Rai, Beltrandi: prosegue il ricorso sistematico a conduttori e società esterne, si mortificano i dipendenti, mentre l’azienda rischia il fallimento sotto il peso di un debito enorme

Rai viale Mazzini, statua cavallo

In questi giorni si torna a paventare il rischio di fallimento della Rai poiché il debito, superiore a 550 milioni di € sta raggiungendo il capitale sociale, pari a 600 milioni di €.

Ci si dovrebbe attendere una risposta efficace, come il miglior uso dei professionisti legati alla Rai da un contratto di lavoro subordinato e la razionalizzazione delle spese.
Invece no: la Rai continua a mandare in onda programmi prodotti da società esterne, con conduttori esterni, spendendo troppo, non ottimizzando le poche risorse disponibili e lasciando inoccupati i propri dipendenti professionisti costretti all’inattività loro malgrado.
L’azienda infatti, per contrastare la deriva, ha presentato un piano industriale nel quale conferma la volontà di continuare con questi scelte antieconomiche.
Questo comportamento è irrazionale perché, per mantenere lo status quo, invece che operare risparmi sui costi di gestione utilizzando al meglio le risorse interne, si preferisce vendere i “gioielli di famiglia”, come le storiche e prestigiose sedi sparse nelle maggiori città italiane, beni preziosi come opere d’arte e persino infrastrutture, come la vendita di 1500 torri di trasmissione.
 
Per conoscere e far conoscere la grave situazione ho indirizzato al direttore generale Masi un’interrogazione urgente per ricevere copia dei contratti stipulati con società e professionisti esterni, nonché di quelli stipulati per la vendita del patrimonio.
La trasparenza è una precondizione per garantire il rispetto dello Stato di diritto. L’una e l’altro sono tenuti in scarso conto dalla Rai, a partire dal proprio agire interno.

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