Ecco la relazione-choc degli ispettori di Tremonti

di PATRIZIO MANNU, da “Il Corriere del Mezzogiorno”, 17 ottobre 2010

NAPOLI — Spese effettuate in violazione della Costituzione; bond sottoscritti, le cui somme sono state utilizzate per concedere contributi: da quelli per i film, agli altri per mostre e fiere; artifizi per forzare il Patto di stabilità; società partecipate che perdono denaro da tutte le parti; la sanità… beh, non ne parliamo. La relazione ispettiva che il ragioniere generale della Stato Mario Canzio ha inviato al ministro Giulio Tremonti, a leggerla, ubriaca. Sette pagine fittissime di cifre, prescrizioni, considerazioni, profili. «Una preventiva informativa» l’hanno chiamata i segugi di Canzio, alla quale seguirà una relazione più approfondita (un «referto finale», scrivono); come a dire che quell’informativa è soltanto un antipastino. Ma già succulento. Conviene andare con ordine.

L’ispezione

Il 16 giugno scorso Canzio scrive a Tremonti dicendogli che ha disposto «una verifica presso la Regione Campania da parte dei servizi ispettivi della Ragioneria, volti a rilevare eventuali scostamenti dagli obiettivi di finanza pubblica». Il guardiano dei conti della Repubblica— detto per inciso, è salernitano — vuol vedere se le regole utili a mantenere la finanza in binario siano state rispettate dalla Regione. L’analisi si ferma al 2009, epoca Bassolino. Gli ispettori l’estate scorsa l’hanno passata a Palazzo Santa Lucia («dal 24 giugno al 25 agosto 2010», si legge), nuotando nel mare magnum di carte e documenti («informazioni» che loro stessi definiscono in alcuni casi «carenti per qualità, completezza e omogeneizzazione»). «La situazione finanziaria della Regione Campania— si verga nell’incipit— risulta, ad opinione di chi scrive, in una fase di estrema difficoltà, che trova il suo principale indicatore nella progressiva diminuzione delle disponibilità liquide di tesoreria». Così si scopre che al dicembre 2010 Palazzo Santa Lucia aveva una «disponibilità di cassa» (soldi da spendere nel borsellino) pari a 240 milioni e 100 mila euro; sei mesi dopo, erano 50 milioni 581 mila euro. «Al 31 luglio 2010 — si legge nell’informativa — e 31 agosto 2010 (dato comunicato dalla Regione successivamente alla conclusione della verifica) la disponibilità di cassa, detratte le somme riguardanti i pignoramenti e i mandati ancora da eseguire, è risultata pari, rispettivamente a 80 milioni 464 mila euro e 357 milioni 298 mila euro». Somme che scendono e salgano ma che fanno dire agli ispettori che «la progressiva caduta delle disponibilità liquide rappresenta il problema più preoccupante nel breve periodo, poiché oltre ad essere il sintomo più tangibile delle difficoltà di bilancio, rappresenta verosimilmente il versante sul quale si potrebbe manifestare una vera e propria situazione di impossibilità a far fronte ai propri (della Regione, ndr) impegni nei confronti dei fornitori e dei finanziatori». Insomma, alla fine della fiera l’indebitamento è passato dal 2004 al 2008, dai 2 miliardi 814 milioni ai 5 miliardi 342 milioni.

Il buco nero della sanità

La verifica arriva anche sui conti sanitari. Per il deficit la Regione ha sottoscritto nel 2007 — ricordiamolo — un piano di rientro con i ministeri di Economia e Sanità. «Dagli accertamenti effettuati dagli ispettori— scrive Canzio— nel corso della verifica è stato possibile rilevare dal conto consolidato di Asl e aziende ospedaliere, le perdite prodotte nel quadrienno 2006-2009 del settore sanitario della Campania: 2006, -810 milioni 490 mila euro; 2007, -917 milioni 146 mila; 2008, -889 milioni 935 mila; 2009, -853 milioni 196 mila euro. Per il momento va segnalato come, nonostante le azioni correttive previste dal piano di rientro, il settore della sanità versi tutt’ora in una situazione di difficoltà, legata ai ritardi nell’attuazione, da parte della Regione, delle prescrizioni dello stesso piano di rientro. (…) Si può sin da ora sostenere che le dimensioni del bilancio sanitario sono d’importo tale da influenzare in maniera rilevante le finanze regionali».

Le società miste regionali

Da partecipate a società precipitate. «Nell’anno 2008— si legge— le società partecipate esaminate hanno prodotto una perdita di circa 52 milioni». Per gradire, le ‘‘miste’’ del comparto del trasporto pubblico locale risultano dipendenti dai contributi della Regione per il 71,7%, le altre hanno una dipendenza del 92,9%.

La storia dei bond, che non è James

Agli ispettori è venuto in mente anche di verificare in che modo la Regione abbia utilizzato le risorse provenienti dalla sottoscrizione di bond (che non è il cinematografico James, ma obbligazioni finanziarie) per il periodo successivo al 2005. Se ne scoprono delle belle, come ha anche sottolineato ieri Sergio Rizzo il Corriere della Sera. «L’analisi a campione — si legge nell’informativa — ha evidenziato, inoltre, come le somme spese a seguito dell’emissione di bond effettuata nell’anno 2006 siano state in parte utilizzate per concedere contributi in conto interessi in favore di soggetti privati, per pagare le retribuzioni degli operatori forestali, per pagare il servizio antincendio boschivo, per finanziare iniziative turistiche, quali fiere e mostre, contributi a case di produzione cinematografiche oltre che per finanziare opere di manutenzione ordinaria». Anche i mutui contratti con Depfa Bank (2007) e Bei (2008) sono stati utilizzati non per finanziare spese di investimento, ma ancora produzioni cinematografiche, servizi vari, contributi generici a privati e perdite pregersse delle partecipate stesse. «Una violazione— dice la Ragioneria dello Stato dell’articolo 119 della Costituzione», secondo la quale le amministrazioni ‘‘possono ricorrere all’indebitamento solo per finanziare spese di investimento’’.

Il Patto di stabilità violato

Da ultimo, Canzio si sofferma sulla violazione deliberata del Patto di stabilità. «L’Ente— afferma— programma una quantità di spesa sottoposta al Patto maggiore, per competenza e ancor più per cassa, rispetto agli effettivi vincoli imposti dal Patto stesso. Da ciò deriva che la capacità di spesa autorizzata nell’esercizio finanziario è molto superiore ai vincoli del Patto stesso».

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Fonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=2683

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