Finalmente liberi di amare chi si vuole. Intervista a Marco Pannella

di Fabrizio Paladini, da “Notizie Radicali”, 11 ottobre 2010

Quarant’anni fa, il 9 ottobre 1970, il Senato approvava la legge Fortuna-Baslini che istituiva il divorzio in Italia. La legge entra in vigore il 1 dicembre. Il settimanale “Panorama” in edicola questa settimana rievoca quell’evento, e pubblica un’intervista a Marco Pannella curata da Fabrizio Paladini

Primo dicembre 1970. Marco Pannella, formidabile quel giorno?

“Formidabile, vero. Io ero davanti a Montecitorio con una pattuglia di radicali, anzi della Lega per l’Istituzione del Divorzio, avevo un cartello con su scritto: “Argentina Marchei ha vinto, Paolo VI ha perso”.

Chi era Argentina Marchei?

“Una signora romana, una comunista che da tanti anni non vedeva suo marito, disperso in Russia. Una popolana di Trastevere che si era rifatta una vita, illegale perché era ufficialmente sposata e voleva tornare nubile per poter regolarizzare la sua unione”.

Oltre a Mauro Mellini, Sergio Stanzani, e lei, c’era anche Emma Bonino in piazza?

“Ma no, Emma cominciò a fare politica nel 1974 con il referendum. Adele Faccio mi mandò tre ragazze dalla Francia per darmi una mano, ed Emma era la migliore”.

Fu una battaglia dura? Su quali aiuti contavate?

“Il vero coautore della legge, oltre naturalmente al socialista Loris Fortuna e al liberale Antonio Baslini che presentarono il testo definitivo poi approvato, è un tipografo milanese che si chiama Enzo Sabato. Era lo stampatore del “Giorno”, ma poi divenne editore e direttore di “ABC”, un settimanale che fece sua la battaglia per il divorzio”.

“ABC” metteva le donne nude in copertina.

“Era considerato un giornale pornografico, ma fu quello che ci aiutò di più. Più dell’“Espresso”, più del “Mondo”.

Anche lei scriveva su “ABC”?

“Tutte le settimane prendevo il treno di notte da Roma a Milano, seconda classe, primo vagone, primo scompartimento. Arrivavo in anticipo e non c’era mai nessuno; subito mi toglievo le scarpe, che puzzavano un bel po’, accendevo una Celtique (sigarette francesi col tabacco nero tipo Gauloises, ndr.), che faceva il resto. L’aria era irresponsabile. Chiudevo le tendine, spegnevo la luce e mi sdraiavo: quando entrava qualcuno, fuggiva e io dormivo tranquillo. Ma solo fino ad Orvieto, perché lì saliva uno studente che si chiamava Oreste Scalzone e che andava a far visita a Giangiacomo Feltrinelli a Milano. Con Oreste, che sopportava la puzza, dividevamo lo scompartimento”.

Che c’entra con “ABC”?

“Andavo a Milano a chiudere in tipografia il giornale. Non avevo una lira allora, e per risparmiare passavo la notte in treno. Ma “ABC” fu determinante per la vittoria”.

La DC e la Chiesa vi facevano la guerra, una guerra impari…

“Una guerra di facciata. Perché la base, molti elettori e anche molti preti, erano con noi. Sa quanti democristiani avevano una seconda vita e volevano regolarizzarla? Poi, certo, politicamente fu dura. Ma non mi sono mai spaventato, anzi”.

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Fonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=2556

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