"Nucleare Connection": Interrogazione di Elisabetta Zamparutti

Nucleare, impianti nucleari

Dichiarazione di Maurizio Bolognetti, Direzione Nazionale Radicali Italiani e Consigliere Asso. Coscioni

E’ il 28 agosto 2010 e nella piazza principale di Policoro viene presentato il libro “Terre Profanate” del giornalista dell’Economist David Lane. All’incontro partecipa anche l’ex procuratore capo di Potenza Giuseppe Galante. Quando Galante inizia a parlare dell’Itrec, un silenzio tombale avvolge la piazza. Galante racconta che lì, nella Trisaia, i suoi consulenti avevano trovato tracce di plutonio. Intervistato il 28 agosto da Radio Radicale, l’ex procuratore dichiara: “Nel centro Itrec sono state svolte operazioni non ammissibili e soprattutto in contrasto con quella che era la ricerca originaria. Ad un certo punto, quando scoprimmo la presenza di tracce di Plutonio, trovai disco rosso. Mi fecero capire che non si poteva andare avanti.” Partendo dalle dichiarazioni del dottor Galante e dall’articolo pubblicato il 31 agosto sulle pagine della Gazzetta del Mezzogiorno a firma Filippo Mele, la deputata Elisabetta Zamparutti ha presentato un’interrogazione indirizzata al Presidente del Consiglio e ai ministri dell’ambiente e della salute. Tra le domande rivolte agli interpellati la richiesta di conoscere da chi fu imposto il segreto di Stato “che impedì al procuratore Galante di continuare le indagini.” Nella terra dei misteri e dei sottotetti inesplorati, forse un giorno riusciremo a sapere cosa è davvero accaduto nel centro Itrec, dove tutt’ora dormono le 64 barre di uranio del reattore di Elk River. Intanto, leggendo l’informativa inviata il 19 marzo del 2009 al dottor Basentini, viene da chiedersi perché l’inchiesta sulla Trisaia di Rotondella sia stata archiviata.
L’Informativa inviata alla DDA di Potenza
Il Procedimento 1180/99 DDA
Negli atti dell’inchiesta che Galante definisce “nucleare-connection”, l’inchiesta dei “dischi rossi”, troviamo notizie piuttosto inquietanti. E’ il caso di un’informativa datata 19 marzo 2009, indirizzata al sostituto procuratore della DDA di Potenza Francesco Basentini. A pagina 27 dell’informativa in oggetto si parla del registro “merci in lavorazione”, relativo alle barre di uranio naturale lavorate dalla Combustibili Nucleari dal 1969 al 1987 per la centrale Enel di Latina. Scrivono gli inquirenti: “Si può riscontrare che la tenuta del medesimo registro da parte della Combustibili Nucleari, non risulta essere di facile comprensione. Gli stessi consulenti nulla hanno riferito sulla regolare tenuta, limitandosi a riferire sul periodo di svolgimento delle attività di assemblaggio delle barre di uranio naturale metallico(1969-1987). Dall’Esame del documento si rileva una coincidenza numerica tra le quantità assunte in carico e quelle riportate nello scarico. Ciò nonostante, dal 1969 al 1977 i materiali vengono identificati esclusivamente attraverso un conteggio numerico. Solo dal 1979 in poi è possibile comprendere il peso e quasi sempre il luogo di destinazione delle materie lavorate(in data 6 -8 marzo 1979 non è stato indicato il luogo di destinazione di 850 barre di Uranio.) A partire dallo stesso anno la Combustibili Nucleari riporta sul registro che le lavorazioni erano destinate sia all’Enel, sia alla BNFL(British Nuclear Fuel Limited), fornitore degli elementi di minerale. Per tali incomprensioni, ritenendo utile eseguire un raffronto tra le spedizioni della Combustili Nucleari e gli arrivi alla Centrale Elettronucleare di latina è stata richiesta e ottenuta l’autorizzazione ad acquisire la documentazione di cui al punto c. dalla comparazione tra i registri è emerso che il peso medio di una barra di uranio naturale metallico è di circa 11,40 kg. Nel 1972, invece, le barre di uranio naturale metallico, assemblate e spedite dalla Combustibili Nucleare alla centrale di Latina, assumono un peso diverso da quello sopra evidenziato. Gli 850 elementi di combustibile di cui sopra, registrati in uscita dalla Combustibili Nucleare in data 6 e 8 marzo 1979 per una destinazione ignota, sono stati riportati nell’inventario mensile di marzo 1979 della Centrale di latina con relativa nota della C.N. In data 12/06/1980 viene emessa dalla C.N. una nota di spedizione di 440 + 439 elementi di combustibili che la stessa C.N. registra in uscita, rispettivamente, in data 12 e 14 giugno 1980. La Centrale di Latina, nel rapporto mensile sulle variazioni di inventario, acquisisce il materiale in due diverse date(12 e 14 giugno), registrandolo così come la C.N. lo aveva scaricato, sebbene appartenesse ad un’unica nota di spedizione. Inoltre, il materiale scaricato dalla C.N. in data 14/0680 veniva inventariato a Latina il medesimo giorno e non già quello successivo, contrariamente a tutto gli altri rapporti di inventario. Tutto quanto sopra, inequivocabilmente, denota una gestione delle materie nucleari alquanto superficiale, rimane, infatti, il dubbio su cosa sia successo effettivamente il 1° marzo 1972. A tal proposito appare doveroso evidenziare che la consulenza del 2002, sopra richiamata, si è occupata di analizzare le caratteristiche dei combustibili dei reattori funzionanti con il ciclo U-Th e parzialmente quello U-Ph. Il tutto per riferire sulla possibilità di produzione di uranio e plutonio nei cicli anzidetti. Per le incongruenze sopra riportate, sarebbe opportuno comprendere se dalle barre di uranio naturale metallico lavorato dalla Combustibili Nucleari, attraverso l’arricchimento neutronico, sarebbe possibile ricavare materiale strategico di rilevante valenza.”
 
INTERROGAZIONE DI ELISABETTA ZAMPARUTTI
 
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Ministro dell’Ambiente
Al Ministro della Giustizia
 
 
Premesso che:
 
in un articolo pubblicato sulla Gazzetta del Mezzogiorno di martedì 31 agosto 2010, emergono le dichiarazioni rilasciate dall’ex procuratore capo della Direzione distrettuale antimafia della Basilicata, Giuseppe Galante, sulla maxi-inchiesta nota come Nucleare Connection, relativa ad un presunto traffico di materiale atomico proveniente dall’Italia e diretto nell’Iraq di Saddam Hussein: «All’Itrec della Trisaia di Rotondella i miei consulenti trovarono plutonio. Ma non potei proseguire nelle indagini poiché fu un disco rosso che me lo impedì»;
 
l’ex magistrato, rispondendo ad una domanda dell’ambientalista Domenico Lence, postagli nel corso della presentazione del libro “Terre profanate. Viaggio nel cuore della mafia” di David Lane, corrispondente dall’Italia dell’Economist, ha parlato dell’indagine ereditata nel 1999 dall’ex procuratore capo del Tribunale di Matera, Nicola Maria Pace, che l’aveva aperta nel 1994;
 
«Posso ora parlare di Nucleare Connection – ha spiegato Galante – dato che sono un libero cittadino e poiché l’inchiesta non è più coperta dal segreto istruttorio, in quanto archiviata. Affermo, allora, che i miei consulenti trovarono tracce di plutonio nel sito atomico Itrec. Plutonio che non doveva esserci perché il ciclo studiato a Rotondella era quello uranio –torio»;
 
al contrario, i vertici dell’Enea, l’ente statale gestore dell’impianto, avevano sempre negato la presenza del materiale radioattivo necessario per fabbricare la bomba atomica;
 
l’ex magistrato ha proposto la sua versione sulla presenza di plutonio: «Si è trattato di rimanenze di uranio arricchito che è passato dalla Basilicata e poi è andato verso altri lidi o, ipotesi meno probabile, è stato cambiato il ciclo delle lavorazioni condotte in Trisaia»;
 
si tratta di ipotesi di cui i Governi dell’epoca e i servizi segreti non potevano non essere a conoscenza, tuttavia sono state celate alla magistratura. L’ex procuratore antimafia aggiunge: «Sicuro. La materia è alla diretta disposizione della Presidenza del Consiglio. Ed i servizi segreti sono ovunque: sia quelli ‘regolari’ sia quelli deviati»;
 
l’inchiesta esplose il 6 ottobre 2007 quando la Gazzetta del Mezzogiorno pubblicò: «Traffici di plutonio dalla Basilicata. Avvisi di garanzia per ex dirigenti Enea e presunti esponenti della ‘ndrangheta calabrese. L’accusa: produzione clandestina di materiale radioattivo destinato a Paesi come Iraq o Somalia». Base di quanto ipotizzato dal pubblico ministero Francesco Basentini, che aveva ereditato a sua volta l’inchiesta dal procuratore capo dell’antimafia Giuseppe Galante e dal suo sostituto Felicia Genovese, era la struttura di ricerca atomica Itrec dell’Enea di Rotondella. Due anni prima, un pentito di ‘ndrangheta, Francesco Fonti, aveva raccontato, in un memoriale pubblicato da L’Espresso, che fusti contenenti materiale e scorie radioattive erano stati sepolti a Ferrandina, a Costa della Cretagna, ma le ricerche conseguenti non diedero alcun risultato. Altri contenitori sarebbero stati trasportati e seppelliti in Somalia o affondati nel Tirreno e nello Jonio o addirittura trasferiti nell’Iraq di Saddam Hussein. Il fascicolo rimase nelle mani del sostituto procuratore Basentini per circa due anni. Dei fusti interrati, cercati soprattutto in agro di Pisticci, nessuna traccia. Nell’ottobre 2009, dopo 16 anni, Nucleare Connection fu archiviata dalla magistratura ordinaria.
Si chiede di sapere:
 
di quali informazioni disponga il disponga il Governo, in particolare in merito alle dichiarazioni dell’Enea, che avrebbe sempre negato la presenza del materiale radioattivo, e in merito alla destinazione dello stesso;
 
per quali ragioni l’inchiesta sia stata archiviata nell’ottobre 2009;
 
per quali ragioni e da parte di chi fu imposto il segreto di Stato che impedì all’ex procuratore Galante di proseguire le indagini;
 
quali iniziative si intendono intraprendere, ciascuno per le proprie competenze, in merito ai fatti riportati in premessa a tutela della salute e dell'ambiente e di un corretto funzionamento della magistratura.
 

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