Intervento in Aula della senatrice Donatella Poretti
L’assemblea del Senato ha finalmente votato il disegno di legge del Governo che ratifica la Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia del 1987. 23 anni per l’Italia per un testo votato all’unanimita’, ma bloccato da un anno al Senato. Di seguito l’intervento in sede di discussione generale del Ddl 1908, e quello per sostenere l’ordine del giorno G3.100.
Legislatura 16º – Aula – Resoconto stenografico della seduta n. 422 del 15/09/2010
Intervento discussione generale
PORETTI (PD). Signora Presidente, intanto c’è da essere felici che finalmente oggi riprenda il dibattito sulla ratifica della Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia. Tale Convenzione risale al 13 novembre 1987. Oggi siamo nel 2010 e finalmente credo che il Senato potrà approvare il disegno di legge e rinviarlo alla Camera, ci auguriamo tutti con tempi di approvazione veloci anche da parte dell’altro ramo del Parlamento.
Credo però che sia da sottolineare quanto accaduto al Senato. Il disegno di legge del Governo risale infatti all’ottobre 2009 e l’Aula del Senato era pronta a votarlo alla vigilia di Natale dello stesso anno, grazie anche ai tempi rapidi di esame assicurati dalla Camera in prima lettura. Si sperava pertanto che altrettanto rapidi sarebbero stati i tempi di esame del Senato, ma tutto si è fermato nel periodo di Natale 2009. Ci troviamo quindi in una situazione grottesca, poiché per un anno ci siamo ritrovati bloccati per decidere se si potessero amputare o meno le code e le orecchie dei cani. Per un anno abbiamo fermato la ratifica di una Convenzione europea che risale al 1987; una Convenzione che tutti vogliamo che sia legge anche in Italia e su cui però ci siamo ritrovati bloccati.
In Italia esistono 4 milioni di animali domestici. Tale Convenzione dettava davvero dei principi importanti, con un obbligo morale per l’uomo di rispettare tutte le creature viventi, considerando i legami particolari che si creano tra gli uomini e gli animali da compagnia, in ragione del loro contributo alla qualità della vita e, dunque, del loro valore per la società. Da una parte, tale Convenzione cercava di responsabilizzare maggiormente i proprietari degli animali da compagnia, rimarcando i principi fondamentali che ci vedono tutti d’accordo, ossia il fatto che nessuno deve causare inutilmente dolore e sofferenza a un animale da compagnia, e nessuno deve abbandonare un animale da compagnia. Tutto doveva andare alla perfezione e invece siamo rimasti bloccati sulla questione del taglio delle orecchie e delle code.
Credo che un simile dettaglio debba far riflettere quando poi ci diciamo tutti amanti degli animali, mentre invece ci fermiamo su evidenti pressioni di lobby che hanno bloccato il lavoro del Parlamento, producendo al Senato delle modifiche al testo originario del disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri e dalla Camera dei deputati. Mi soffermo su tale punto perché ci ha portato a rimandare di un anno l’approvazione di una Convenzione che – e su questo siamo tutti d’accordo – è bene approvare.
La Convenzione europea, oltre a dettare quei principi sul benessere degli animali e quant’altro, arrivava all’articolo 10, dove era molto chiara. La leggiamo perché riguardava proprio gli interventi chirurgici e diceva: «1. Gli interventi chirurgici destinati a modificare l’aspetto di un animale da compagnia, o finalizzati ad altri scopi non curativi debbono essere vietati, in particolare: a) il taglio della coda; b) il taglio delle orecchie; c) la recisione delle corde vocali; d) l’asportazione delle unghie e dei denti. 2. Saranno autorizzate eccezioni a tale divieto solamente: a) se un veterinario considera un intervento non curativo necessario sia per ragioni di medicina veterinaria, sia nell’interesse di un determinato animale; b) per impedire la riproduzione. 3. a) gli interventi nel corso dei quali l’animale proverà o sarà suscettibile di provare forti dolori debbono essere effettuati solamente in anestesia e da un veterinario o sotto il suo controllo; b) gli interventi che non richiedono anestesia possono essere praticati da una persona competente in conformità con la legislazione nazionale».
E qui il punto: legislazione nazionale. Nel recepire la Convenzione, giustamente il Governo aveva inserito il divieto di quello che stava scritto nella Convenzione stessa. Poi, però, questi divieti sono saltati appunto in questo anno e in questo dibattito, che ha visto fermo il Senato nella ratifica della Convenzione. E l’Italia che cosa ha nel frattempo? Dispone di un’ordinanza che vieta questi interventi, ma si sa che un’ordinanza la si rinnova di anno in anno, a seconda del Ministero e quant’altro. La legge era altra cosa, anche perché era quello che ci chiedeva la Convenzione europea. Fra l’altro, Convenzione ratificata già da 13 Stati europei.
Voglio ricordarvi dei dati su come il mondo sta andando da un’altra parte. Noi invece siamo qui ancora a dibattere e fermi sui tagli delle orecchie e delle code. All’Expo mondiale di Amsterdam, che si è tenuta nel luglio 2002, non sono stati ammessi i dobermann con le orecchie tagliate. È stata vietata l’ammissione di cani con la coda tagliata per i soggetti nati dopo il 1° settembre 2001, indipendentemente dal Paese di residenza del proprietario. Dal giugno 2002 la Svizzera vieta l’importazione di cani con orecchie e/o code mozzate. Dal divieto sono esclusi solo i cani appartenenti ai cittadini non svizzeri. (Brusìo. Richiami del Presidente).
