Draghi. Massari. Il Governatore dice la verità, ma omette qualcosa

 

Un coro quasi unanime ha salutato il discorso del Governatore di Bankitalia.
Molte delle proposte ascoltate fanno parte del dna della politica economica radicale, e l’adesione è convinta, ma Draghi a fornito una soluzione ottimale a “quasi” tutti i problemi.
 
Fondazioni. Il Governatore non vuole tornare al periodo in cui la politica “nominava gli amministratori delle banche e suggeriva anche i clienti privilegiati”. Giusto, ma difendere l’assetto attuale delle fondazioni, ignorando le critiche sul loro assetto, risulta una falsificazione della realtà. Quando, negli anni 90, si privatizzarono le Banche, si voleva che le fondazioni fossero enti autoreferenziali?  Probabilmente si, e quella scelta fu suggerita da un suo illustre precedessore, Ciampi. Insomma le Fondazioni esercitano ingerenze nelle questioni creditizie, e spesso ricevono critiche per le modalità con cui sono scelti presidenti, troppo spesso nominati per meriti politici e senza alcuna competenza specifica. Ma il Governatore assicura che l’autonomia delle Fondazioni tuteleranno gli investitori dal rischio di una cattiva scelta del menagement. Si chiede un atto di fede dopo aver correttamente invocato come metodo per uscire dalla crisi,  partecipazione, valutazione, controllo, trasparenza.
 
Evasione e corruzione: “Macelleria sociale è una espressione rozza ma efficace e io credo che gli evasori fiscali siano tra i responsabili”. Il governatore però si limita a citare i dati della sola evasione iva, in sintonia col professor Forte che di ciò ha parlato nei giorni precedenti. Un passo per volta è bene, ma dopo il prima viene il secondo. E’ l’evasione nel complesso che non è più tollerabile. I dati ufficiali 2009 parlano di imposizione
pari al 43,2%, ma numerose stime la innalzano, per chi paga effettivamente, di almeno 10 punti percentuali. Si poteva desumere, ma non si è ascoltato chiaramente. Peccato.  Stesso discorso per la corruzione. L’Italia è al 68° posto,nell’indice di propensione alla corruzione pubblicato da Trasparency. Appena meglio, di un posto, dell’Arabia Saudita e meno virtuosa di Turchia a Cuba, rispettivamente al 77° e 76° posto. Basta indicare la sola criminalità concentrata al sud per produrre questo scempio? Insomma, la corruzione è concentrate solo al sud? Difficile da credere. Noi radicali parliamo di Peste italiana, non meridionale.
 
Sul resto, dal rientro del debito, alla riforma pensionistica, dalla riduzione della pressione fiscale per il rilancio della crescita economica, dalla razionalizzazione delle risorse all’uso dei costi standard, dalla predisposizione di vincoli e disincentivi per la sanità, dal vincolo di bilancio proposto esplicitamente in pareggio, se non in attivo, dalla pubblicità dei dati, alla loro comparabilità, dalla debolezza di giovani e donna nel mercato del lavoro, alla necessità di regole chiare, transnazionali e condivise, unico metodo per uscire dalla crisi, concordiamo, perché la crisi è nata a causa di un deficit di regole e controlli sulla loro applicazione.
 
Ma c’è un ultimo ma.
 
Riforme strutturali: sono necessarie oggi, non si possono trattare temi nel discorso  tanto importanti, e limitarsi contribuire l’organizzazione di studi. Ce ne sono a Iosa. Draghi ne conosce l’urgenza perché “La crisi le rende più urgenti: la caduta del prodotto accresce l’onere per il finanziamento dell’amministrazione pubblica; i costi dell’evasione fiscale e della corruzione divengono ancora più insopportabili; la stagnazione distrugge capitale umano, soprattutto tra i giovani.”. Se questo è singolare sostenere che nelle nuove condizioni di mercato “era inevitabile agire
In questo modo si ottiene il plauso di tutti  ma non si risolve tutto.

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