- Dichiarazione di Maurizio Bolognetti, Segretario di Radicali Lucani e Direzione Nazionale Radicali Italiani
La legge n°179 del 2002 istituisce il sito di Bonifica di Interesse Nazionale “Area industriale della Val Basento”.
Dovrebbe essere il primo passo per arrivare alla bonifica di un’area devastata dai veleni, invece, come nel caso di Tito, è solo l’inizio di un interminabile susseguirsi di Conferenze di Servizio tenutesi presso la sede del Ministero dell’Ambiente.
Dopo otto anni, nei verbali ministeriali che abbiamo potuto sfogliare, si parla ancora di caratterizzazioni, cioè la fase che serve a determinare l’inquinamento di un’area, e di messa in sicurezza d’emergenza(MISE).
Bonifica quasi zero, e idem dicasi per l’interesse. In compenso una marea di carte e di trasferte per qualche solerte funzionario regionale, che immagino non abbia più molta voglia di vedere gli uffici di Viale Colombo.
Vorrei provare a dare il senso della situazione in cui versa l’area della Val Basento, seguendo il filo dei verbali ministeriali delle conferenze di Servizio istruttorie e decisorie susseguitesi a partire dal 2006. Tonnellate di carta. Una piccola Treccani che racconta la storia di una bonifica mai decollata.
Un Caso Emblematico: la discarica di rifiuti pericolosi di Pisticci Scalo.
Conferenza di Servizi decisoria del 16 maggio 2006, il Ministero dell’Ambiente scrive:”Alla luce delle informazioni trasmesse sullo stato di contaminazione della falda e la relativa richiesta, già sollecitata, per l’attivazione di misure per la messa in sicurezza d’emergenza della falda medesima nell’area della discarica in oggetto, si rappresenta l’urgenza e l’improcrastinabilità dell’attivazione di tali misure per il contenimento della contaminazione. Tali misure si rivelano ancora più urgenti alla luce del fatto che risulta effettuato un travaso di rifiuti in vasche dedicate solo ai fanghi.”
Lo stesso Ministero, inoltre, avverte l’esigenza di evidenziare che, con delibera della Giunta Regionale, nel luglio del 1989 la Regione Basilicata “vietava lo smaltimento di tutti i rifiuti tossico-nocivi”, e aggiunge: “Nel settembre 2003, in discarica risultavano smaltiti rifiuti speciali e rifiuti tossico-nocivi, in quantità tale da saturare la vasca da mc 20000 adibita allo scopo.”
Come se non bastasse la bacchettata sull’assenza di interventi tesi a limitare la contaminazione, il Ministero sottolinea che non risulta attuato il “monitoraggio dell’area discarica”, previsto dalla già citata delibera G.R. del luglio 1989.
Quasi beffardo, il dott. Mascazzini scrive: “Sembra evincersi che le attività di monitoraggio della discarica in oggetto non siano ancora iniziate…..ad oggi non risulta attuato alcun intervento di messa in sicurezza d’emergenza delle acque di falda.”
Ma sì, tutto sommato chi se ne fotte dell’inquinamento della falde acquifere lucane, dall’Ofanto passando per Tito. Un po’ di veleno non può che farci bene!
Era il maggio del 2006 e, come leggiamo, il Ministero parla di misure di messa in sicurezza già richieste e non attuate, di delibere di Giunta disattese e di interventi di messa in sicurezza d’ emergenza richiesti e non attuati. Come vedremo, le richieste resteranno inevase anche negli anni successivi. La discarica, gioverà segnalarlo, sorge a 600 metri dal martoriato Basento.
Va anche sottolineato che, nel verbale in oggetto, il Ministero afferma che nel caso di ulteriori inottemperanze “saranno attivati i poteri sostitutivi per l’esecuzione degli interventi medesimi, in danno, costituendo il presente atto verbale di formale messa in mora.”
Così nel 2006. Ma adesso vediamo che sviluppi ha avuto la vicenda, di per sè già emblematica, delle attività di bonifica svolte nella Val Basento.
