Dichiarazione di Alessandro Gerardi, membro del Comitato Radicale per la Giustizia Piero Calamandrei
Alla luce dei numerosi procedimenti penali pendenti, il Presidente del Tribunale di Sulmona ha emesso un provvedimento interno disponendo in sostanza la “rottamazione” dei processi di cui si intravede l’estinzione a due anni dalla data fissata dall’ultima udienza, così di fatto autorizzandone la chiamata al 2011 per dichiararne la prescrizione.
La circolare fotografa una drammatica situazione, ovvero il notevole arretrato che affligge il nostro sistema giudiziario in campo penale con ben 5 milioni e mezzo di procedimenti pendenti, ma è illegittima in quanto va ben oltre i poteri del capo di un ufficio giudiziario. Non è tollerabile, infatti, che il giudice possa sottrarre all’inderogabilità del giudizio, al di fuori delle regole fissate dal legislatore, fatti in ordine ai quali la pubblica accusa abbia esercitato l’azione penale: attraverso simili decisioni il giudice viene infatti ad assumere un n inammissibile ruolo politico tra fatti tutti egualmente ritenuti meritevoli di sanzione penale, arbitrariamente privilegiandone alcuni a discapito di altri.
Sulla vicenda i deputati radicali, prima firmataria Rita Bernardini, hanno presentato una interrogazione parlamentare al Ministro della Giustiza Alfano, chiedendo quali provvedimenti il Governo intenda adottare per evitare che la direttiva comporti una illegittima “rottamazione” di tutti i processi relativi a reati il cui termine massimo di prescrizione maturi entro due anni. Mettere su un binario morto – con un rinvio sino al 2011 – i processi non prioritari, significa infatti sancire una sorta di amnistia occulta, provvedimento di cui noi radicali riconosciamo da tempo l’assoluta necessità e urgenza, ma che spetta al Parlamento approvare e non certo alla magistratura introdurre, anche se in modo più o meno surrettizio. Provvedimenti di questo tipo non possono far altro che alimentare i circa duecentomila processi che già oggi si estinguono ogni anno a causa dell’eccessivo decorso del tempo, rendendo di fatto evidente come la nostra classe politica preferisca optare in modo ipocrita ed irresponsabile per questa forma anonima e banale di amnistia chiamata prescrizione piuttosto che adottare una linea chiara e ufficiale in materia di politica giudiziaria stabilendo una volta per tutte quali reati amnistiare e quali no. A questa amnistia clandestina sempre più imperante, strisciante, periodica, di massa e di classe, è giunto quindi il momento di contrapporre una sanatoria ufficiale, eccezionale, fondata sul diritto e finalizzata ad una grande Riforma della Giustizia, così da consentire finalmente ai Tribunali di lavorare, celermente ed efficacemente, nella fase di merito e per i reati più gravi.
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