Lingua biforcuta e “bilinguismo”, a Riotta scrive il Segretario dell’ERA Giorgio Pagano.

Gianni Riotta
“La menzogna per cui si afferma che il nero è uguale al bianco ha guadagnato rango di verità diffusa e mai discussa. Mi riferisco al fatto che il termine ‘lingua straniera’ sia divenuto sinonimo di ‘lingua inglese’ e ‘bilinguismo’ di ‘italo-inglese’ (o ‘anglo-italiano’)”. Così l’incipit della lettera che il Segretario dell’Associazione Radicale Esperanto, Giorgio Pagano, ha inviato al
direttore del Sole 24 Ore Gianni Riotta, in merito all'articolo "La lingua straniera traina le iscrizioni" pubblicato ieri e nel quale i termini, come avviene su gran parte degli organi d’informazione e perfino in alcune circolari ministeriali, erano utilizzati come
sinonimi.
“E’ chiaro che a questo punto la preoccupazione per l’identità della lingua italiana, al di là del leitmotiv fine a se stesso che ogni tanto riaffiora per bocca di politici, linguisti o intellettuali, a
seconda del significato di comodo che s’intende dare a questa preoccupazione, si sta trasformando in uno sguardo da Tiresia, cieco e spettatore, su un patrimonio nazionale completamente asservito alla lingua arbitrariamente dominante di un’Europa che, anziché guardare al multilinguismo come previsto peraltro dai Trattati, impone il dominio di un idioma che appartiene a una nazione autoesclusasi dall’area Euro o, peggio, un trilinguismo senza giustificazioni, come hanno dimostrato la vicenda dei Brevetti UE e la sentenza della Corte del Lussemburgo sui bandi comunitari”, prosegue la lettera. Pagano ha poi ricordato i vantaggi economici che i Paesi anglofoni hanno grazie alla supremazia linguistica: la Gran Bretagna risparmia fino a 18 milioni
di euro l’anno, mentre i Paesi non anglofoni spendono 350 miliardi di euro annui per la loro anglificazione.
“Proprio in questi giorni di scontri alle manifestazioni studentesche, c’è da riflettere sulle possibilità che hanno i nostri studenti nell’Europa federale rispetto ai loro coetanei anglofoni”. Giorgio Pagano ha concluso la lettera su questo tema, sottolineando come l’assenza di democrazia linguistica tolga speranze e futuro ai giovani.

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