Capisco e ammetto che parlare dei tagli delle code e delle orecchie possa non essere così entusiasmante, però non ratifichiamo questa Convenzione da un anno per questi motivi. A questo punto parliamone! Forse fa anche bene capire perché non ne parliamo, e soprattutto per quale motivo l’Italia si attesta su queste posizioni incomprensibili e non viene spiegato il perché l’Italia non vuole regolare per legge il divieto di tali atti, come richiede la Convenzione, perché, fino ad ora, i relatori non ce l’hanno spiegato. Altra cosa potrebbe essere discutere di che tipo di reati penali, se davvero sanzionabili con il carcere o se soltanto con sanzioni pecuniarie che alla fine sono quelle che fanno anche più male; però, perché togliere completamente il divieto non è comprensibile. Il mondo va in altra direzione. In alcuni Paesi non si ammettono neanche l’importazione di cani con queste mutilazioni. In Svizzera il taglio delle orecchie è vietato dal 1981 e quello della coda dal 1997. Gli standard ufficiali delle razze cui tradizionalmente veniva effettuata l’amputazione delle orecchie e della coda nelle Nazioni di origine delle stesse sono stati da tempo modificati.
Ebbene, c’è una tendenza che sicuramente modifica il fatto che gli animali di compagnia, per motivi estetici, debbono essere mutilati e amputati delle loro parti, di code e di orecchie semplicemente appunto perché alcuni cani hanno l’atteggiamento più aggressivo. Basti vedere la differenza tra un cane corso, un pitbull o un dobermann con le orecchie naturali e con le orecchie tagliate: cambia completamente l’espressione del volto di questo cane e viene fatto semplicemente perché quel cane deve fare paura e deve soddisfare le esigenze del proprietario. Ma non ci sono motivazioni veterinarie, sanitarie e quant’altro.
Credo intanto che oggi debba finire questo teatrino vergognoso, attraverso la ratifica di questa Convenzione e credo anche che in qualche modo il Governo debba assumere l’impegno di cercare di dare almeno seguito a quell’ordinanza, in vigore dal 3 marzo 2009, che vieta gli interventi chirurgici, destinati a modificare la morfologia di un cane, non finalizzati a scopi curativi e di fare un monitoraggio su come viene dato seguito a tale ordinanza cercando nel contempo di capire quali interventi vengono effettuati oggi in Italia.
Abbiamo presentato alcuni emendamenti sottoscritti come prima firmataria dalla senatrice Amati e poi da me e dal senatore Perduca. Inoltre, abbiamo presentato un ordine del giorno che chiede perlomeno di effettuare il monitoraggio del suddetto divieto nell’ottica di quanto richiesto nella Convenzione europea.
**************
Intervento per dichiarazione di voto sull’odg G3.100
PORETTI (PD). Signora Presidente, l’ordine del giorno in esame si limita semplicemente a dare atto di quanto scritto nella Convenzione europea del 13 novembre 1987, già ratificata da 13 Stati europei. Essa prevede, all’articolo 10, che gli interventi chirurgici destinati a modificare l’aspetto di un animale da compagnia o finalizzati ad altri scopi non curativi, debbono essere vietati. In particolare l’ordine del giorno – sempre richiamando il contenuto della Convenzione – fa espressamente riferimento al taglio della coda e delle orecchie, alla recisione delle corde vocali e all’asportazione delle unghie e dei denti.
Non mi dilungo ripetendo cosa succede negli altri Paesi, ma – come è scritto anche nell’ordine del giorno – il Consiglio dei ministri ha approvato il 2 ottobre 2009 il disegno di legge di ratifica della Convenzione europea al quale avevano collaborato il Ministero del lavoro, salute e politiche sociali ed il Ministero degli affari esteri. Con questo atto normativo, oltre a ratificare la Convenzione, si introducevano quelle importanti modifiche del codice penale che abbiamo invece poco fa espunto con il nostro voto, respingendo gli emendamenti presentati al provvedimento in esame. In particolare, il taglio della coda, delle orecchie e altre mutilazioni, non motivate da esigenze terapeutiche, divenivano reati penali attraverso le modifiche dell’articolo 544-ter del codice penale.
Richiamo qui il succo della questione. Attualmente queste mutilazioni sono regolate dall’ordinanza 3 marzo 2009 – quindi di questo Governo – che vieta gli interventi chirurgici destinati a modificare la morfologia di un cane o non finalizzati a scopi curativi.
Con l’ordine del giorno G3.100 avevo chiesto un impegno del Governo a prevedere un sistema di monitoraggio dell’applicazione di tale divieto, voluto da questo Governo, avvalendosi della collaborazione dei servizi veterinari delle Regioni, delle ASL, dell’ordine dei medici veterinari, del Comitato bioetico per la veterinaria, per ottenere dati, anche numerici, sugli interventi chirurgici destinati a modificare la morfologia di un cane che vengono fatti e con quali scopi, curativi e non.
Esiste, insomma, un’ordinanza: si chiedeva al Governo di impegnarsi a monitorare l’ordinanza. Visto che le ordinanze decadono, visto che non avete voluto tradurla in legge, non capisco davvero cosa osti a fare un monitoraggio di un’ordinanza. Volete scrivere in modo diverso l’impegno al Governo? Volete accogliere l’ordine del giorno solo come raccomandazione? Va bene, ma davvero non capisco le ragioni del voto contrario alla richiesta di monitoraggio di una vostra ordinanza. Chiedo pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell’ordine del giorno
G3.100.
© 2010 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati