Tanto rumore per nulla.

Così si dovrebbe commentare l’approvazione da parte del CDA di ieri della circolare sul pluralismo nel talk show; questa circolare infatti non contiene praticamente nulla, a parte qualche saggia disposizione sul pubblico, e certamente non quei criteri con cui garantire concretamente il pluralismo dell’informazione che erano stati indicati come necessari dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni in una delibera dello scorso anno (su ricorso dei radicali) anche per il periodo non elettorale.

E per definire queste regole basterebbe prendere le migliori esperienze degli altri paesi in materia, paesi in cui i talk show non si fanno come in Italia senza regole, senza oscillare - come invece si fa - tra nullismo sostanziale e tentazioni censorie.

Quanto poi all’ennesimo rinvio della deliberazione dell’ultima versione del Contratto di Servizio, è semplicemente scandaloso che la Rai non riesca a fare servizio pubblico con gli oltre 1400 milioni di euro all’anno di canone; evidentemente ci sono enormi sprechi di risorse che intendo cominciare a fare emergere in Commissione di Vigilanza Rai. E a poco serve il riferimento alla contabilità separata, visto che quasi tutta la programmazione è ricondotta a servizio pubblico anche ciò che visibilmente non lo potrebbe mai essere.”