Staderini scrive a conferenza capigruppo: su carcere parlamento non abdichi alle sue funzioni. Subito il grande dibattito richiesto da on.Bernardini in sciopero della fame da 12 giorni

Roma, 30 novembre 2009 
 
  • Dichiarazione di Mario Staderini, Segretario di Radicali Italiani
Da settimane gli italiani leggono sui principali quotidiani notizie allarmanti che provengono dalle carceri.
Al sovraffollamento senza precedenti degli istituti di pena che impone alla comunità penitenziaria condizioni di vita e di lavoro inumane, oggetto di continue condanne da parte dell’Europa, si aggiungono i dati impressionanti sulle morti in carcere: 160 detenuti morti nel solo 2009, di cui 66 per suicidio. In non pochi casi, poi, si tratta di persone che sarebbero state assolte, visto che per le ingiuste detenzioni lo Stato italiano paga centinaia di milioni di euro come risarcimento.
Mentre il Governo non risponde alle interrogazioni e si nasconde dietro il periodico annuncio di un contraddittorio “piano carceri”, è impensabile che il Parlamento continui ad abdicare al suo ruolo di indirizzo e di vigilanza, impedendo al Paese di conoscere quali sono gli interventi e le soluzioni della politica a queste vera e propria emergenza nazionale.
Da 12 giorni la deputata Radicale Rita Bernardini, insieme ai dirigenti e militanti radicali Irene Testa (Presidente dell’Ass.ne radicale “Il detenuto ignoto”), Claudia Sterzi (Segretaria dell’Associazione Radicale Antiproibizionisti), Annarita Digiorgio (del Comitato nazionale di Radicali Italiani), Riccardo Magi e Luisa Simeone, conduce una lotta nonviolenta di digiuno dal cibo per ottenere la calendarizzazione di una mozione che, promossa dalla delegazione radicale nel gruppo del PD, è stata di già sottoscritta da 78 deputati.
Cosa aspetta la Conferenza dei Capigruppo, ai cui membri ho scritto oggi una lettera, per avviare il grande dibattito sulle carceri e calendarizzare la discussione ed il voto sull’unica mozione che prefigura un percorso ragionevole di superamento dell’emergenza?
Sarebbe da irresponsabili aspettare il prossimo suicidato per affrontare con urgenza, nella sede parlamentare, l’ultimo anello della malagiustizia italiana.

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