Manifestazione in solidarietà con il popolo tibetano
02/11/2011 - 15:00
Mercoledì 2 novembre a partire dalle ore 15, si svolgerà a Roma, in Piazza Montecitorio un importante evento di solidarietà con il popolo tibetano sulla drammatica vicenda dei monaci buddisti che si sono suicidati in queste ultime settimane, a causa delle drammatica condizione di vita imposta dalla repressione cinese.
All'iniziativa, promossa dalla Comunità tibetana in Italia e dall’Associazione Italia-Tibet, hanno finora aderito l’Intergruppo sul Tibet alla Camera dei deputati, l’Intergruppo sul Tibet alla Regione Lazio;Associazione per il Tibet e i dirirti umani del Consiglio regionale del Piemonte., il Partito Radicale Nonviolento, transnazionale e transpartito; le Associazioni Aref International, Rimè Onlus, Tso Pema, Nitobe, Casa del Tibet, Associazione Culturale Progetto Asia, Istituto Samantabhadra di Roma, il monaco tibetano Gesche La.
Hanno preannunciato la loro partecipazione: Kalsang Dolker, Presidente della Comunità tibetana in Italia, Marco Pannella, leader dei Radicali, Matteo Mecacci, deputato Radicale-Pd, Rocco Berardo e Isabella Rauti, Consiglieri Regionali del Lazio, Presidente e Vice Presidente dell’ Intergruppo sul Tibet alla Regione Lazio.
In Piazza Montecitorio si svolgerà una pacifica manifestazione in ricordo dei giovani tibetani vittime della persecuzione cinese. Una manifestazione che vuole ricordare a Pechino e al mondo libero che il problema del Tibet non si risolverà mai con la brutale repressione e la propaganda menzognera cui, peraltro, nessuno crede più. Finché la Cina continuerà nella sua ottusa e cocciuta negazione del “problema Tibet” lo spirito e l’eroismo dei tibetani saranno sempre lì, indomiti e coraggiosi emblemi di un popolo che non intende farsi “normalizzare”.
Neppure le più che accomodanti proposte del Dalai Lama in questi anni sono state accettate da Pechino che, anzi, le rigetta come un tentativo subdolo di attentare all’unità della madre patria. E pensare che il Dalai Lama è per Pechino un’assicurazione, forse l’unica, che la lotta del Tibet non degeneri in forme di violenza aperta o addirittura in terrorismo.
I diritti dei tibetani sono i diritti di tutti. Diamo un segnale forte alla Repubblica Popolare Cinese, all’arroganza di chi si ritiene ormail il padrone del mondo.
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