Morte di Maurizio Balocchi, Mellano: il suo nome sempre legaal tradimento del referendum contro il finanziamento pubblico dei partiti.

E’ morto oggi Maurizio Balocchi, tra i fondatori della Lega Nord Liguria, deputato, sottosegretario e per anni tesoriere della Lega.

 

Bruno Mellano, Presidente di Radicali Italiani e capolista della Lista Bonino-Pannella in Piemonte, ha dichiarato:

 

Intendo esprimere pubblicamente le condoglianze per la morte dell’onorevole Balocchi ai colleghi della Lega Nord ed al loro Capogruppo alla Camera Roberto Cota.

Purtroppo, però, il nome di Maurizio Balocchi sarà ricordato negli annali della politica partitocratica italiana – al di là delle altre iniziative ed attività intraprese nella sua lunga militanza leghista - per il ruolo che ebbe a svolgere come “coordinatore dei tesorieri dei partiti“ nel definitivo affossamento del referendum contro il finanziamento pubblico.

Balocchi, infatti, fu protagonista dell’approvazione prima (“Questa legge ci avvicina all’Europa”) e poi dello svuotamento e travisamento della legge n.157 del 3 giugno 1999 che – reintroducendo surrettiziamente un finanziamento pubblico attraverso lo strumento dei rimborsi elettorali – stabiliva almeno che i partiti avrebbero dovuto restituire in 5 anni, nella misura del 20% annuo del totale, le somme “eventualmente ricevute in eccesso”. I tesorieri dei partiti presenti in Parlamento misero in atto una vera e propria lobby che portò al completo travisamento della norma e poi alla sua modifica. Non solo la restituzione delle somme eccedenti fu svuotata dalla scelta di non varare mai il decreto di conguaglio, ma due mesi dopo, col voto favorevole di una maggioranza larghissima e il plauso della Lega passò il ritocco quantitativo del rimborso ad 1 euro per elettore di Camera e Senato. E passarono anche rimborsi analoghi per le Europee e le Regionali, più un forfait, volta per volta, per le elezioni amministrative. Una grandinata di soldi mai vista prima. Che avrebbe portato nel 2001 le forze politiche ad incassare in rimborsi oltre 165 miliardi di lire, pari a 92.814.915 euro. La somma all’epoca sembrava enorme, ma il bello doveva ancora venire. Ed infatti, nel 2002, a maggioranza parlamentare ribaltata, si inventarono un vero e proprio colpo di mano. Una nuova leggina, la .n.176 del 29 luglio 2002, firmata praticamente da un rappresentante di ciascun partito (Deodato, Ballaman, Giovanni Bianchi, Biondi, Buontempo, Colucci, Alberta De Simone, Luciano Dussin, Fiori, Mancini, Mastella, Mazzocchi, Mussi, Pistone, Rotondi, Tarditi, Trupia, Valpiana) disponeva tre cose incredibili, superiori ad ogni immaginazione e contrarie ad ogni logica giuridica o amministrativa:
1) il rimborso finora previsto in circa 50 milioni di euro (sia per Camera che per Senato) per complessivi 5 anni di legislatura, sarebbe stato corrisposto nella stessa misura, anziché per tutto il quinquennio, per ogni singolo anno di legislatura. Praticamente il rimborso veniva quintuplicato. Ciò avveniva con alcune impercettibili modifiche del testo della legge precedente.
2) la leggina era retroattiva: veniva a beneficiare i partiti che avevano già richiesto e ottenuto nelle vecchie misure i rimborsi elettorali per le elezioni del 2001. Capita così che i parlamentari ridistribuiscono i soldi per il 2001: 126.089 621 euro in più di quelli stanziati per il 2002.
3) la leggina stabiliva altresì che anche il calcolo dei rimborsi per il Senato andava fatto sulla base degli elettori della Camera. I quali sono, senza calcolare gli italiani all’estero, 47.160.244. Contro i 43.062.020 degli aventi diritto a votare per palazzo Madama: 4.098.224 in meno. Risultato: con questo trucchetto i partiti si sono accaparrati solo per un anno 20.491.120 euro in più
 

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