire.

 

   Dove pace senza giustizia, * un’altra shoah è sempre in agguato

   dietro il non tanto misterioso angolo della storia.

Venezia, Cannaregio – Ostaria da Rioba 17/11/2009.

 

   Nota.

“Oltre le sbarre” è il titolo di un film israeliano del 1984 (ispiratore di questo testo).

Regia di Uri Barbash, attori protagonisti Arnon Zadok e Muhamad Bakri.

Premiato alla Settimana della Critica della Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, lavoro eccellente.

* Parole prese d’altro cuore, a questo testo confinante (Associazione “Non c’è Pace senza Giustizia” a cui, nella prima stesura, questa ipotesi di associazione tendeva a sovrapporsi con le proprie ideali propensioni, poi scrivendo altro).

 

   Decalogo per cuori come oltre le sbarre

 

   Se il pensiero è guida, controllo, attenzione... il cuore ne è il motore.

   Se pensiero dà senso e direzione ad ogni andare, il cuore è l’accendersi

                                                      e l’agire stesso in ogni andare.

 

1)   Fascisti o comunisti, bianca o nera la pelle, quale l’etnia o il credo nell’uomo... dentro, siamo simili! pur essendo diversi nelle similitudini come variegate.

      Il cuore come oltre il pregiudizio, l’immarcescibile orgoglio di parte, il certo ed immediato interesse.

      Il cuore come oltre queste sbarre, d’ostacolo al senso comune dell’ambiguo divenire del genere umano, teso verso il livello più basso, d’interesse e di convenienza certo e che altro?

 

 

2)   Che l’ispirazione assista la forma poetica dei nostri cuori che, in quanto tali e in piena condizione, tutto potrebbero e vorrebbero! ne l’inclemenza perdurante delle intemperie nel mondo e, ne l’ognuno, intemperie di travaglio e d’ostacolo sul suo anelo il più vero di vita.

      Tu, quale la tua intemperie e come volta: al tuo interno ad imperversare e, conflittuale e dibattuto, il tumulto a crescerti diverso nel migliore, o per esterni e ad altri contro il tuo malessere d’animo, secondo te e secondo il tuo stretto interesse invece che in prospettiva di Luna, in una visione globale delle cose del genere umano?

 

 

3)   Ispirati, se della musa il bacio, nostra sia la licenza poetica che, al cuore del nostro cuore, d’intenti e di versi e per significati, insoliti nel proporsi e nel dichiararsi, la licenza poetica sì comporta ed oltre le sbarre della vita, a tutti gli effetti, tale illuminazione interiore ci muove: incontro a nuove prove, del destino quali che siano le prove.

      In amore per la vita, quale che vita sia.

      Un cuore che niente abbia da offrire, è cuore arido ed insulso, ma cuore rimane, cuore di possibili svolte sempre, d’accensione e, forse, pure di altra dedizione?

      Un cuore che niente sappia dare, di che avendo o non avendo non è il punto, la sua impotenza invece a dirsi quanto di più grave possa esserci per un cuore e, apparentemente, come incurabile cuore?

      Il mondo, la vita! siano la cura come vitalizzante, per nuova ed inaspettata vita consegnare a l’incapace cuore.

 

 

4)   Il cuore come oltre le sbarre, volto alla conoscenza reciproca: a donare ed a raccogliere, d’altri cuori, gli inauditi versi, fossero pure cuori come ancora dietro le proprie sbarre?

      Nel segno e nella scia della non-conoscenza.

      Perché... se ci conoscessimo veramente, prima... oh, con slancio e puro e vivo impegno, se...

      Quanti che, da dietro le sbarre, i cuori ancora, covano il proprio sterile malumore, cuori difficili e del verso di intenso senso di altri cuori... i cuori difficili ancora come ignari? Perché se...

      Secondo la non-conoscenza, noi siamo il granello di sabbia e tutti gli altri uomini al noi granello attorno, come fossero l’ignoto universo in attesa di esplorazione, di interesse e di conoscenza.

