Ruby, Bernardini: grave la telefonata del Premier alla Questura

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In uno Stato di Diritto, dove quel che conta è la legalità e chi esercita il potere agisce "in nome della legge", le burocrazie sono e debbono rimanere "neutrali", uno strumento puramente tecnico che deve essere utilizzato nel rigoroso rispetto delle leggi e delle procedure e mai stravolto dalle pressioni più o meno indebite di questo o quel governante di turno. Per questa ragione ho deciso di rivolgere ai Ministri dell’Interno e della Giustizia una interrogazione parlamentare a risposta scritta in cui chiedo per quali motivi, nel maggio di quest’anno, Ruby venne fermata dalla Polizia di Stato e condotta in Commissariato; se corrisponda al vero la circostanza che nel corso di quella notte la Questura di Milano ricevette una telefonata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri nella quale si diceva che la ragazza fermata era la nipote del Presidente egiziano Mubarak; quali siano stati, nello specifico, i controlli effettuati dalla polizia di Stato sulla ragazza e per quali motivi la stessa sia stata poi rilasciata d’intesa con il pubblico ministero di turno presso il tribunale dei minori; quali siano i motivi che hanno indotto le autorità procedenti ad affidare la ragazza alla consigliera ragionale del PDL Nicole Minetti; se sia mai stato aperto un procedimento penale a carico della minorenne a seguito dell’accusa di furto aggravato mossa nei suoi confronti da una privata cittadina. Ho chiesto inoltre ai ministri interrogati se con riferimento a questo episodio non intendano attivare, negli ambiti di rispettiva competenza, i propri poteri ispettivi presso la Questura di Milano e presso la Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minori di Milano e, nel caso ne sussistano i presupposti, promuovere le iniziative di competenza. Spero quindi che il Governo intenda chiarire al più presto e nelle sedi opportune tutti gli aspetti di questa delicata vicenda, anche perché sarebbe oltremodo grave ed intollerabile se nel caso di specie le autorità procedenti avessero deviato dal loro corretto operare sol perché raggiunte telefonicamente da ambienti vicini alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
 
Dichiarazione di Rita Bernardini, deputata radicale, membro della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati

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