Conferenza di Servizi Decisoria 1 febbraio 2007, sono trascorsi 9 mesi dalla Conferenza del 16 maggio e il Ministero scrive: “Si è verificato che le aree interessate dalle vasche della discarica in oggetto erano accessibili e, in particolare, che la copertura della vasca risultava di consistenza elasto-plasica con evidente attivo pericolo di collasso in occasioni di eventi meteorici e/o carichi aggiuntivi, questi ultimi possibili data la mancanza di recinzione dell’area.”
Verrebbe da dire: “Benedetto Mascazzini, ma l’area è aperta per consentire ai turisti di fare un bel bagno nella vasca!” Anche a Tito le vasche fosfogessi, con il loro carico di fanghi industriali allo stato liquido, fino a poco tempo fa non erano nemmeno recintate.
Nello stesso verbale il Ministero aggiunge: “Non risultano in corso le richieste attività di Messa in sicurezza d’emergenza delle acque di falda così come prescritto nel verbale della Conferenza di Servizio del maggio 2006”.
“Ma come”, chiosiamo noi, “e l’emergenza e l’urgenza?” Verrebbe da ridere, se la situazione non fosse drammatica e non rispecchiasse la storia dei due siti di Bonifica della Basilicata.
Conferenza dei Servizi Decisoria 14 gennaio 2008, finalmente inizia a muoversi qualcosa sul fronte della Messa in sicurezza d’emergenza, ma ovviamente le cose non vanno per il meglio. Infatti, il Ministero scrive: “Non risulta attivato, ad oggi, l’intervento integrativo di barrieramento idraulico”. Lo stesso Ministero, poi, chiede al Consorzio di poter conoscere il destino delle acque contaminate emunte e il relativo programma di verifica dell’intervento attivato.
Conferenza dei Servizi Decisoria 3 dicembre 2008(il Colpo di scena), il solito Mascazzini scrive: “Si ribadisce la richiesta di immediato completamento ed attivazione dell’intervento di Messa in sicurezza d’emergenza delle acque di falda dell’area della discarica in questione.” Gioverà ribadire che dopo anni non si parla di bonifica, ma ancora di Messa in sicurezza d’emergenza e cioè di una soluzione tampone.
Ma proprio dal verbale del dicembre 2008 emerge una verità sconcertante. Scrive infatti il Ministero: Si prende atto a seguito dei sopralluoghi effettuati dalla Provincia di Matera e, vista la comunicazione della Regione Basilicata del 27/02/2007 che “le due vasche costituenti la discarica sono state realizzate prive dei dovuti settori dedicati allo smaltimento delle diverse categorie di rifiuti pericolosi e non, e che l’impianto è stato esercito senza impedire che detti rifiuti venissero a contatto.”
La vicenda della discarica di rifiuti pericolosi e tossico-nocivi di Pisticci scalo è emblematica di un’opera di bonifica mai effettuata e che riguarda, nel complesso, buona parte del Sito di Bonifica della val Basento. In una successiva puntata conto di potermi occupare dell’area Mythen, della cosiddetta “area diaframmata” e dell’area Tecnoparco.
Per intanto gioverà sottolineare come il Ministero descrive la situazione di alcune aree agricole del Val Basento.
Nel febbraio del 2007, il Ministero dell’Ambiente, nel prendere atto dell’emanazione da parte dei Comuni di Pisticci e Pomarico di ordinanze di interdizione dell’utilizzo dei suoli e delle acque, chiede l’attivazione di interventi di Messa in sicurezza. Lo stesso Ministero chiede all’Apat, all’Arpab e
all’ISS di esprimere un parere sulle zone intercluse tra aree riscontrate contaminate per i parametri Mercurio e PCB, poste in fregio al fiume Basento e prossime alle aree industriali nei territori dei Comuni di Salandra, Ferrandina e Pisticci.
La lettura dei verbali ministeriali inerenti al sito di Bonifica della Val Basento ci porta a dire che al momento la bonifica non c’è stata e nemmeno l’interesse.
Alla prossima.
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