 

 

5)   Cuori per altri cuori, quale l’ideale, la fede, il colore di pelle o l’etnia... cuori come mano nella mano, a camminare verso il futuro.

      Con speranza a camminare, perché l’amore, il rispetto, la considerazione, sono i primi fondamenti di una plausibile e non ipocrita speranza.

 

 

6)   Mai comitati d’affari! non qui, non in questo cuore come oltre le sbarre.

      Comitati d’affari che irrobustiscono (e saldano anche) relazioni le più varie e le più improbabili o assurde.

      Comitati d’affari che, nel volgere al cattivo tempo delle cose, si ritirano, ritrattano, si arroccano nel loro interesse immediato e...

      Il cuore, cuore come oltre le sbarre! se ne fotte di quale sia il tempo oltre dette sbarre e, da cuore quale si pretende e si dice, cammina e va per il mondo incontro ad altri cuori.

      Un poetico ombrello d’intenso senso come bastevole ai suoi timori d’ogni accidente di sorta in sorte.

      Comunque, merda! comitati d’affari?

      L’amore, la vita, il futuro, il loro senso siano l’unico affare concepibile e possibile a tanto cuore come oltre le sbarre.

 

 

7)   Noi cuori, sbarre o non sbarre, siamo la vita e la morte siamo! e come siamo, nel momento, dipende dall’umore della vita in quel fottuto momento.

 

 

8)   Noi siamo la vita e la morte siamo? A vostro senso, definire.

      Tuttavia, stimoli, motivazioni, argomenti di vita e colori interiori, nel Bene e nel Male, da l’Altro, l’Altrove e l’Altrimenti ci vengono come ispirati ed inseminati e, sia il Bene o sia il Male, sostenuti dall’ebbrezza del caso e nel tormento del suo cimento.

      Noi cuori, a sempre dipendere ed interagire con altri cuori.

 

 

9)   Noi tutti, cuori d’ogni sorta e d’ogni umore o considerazione, cuori oltre le sbarre, come cuore a cuore accanto al suo fianco, d’interiore movimento! volti ed intesi a lenire la cosmica solitudine del genere umano sempre.

      Solitudine, fino a quando un Dio non più latitante, un alieno amichevole o un senso della vita ulteriore non si presenti, nel bussare, al davvero bisognoso cuore che, per quanto oltre se ne dica, nella notte del suo cuore, dietro quelle sbarre è che sempre si ritrova.

 

 

10) Perché ogni cuore... da solo... che può? sperare, che altro?

      Ma cuori insieme (e più cuori ancora) come a fare, ad agire, cuori a spendersi, il mondo intero, le sue sorti, il futuro dell’uomo, cuori insieme camminando, il mondo forse pure a cambiare nelle sue non invincibili realtà?

      E come il mutare del mondo?

      Nel bene o nel male?

      Dall’umore della vita dipende, in ogni momento! e secondo l’opinione di quel dato momento.

Venezia, Dotazione 14/ 8 – S.Elena 10/11/2010.

 

   Lettera da un cuore (dietro le sbarre) come oltre quelle sbarre medesime

 

   Il Party di If * indetto è nel vento della notte.

   La notte nel cuore nel cuore della notte,

   lungo il cammino addentro la notte dell’umanità

                         e d’ognuno, il proprio incedere,

                                                come fosse...

   A tutte le ore del cuore di questa inclemente mente.

   Ne l’inclemenza de le intemperie tutte, dentro.

 

   Così diversi e così simili! così vicini e così lontani! cuori d’uomini.

   E mani che la mano si danno! al fine del tenersi mani avverse e distanti?

   Da un cuore dietro le sbarre, come se fosse, a quelle sbarre medesime, un cuore oltre?

   Cuore in piena condizione poetica, licenza avendo a sé dentro.

   Da dietro le sbarre, oltre le medesime, cuore idealmente.

   Le sbarre di questo mondo, di questa società, di questo umano?

   Le sbarre dei nostri immediati interessi e le necessità e le convenienze, i compromessi di basso livello e le trattative ulteriori volte a... sbarre dure da estirpare a noi dentro.

