Da moked.it
Non si può davvero dire che l’incarico di Daniele Nahum come presidente dell’Ugei non si sia chiuso in bellezza. Tre anni, preceduti da un altro da consigliere, in cui l’Unione Giovani Ebrei d’Italia si è ritagliata un ruolo da protagonista nel dibattito politico italiano soprattutto nell’ambito di campagne in difesa dei diritti umani nel mondo, e che ha anche visto un aumento vertiginoso dei partecipanti a tutte le sue iniziative, politiche e culturali certo, ma anche ludiche e di socializzazione (nell’immagine, in primo piano, Nahum con l’Attestato di Civica Benemerenza, vicino a lui il presidente della Comunità Ebraica di Milano Leone Soued).
Daniele cosa hai pensato quando hai saputo che all’Ugei era stato assegnato l’Attestato di Civica Benemerenza?
È stata un’emozione grandissima. Essendo milanese, ho sempre sentito parlare degli Ambrogini d’Oro come di riconoscimenti davvero importanti, e non pensavo che l’Ugei potesse vincerne uno. Mi ha fatto molto piacere che nelle motivazioni sia stato esplicitamente sottolineato il nostro impegno per la difesa dei diritti umani. Questo riconoscimento va a tutti i consiglieri che hanno condiviso il duro lavoro che abbiamo portato avanti in questi anni. Personalmente, oltre che alla mia famiglia, vorrei dedicarlo a Marco Pannella, con cui ho iniziato a occuparmi di politica negli anni in cui sono stato iscritto al Partito Radicale, che mi ha trasmesso la sua sensibilità alla questione dei diritti umani. Lo dedico anche ad Ahamad Rafat, che è stato con noi nella campagna per la promozione della libertà in Iran, cui mi lega un rapporto personale grazie al quale ho imparato tantissimo.
Che bilancio tracci della tua presidenza Ugei, arrivato a meno di un mese dalla scadenza dell’incarico?
Sono molto soddisfatto dei risultati che abbiamo ottenuto. A mio parere, abbiamo reinterpretato il concetto del “Non dimenticare”, nel momento in cui, partendo dall’unicità della Shoah, ci siamo battuti contro altri genocidi nel mondo, come quello del Darfur. Siamo stati capaci di farci trascinatori dell’opinione pubblica, senza aspettare che qualcun altro intervenisse per accodarci. Ci siamo preoccupati di promuovere l’immagine d’Israele in Italia. Abbiamo conseguito traguardi importanti e concreti, come l’intitolazione di una via agli studenti di Teheran nella città di Salemi. Penso che l’Ambrogino d’Oro rappresenti il coronamento di questo percorso.
Le tue linee guida come presidente dell’Ugei hanno sollevato anche delle perplessità, specie nell’ultimo congresso. Molti ritengono che la tua presidenza sia stata caratterizzata da un contenuto non sufficientemente ebraico, e da un’impronta eccessivamente personalistica. Come rispondi alle critiche?
A mio modo di vedere, non c’è nulla di più ebraico che portare avanti la difesa dei diritti umani e delle istanze sociali, lo abbiamo visto in tanti momenti della storia. La nostra linea politica si è sempre mantenuta filo-israeliana, ma bisogna considerare che quando si tratta di Israele esistono istituzioni ebraiche più autorevoli della nostra che prendono posizione nel dibattito pubblico, come le varie Comunità ebraiche e l’Ucei, ragione per cui noi abbiamo ritenuto opportuno concentrarci maggiormente su questioni diverse. Per quanto riguarda la personalizzazione, ritengo che dare un’impronta forte sia stato fondamentale per trasformarci in una voce ascoltata, protagonista della vita politica e sociale del nostro paese. L’Ugei ha deciso di dotarsi della figura del Presidente anche per questo motivo, per avere qualcuno che potesse rappresentarla verso l’esterno. Detto questo, ci tengo a sottolineare che ho sempre agito su mandato del Consiglio.
Quale augurio e quali suggerimenti ti senti di dare al nuovo Consiglio Ugei, e a Giuseppe Piperno, che prenderà il tuo posto dal 1° gennaio 2010?
Ovviamente quello di portare l’Unione Giovani Ebrei d’Italia a una crescita sempre maggiore e al coinvolgimento di un numero sempre più elevato di ragazzi, proseguendo e migliorando quello che è stato fatto fino ad oggi, rimanendo sempre attenti a curare ogni dettaglio senza dare nulla per scontato, perché le sfide da affrontare a volte risultano più impegnative del previsto.
Rossella Tercatin
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