De Vivo: non scavate a Bagnoli
Di Luca Marconi, da “Il Corriere del Mezzogiorno” del 28-09-2010
NAPOLI— Gli esperti della Federico II sconsigliano presso le più alte cariche dello Stato di «bucare» i Campi Flegrei in profondità, a Bagnoli, per rilevamenti geotermici.
Benedetto De Vivo, ordinario di Geochimica ambientale alla Federico II, firma una lettera al presidente della Repubblica e alla Protezione civile coi colleghi del dipartimento di Scienze della terra contro l’iniziativa annunciata per i primi di ottobre. Alla missiva, De Vivo allega pubblicazioni su incidenti «clamorosi» in Nuova Zelanda, Islanda, nella stessa area flegrea «bucata» da Agip-Enel già negli anni ’70 fino al 2007, con una relazione di Franco Barberi, presidente della Commissione grandi rischi, in occasione di un’esplosione con feriti a Fiumicino nel corso di rilevamenti in profondità. «Che sono possibili, si fanno» precisa De Vivo, «ma in zone disabitate e in questo caso sono inutili, perché sappiamo già tutto della caldera flegrea». E aggiunge: «Pure volendo i rilevamenti andrebbero fatti non ai margini ma al centro della caldera, tra Pozzuoli e la Montagna Spaccata dove c’è un’area demaniale disabitata. Perché a Bagnoli? Il sondaggio reinquinerebbe i suoli in bonifica — De Vivo è anche consulente per la Procura sull’area— espellendo fanghi dal sottosuolo ricchi di arsenico, piombo, che bisognerà portare a discariche speciali». E si tratta della porzione di Bagnoli destinata a parco urbano. Con De Vivo firmano la missiva i colleghi Rolandi, Cappelletti, Esposito, Lima, Nunziata, Mazzarella, Pennetta. Ed anche i comitati con Francesco Iannello, direttore del bollettino «Assise di Napoli e del Mezzogiorno», si allarmano per l’imminenza dell’avvio degli scavi al 10 ottobre.
Si tratta una galleria sotterranea, un’operazione da 15 milioni di dollari di partenza per spingere sonde in profondità fino alla caldera flegrea sotto il mare di Pozzuoli, allo scopo di monitorare il rischio di terremoti ed eruzioni, studiare il bradisismo e sfruttare l’energia del sottosuolo: il «Campi Flegrei Deep Drilling Project» è guidato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e coordinato da esperti dell’Osservatorio Vesuviano, partner il Consorzio Internazionale per le Perforazioni. «Un sondaggio di ricerca profondo, a Bagnoli, nel sito ex-industriale Ilva-Eternit attualmente in corso di bonifica», precisa De Vivo scrivendo a Napolitano: «Su questo argomento sono stato intervistato da Nature, Al Jazeera, Canadian Broadcasting, Daily Telegraph. Mi è stato chiesto come sia possibile che si consenta un sondaggio di questo tipo all’interno della città. Il problema del rischio segnalato dai colleghi islandesi e tedeschi (all’International Continental Drilling Project) suscita scalpore a livello internazionale. Nel nostro caso si tratta di un’area metropolitana con circa 300 mila abitanti, sulla quale è in corso una bonifica e destinata a parco pubblico». Il progetto «vede la cooperazione dell’Amra (Analisi e Monitoraggio Rischio Ambientale) Cnr e Bagnolifutura», presenza «singolare», dice De Vivo, proprio quella del «Centro di Competenza Amra che il “rischio ambientale” nella regione lo dovrebbe monitorare, non “sponsorizzare”». Mentre dal punto di vista del potenziale geotermico non ci sarebbe «nulla da scoprire nei Campi Flegrei, già si sa tutto sulla base di ben 11 sondaggi geotermici (pozzi San Vito, Mofete, Licola) spinti fino a 3.2 km di profondità negli anni ’70 da Agip-Enel: le caratteristiche dei fluidi rendevano anti-economica la costruzione di una centrale geotermica, i fluidi ipersalini notevolmente corrosivi rendevano necessario il rinnovo dell’impiantistica». Insomma per De Vivo «la ricerca non giustifica un nuovo sondaggio. Giova invece ricordare che uno dei sondaggi profondi Agip-Enel dovette essere velocemente “cementato” per fluidi supercritici che rendevano elevato il rischio di esplosione del pozzo». Ed infine i fondi per il sondaggio «devono essere reperiti in Italia» per lavorare «in un sito per il cui recupero si sono spese e si stanno spendendo ingentissime somme di denaro pubblico in modo da destinare le aree recuperate a parco e/o attività sportive e residenziali». Se poi «dal punto di vista vulcanologico un sondaggio a Bagnoli non trova giustificazione» ma «andrebbe effettuato nelle aree centrali della caldera (Pozzuoli) evidentemente— conclude De Vivo— attraverso un progetto di ricerca industriale “nobile” si devono giustificare altre opportunità che di scientifico hanno ben poco».
Fonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=2395
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