   Il mondo come in prigione, il suo futuro, il genere umano a dirsi tale?

   O vene di ogni cuore possibile! cuore ad accendersi disposto nel suo volgersi all’uomo ed al mondo, oltre il criterio del proprio pregiudizio, dell’interesse costituito e spesso coalizzato, del proprio antico castello di illusioni illuse, tanto cuore seduto nel rassicurante agio del proprio territorio, fisico sociale, morale, esistenziale territorio e del suo relativo benessere che...

   O cuore! dove più i sensi se non nell’Altro, l’Altrove e l’Altrimenti?

   Cuori, voi che, nelle vostre certezze o dall’inferno delle proprie disperazioni, il mondo lo scrutate e come lo vedete lo vedete, che cosa e come intuite oltre le apparenze e cosa dietro l’orizzonte a voi si nasconde e perché si cela?

   Timori, curiosità, paura, speranza, Disperanza?

   E se l’uomo...

   Sì, l’uomo, se desse più ascolto... se si consegnasse...

   Perché...

   L’Apocalisse dietro l’angolo della storia nell’uomo?

   Eppure...

   L’ottimismo della volontà? Che il pessimismo della ragione qui prevale?

   E l’ottimismo ulteriore che, nel fare, qualsiasi cosa fare purché fare sia! e senza egoismi, avidità od ipocrisie nel fare... il fare che, se non vince, il fare in quanto fare stesso nel dirsi, al resistere v’induce e dentro vi regge, vi regge?

   Quel tanto sufficiente, vi regge, a stimolare il passo a fare un altro passo ed un altro ancora, a camminare al mondo ed alla vita incontro, questo... il semplicemente fare?

   Nel senso forse non ultimo, ma più vero della vita.

   Siamo granelli di sabbia da ignoto universo circondati.

   Ogni altro uomo, parte di quell’universo, come fosse in sé universo intero, essendo invece solo un altro singolare ed eccezionale granello di sabbia.

   L’ignoto, l’Altro, l’Altrove e l’Altrimenti, in attesa di domande, di avvicinamento, di interesse e di continua esplorazione.

   Il proprio cuore come offerto sulla propria mano e non ad impugnare, d’ostile e d’acerrime paure e stolide chiusure, il manico del proprio interesse immediato, il punto di vista irrinunciabile ed immodificabile o l’orgoglio del proprio soglio detto nell’Io Voglio?

   Mani che si danno la mano! ad impegnarsi nel tenersi lontane.

   Cuori, da sbarre e barriere e pigrizie mentali, cuori separati.

   Cuori che, secondo la non-conoscenza, dovrebbero andare oltre la propria lingua o fede o costume o consuetudine o legge od opinione e...

   Cuori che se fossero in conoscenza e dialogo e di possibile amicizia...

   Siamo simili e diversi e simili! e andiamo in una sola direzione: quale non si sa, ma un sospetto qui me lo dice.

   E se... se noi... se noi uomini tutti, noi cuori...

   Siamo e viviamo nel perdurante cozzo delle ragioni.

   Ragioni da ogni genere, interesse, partecipazione, rigore ed ostentazione, ragioni vissute come vissute?

   Arroccarsi nel proprio sapere o farsi castello o senso nel dirsi, nella difesa della razza, del territorio, forse della propria anima... è poi vero senso e di quale debole fallace intenso?

   Animo speso nell’assillo e nel pensando se vi conviene il cosa o il come e quanto ci potreste guadagnare...

   O nani! o titani! di quale misura volete contare ai sensi del mondo? (e non di una sua sola fragile ed incompiuta parte)

   Da un cuore dietro le sbarre, come fosse oltre le medesime.

   E d’ogni cuore che si levi un verso! qui, il mio a volare nel cielo alto e, cuore, chiunque tu sia o cuore altro, quale il tuo dannato verso?

   Cuore, dimmi, chi sei? chi dentro di te?

   E quel che di te a noi appare, come fosse dietro a le tue sbarre?

   Quali i tuoi problemi? Soluzioni, teoremi o altri dilemmi?

