Da anni sulla gestione del ciclo dei rifiuti in Basilicata si gioca il gioco delle tre carte. Naturalmente, nel “questa vince questa perde”, a perdere sono sempre e solo i cittadini. In quanto ai vincitori ci sarebbe da capire a chi ha giovato l’emergenza rifiuti made in Lucania. Di certo, dopo aver “sabotato” a partire dal 1997(decreto Ronchi) la raccolta differenziata, adesso la lobby degli inceneritori prende fiato e così rischiamo di saltare dalla padella delle discariche alla brace degli inceneritori. I lucani sono quelli che hanno la minor produzione di monnezza pro-capite. Un dato quest’ultimo che sta a testimoniare non l’avvio di politiche virtuose, ma piuttosto il crescente impoverimento e la drammatica situazione socio-economica regionale, ben rappresentata da tutti gli indicatori. Il mare di monnezza accumulatosi nella stazione di trasferenza di Tito diventa oggi il simbolo di un fallimento annunciato e si spera non voluto. Ancora una volta ripeto la domanda: a chi giova e a chi ha giovato l’emergenza monnezza? E visto che ci siamo verrebbe da chiedere: a che punto sono le indagini sull’inquinamento prodotto dall’inceneritore Fenice/Edf? Domanda alla quale di certo non risponderà l’ottimo Procuratore Arminio, che a settembre 2009 ebbe a definirsi “persona responsabile”. Riepilogando: il Decreto Ronchi prevedeva che entro il 2003 si raggiungesse in Italia il 35% di raccolta differenziata; il Dlgs 152/2006 poneva quali obiettivi il 50% entro il 2009 e il 60% entro il 2011. Oggi, mentre il Nord ha raggiunto una percentuale del 45,5% di raccolta differenziata(Veneto 52,9%, Trentino 56,8%, Lombardia 46,2%), il dato del sud, salvo le eccezioni che confermano la regola, è inchiodato al 14,7%, con Molise, Sicilia e Basilicata che vestono una bella maglia nera, con percentuali al di sotto del 10%, e la Campania, il cui dato è “adulterato” dalle performance salernitane. Mentre nel Veneto finisce in discarica solo il 22% dei rifiuti, Puglia e Basilicata ne smaltiscono in discarica l’80%, la Sicilia l’89% e il Molise il 90%. I numeri forse spiegano il perché del disastro campano e i problemi di monnezza, trasferenza e discariche lucani. Intanto, il buon Sigillito, che ha egregiamente svolto la sua funzione di capro espiatorio, è andato in “pensione”. I problemi in materia di monitoraggio ambientale, temo, continueranno e questo perché l’Arpab è lo specchio del potere partitocratico che ne ha lottizzato trasversalmente anche gli scantinati. A ciascuno il suo… e la monnezza a Tito. Parafrasando Alan Ford, potremmo chiudere dicendo… e l’ultimo chiuda la discarica.
Dichiarazione di Maurizio Bolognetti, Direzione Nazionale Radicali Italiani
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