Vicenda Cordopatri, Bernardini: il consiglio di stato dà ragione alla testimone di Giustizia e torto al Sottosegretario Mantovano. Insistiamo: sulla criminalità mafiosa il Governo si contraddice

 
  • Dichiarazione di Rita Bernardini, deputata radicale, membro della Commissione Giustizia della Camera
 
Come ampiamente previsto, il Consiglio di Stato ha definitivamente annullato il provvedimento di revoca del 18 febbraio 2003 con il quale la testimone di giustizia Maria Giuseppina Cordopatri era stata privata dal Ministro dell’Interno dello speciale programma di protezione. Non più tardi di qualche mese fa, ossia molto tempo prima che intervenisse questo provvedimento del massimo organo della giustizia amministrativa, mi ero rivolta pubblicamente al Ministro Maroni, anche nelle sedi opportune tramite una dettagliata interrogazione parlamentare (n. 4-03322), chiedendogli di intervenire al più presto affinché venisse assicurata alla baronessa Cordopatri la necessaria protezione in previsione degli importanti processi nei quali la stessa sarebbe stata chiamata a deporre. Quel mio appello cadde purtroppo nel vuoto, tanto è vero che il Governo, nella persona del sottosegretario Mantovano, ha costretto una cittadina, testimone in importanti inchieste e quindi minacciata dalla mafia ed in pericolo di vita, a vivere per lunghi ed interminabili mesi in condizioni proibitive, barricata in casa e senza potersi muovere né uscire all’aperto, proprio come una reclusa. E’ sconsolante dirlo, ma il trattamento riservato alla baronessa Cordopatri, abbandonata al proprio destino e privata della scorta e di ogni forma di protezione, è in netto contrasto con i proclami del Governo contro la criminalità di stampo mafioso; criminalità che si dice di voler sconfiggere a colpi di violazioni dei diritti umani fondamentali, come nel caso dell’ulteriore indurimento del 41-bis, vera forma di tortura che getta nell’immondizia la credibilità dello Stato di diritto.

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