Democrazia linguistica e precariato: CGIL e radicali scrivono a Napolitano

Esperanto

Nel Decreto ministeriale che regolamenta la selezione del corpo docente - in questo momento al vaglio della Corte dei Conti - si obbliga qualsiasi insegnante, persino di educazione fisica, ad avere una certificazione di livello B2 di lingua inglese ovvero il First Certificate dell’Università di Cambridge, difficile da raggiungere anche per studenti e lavoratori inglesi. Oltretutto, non essendo previsti corsi di formazione gratuiti, si presume che chi voglia accedere alla professione debba pagare di tasca propria costosi corsi privati, inserendo un criterio interessante nella selezione del corpo docente: la differenza di censo, per cui chi ha meno bisogno di lavorare avrà maggiori possibilità di farlo, come il cliente bancario di Benigni che, per ottenere un mutuo, deve dimostrare di non averne bisogno.

Un principio che viola espressamente gli articoli 3, 4 e 36 della nostra Costituzione, in nome del solito esasperato servilismo linguistico che l’allora Commissario europeo all’Istruzione e al Multilinguismo, Jan Fidel, aveva già criticato nel 2005 e che contraddice i Trattati europei ed il multilinguismo.
Ciò che è più grave è l’aumento del precariato che conseguirà da questo decreto assurdo, che crea un ostacolo inutile a chi ne ha già abbastanza e, a sentire certi esponenti del governo, scenderebbe in piazza in preda a manie omicide e non per protestare contro chi sembra voler combattere anziché incentivare l’occupazione e il futuro dei giovani.
Insomma, l’attacco alla democrazia linguistica è sempre più violento e, per questo, insieme al Segretario Generale della Federazione Lavoratori della Conoscenza della CGIL abbiamo ritenuto necessario rivolgerci al Presidente della Repubblica in quanto, come scriviamo nella lettera, «garante dell’unità e degli interessi economici e politici della nazione italiana, affinché non sia consentita una tale svalutazione a danno del primo, più antico e più radicato dei simboli e degli strumenti del nostro patrimonio unitario: la lingua italiana. Anche in considerazione degli sforzi enormi che sono stati necessari lungo più di un secolo per renderla la lingua di tutti gli italiani e le italiane».
Dichiarazione di Giorgio Pagano, Segretario dell’associazione radicale “Esperanto”

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