   Certo, per le strade della vita vai, portandoti dentro tutte le tue ragioni e come suscettibile in ogni contatto, di contrasto o di libera, nel caso... sia pure irresponsabile, ma di libera confutazione?

   E se la mano, il cuore, il suo verso idealmente teso fosse a...

   Mani che si danno la mano! a tenersi lontane nel più stringente e diabolico inganno?

   Se non fossimo così supponenti, orgogliosi, arroganti, egocentrici, intriganti e così coglioni... così impotenti contro noi stessi... se...

   E come comunicare il proprio cuore tra sbarre e sbarre altre e sbarre tutte?

   Comunicare, idealmente a tendere l’essere del proprio essere e...

   Il nano come costretto dal suo interesse immediato che è pure un fatto e tuttavia... suvvia!

   Il titano che di Suo Invece...

   Sì, il titano potrebbe! e può, sbarre evadendo con le ali della propria fantasia e la poesia quale forza propulsiva a staccarsi dal suo sito quotidiano, ad abbandonare il travaglio insito nella nano-misura, titano come a levarsi in tutt’altra ed interiore statura?

   Sì, il titano, sulle ali della notte.

   E la notte è tutta la nostra grande anima.

   L’autore è scostante per definizione e per sua natura, quando vive! che non lo è, riservato e schivo, se il suo cuore si scrive nel cimento d’ogni tempo.

   Scostante per ipersensibilità a tutto e sempre e comunque ipersensibilità.

   L’autore che secondo la filosofia della non-conoscenza...

   L’autore, idealmente volto a battere i marciapiedi d’ogni possibile cuore, suscitati cuori ed autore teso a vite altre e diverse, gli interessati cuori d’ogni cuore d’occasione!

   E al diavolo le sbarre d’ogni prigione, a corpo o anima le fottute sbarre.

   L’autore, a sé dentro, come vorrebbe esserlo nella sua immaginazione e nei suoi ideali e sogni e fantasticherie tutte, adeguandosi alle proprie visioni, e non come solo potrebbe, stretto nei limiti di fattibilità, di interessi e di convenienze, per quanto seducenti e come argomentate.

   L’autore come si dovrebbe essere e, la costrizione, dai bisogni dei propri sogni.

   Il sognatore a tutte le ore della mente.

   Grato a Zadok e Bakri per l’ispirazione di versi, fantasie e diverse suggestioni.

   Zadok e Bakri, i due veri aitanti e con le palle a tutto palle dette?

   O cuore di nano! o cuore di titano...

   Io sono per tutte le armonie.

   Io, come dilaniato dentro da indicibili lacerazioni dentro, come se solo così potessi lenire me stesso in me stesso, io volto e stimolato ed impegnato al tentare di conciliare ogni inconciliabile nel suo inteso a dirsi tale.

   Inconciliabile, all’uomo ed al mondo, fatale nel suo letale?

   Ne la mia ricerca addentro, io come se disperatamente intento fossi ai puri sensi de l’ineccepibile sentire: problemi e soluzioni e teoremi e loro deduzioni.

   E non serve a niente! la lacerazione sempre e comunque in onda nel mio cuore, però il mio verso vive e, così, speranza è che vive?

   Perché non c’è pace senza giustizia condivisa, sostenuta e, dentro, in versi di giustizia, pace di senso vissuta.

 

   Il party di If indetto è nel vento della notte.

   La notte nel cuore nel cuore della notte,

   lungo il cammino addentro la notte dell’umanità

                         e d’ognuno, il proprio incedere,

                                                come fosse...

                                                Sintomo di speranza?

                                                Perché...

                                                se l’uomo...

                                                se il genere umano...

Roma, B & B Intrastevere 13/1/2011.

 

* Da una celebre poesia di Rudyard Kipling, non nel senso di quel testo, ma qui d’ispirazione.

Allusione anche ad un mio testo (Il Party di If, in “Canti, ritratti e teoremi ne l’impero de lo Vil Male”).

 

 

 

Dario Schonberg