Dichiarazione di Maurizio Bolognetti, Candidato alla Presidenza della Regione Basilicata per la Lista Bonino-Pannella e capolista nelle liste provinciali di Potenza e Matera.
Vorrei provare ad uscire per un attimo dalla contrapposizione “nucleare sì, nucleare no” per provare a spiegare perché la scelta nucleare non conviene e di certo non risolverebbe i problemi di approvvigionamento energetico dell’Italia. Il senatore Cosimo Latronico ha affermato che con il nucleare riusciremmo a coprire il 30% del nostro fabbisogno energetico. E’ assolutamente falso. Oggi il nucleare copre una quota di appena il 6% di approvvigionamento energetico in termini di energia primaria a livello mondiale. Nel luglio 2008, i parlamentari radicali si fecero promotori di un convegno intitolato “Ritorno al nucleare. Conviene? Risolve?”
Dati alla mano, da quel convegno è emerso che spendere 30 miliardi di euro per riagganciare il “treno nucleare” non conviene e non risolve, anzi è una scelta miope e antieconomica.
A spiegarne ottimamente le ragioni l’intervento di Emma Bonino, la quale numeri alla mano smentisce certe colossali bufale. Nella prefazione al libro che riporta gli atti del Convegno, la Bonino scrive: “Ci dicono che investire 30 miliardi di euro per garantirci il ritorno all’atomo sia l’unica strada per ridurre la nostra dipendenza dal petrolio. Queste affermazioni danno una percezione errata del problema. Basti pensare, infatti, al fatto che il petrolio serve in grandissima parte al settore dei trasporti. Forse il governo ha in mente una rivoluzione nel nostro sistema dei trasporti perché auto, navi e aerei che vadano a corrente elettrica ancora non ne ho visti. E se si parte dal presupposto che il Governo punta, all’orizzonte 2020-2030, di coprire con il nucleare il 25% della nostra produzione elettrica, va tenuto conto che quest’ultima rappresenta solo il 18% del nostro fabbisogno energetico complessivo. Insomma, la rivoluzione copernicana annunciataci corrisponderebbe, in definitiva, soltanto al 4,5% del consumo nazionale!”
A questo punto tocca chiedersi come abbia potuto il “copernicano” Cosimo Latronico arrivare al 30 per cento.
Vorrei segnalare al senatore Cosimo Latronico che negli ultimi 30 anni gli Stati Uniti non hanno aperto nessuna nuova centrale. Quel 4,5% di fabbisogno energetico di cui parla la Bonino possiamo coprirlo puntando sulle energie alternative, sull’efficienza energetica e sull’innovazione tecnologica nel settore dei trasporti, evitando di produrre pericolose scorie, che magari qualcuno vorrebbe regalare alla Basilicata, stoccandole presso il centro Itrec dove già abbiamo un notevole quantitativo di rifiuti nucleari.
Insomma, la vera posizione ideologica sul nucleare è proprio quella espressa dal Governo.
E a proposito del Centro Itrec di Rotondella gioverà riportare un piccolo stralcio dell’audizione del Procuratore Nicola Maria Pace, lucano nato a Filiano(PZ), audito dalla Bicamerale ecomafie il 20 gennaio 2010.
Nel rispondere ad una domanda del Presidente della Commissione, l’avvocato Gaetano Pecorella, che chiede chiarimenti sulle indagini avviate sul Centro Itrec, il dott. Pace afferma:”Mi riferisco alla giacenza per quanto riguarda l’impianto Itrec di Rotondella di 2,7 tonnellate di rifiuti radioattivi ad alta attività giacenti in strutture ingegneristiche di contenimento, che già vent’anni fa avevano mostrato i segni dell’usura ed erano già scaduti, secondo il gergo tecnico utilizzato in sede di analisi di rischio, e che, essendo stati corrosi e avendo manifestato cedimenti strutturali, avevano dato luogo ai tre rilevanti incidenti nucleari”.
Concludendo: il ritorno al nucleare non conviene, non risolve e, provocatoriamente, aggiungo che nella Basilicata dei “veleni industriali e politici” conviene ancora meno.
Suggerisco a tutti la lettura integrale dell’audizione del Procuratore Nicola Maria Pace.
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